@ Gianni
Quando immaginiamo l’amore di Berenger e Daisy dopo la malattia e la devastazione, le emozioni che ci regalano sono autentiche, forti, reali, anche se la storia è solo immaginata. Allora comincio a pensare che veramente la fantasia ha la stessa forza della realtà, anzi di più. Entrare nei personaggi ci fa toccare con mano le loro fragilità, che sono le nostre, e ci pone nella condizione di “sentire” cose che altrimenti non conosceremmo mai..
Quando io parlo a Daisy, quando sono Berenger, sento veramente cose che nella realtà della mia vita non sono mai riuscito a provare, anzi, che mi sono negato di provare, per paura e difesa, difficoltà e inconsapevolezza. Cose che estasiano e sconvolgono allo stesso tempo, mi svuotano e mi riempiono, mi agitano e mi “liberano”, mi annientano e mi ricaricano, in quel mix di raziocinio ed emotività che alberga in ognuno di noi a dosi diverse. Ed ogni volta torno a cercare un nuovo equilibrio, a vivere un quotidiano filtrato da ciò che ho vissuto attraverso i personaggi in cui sono entrato. A volte è più facile, a volte è veramente faticoso, quasi drammatico.
Ma se ognuno di noi prova le sue emozioni attraverso il personaggio, se Berenger o Daisy sono ogni volta diversi perché carichi del vissuto dell’attore che li impersona, le coscienze, le menti, i cuori, i sogni, sono infiniti. Berenger e Daisy sono sempre uguali e sempre diversi, possono morire e rinascere ad ogni cambio di attore, lasciando addirittura al pubblico di vederli con occhi diversi a seconda del proprio stato d’animo e dell’attore stesso.
E questo ci deve far comprendere che solo i rinoceronti possono cancellare l’autonomia dell’essere umano. Il pensiero che lo contraddistingue, tra le difficoltà quotidiane, è la più grande ricchezza che abbiamo. E i sogni, che travisano e adattano la realtà a nostro piacimento, distruggendo a volte, per poi ricostruire più solido e grande un pensiero nuovo, una nuova carica emotiva, sono la molla che differenzia l’essere umano dagli altri animali, in uno straordinario amalgama di ragione e cuore, forza e fragilità.
Questo credo sia la nostra grande forza; basta non lottare con noi stessi, gli unici artefici del nostro malessere.
Quando io parlo a Daisy, quando sono Berenger, sento veramente cose che nella realtà della mia vita non sono mai riuscito a provare, anzi, che mi sono negato di provare, per paura e difesa, difficoltà e inconsapevolezza. Cose che estasiano e sconvolgono allo stesso tempo, mi svuotano e mi riempiono, mi agitano e mi “liberano”, mi annientano e mi ricaricano, in quel mix di raziocinio ed emotività che alberga in ognuno di noi a dosi diverse. Ed ogni volta torno a cercare un nuovo equilibrio, a vivere un quotidiano filtrato da ciò che ho vissuto attraverso i personaggi in cui sono entrato. A volte è più facile, a volte è veramente faticoso, quasi drammatico.
Ma se ognuno di noi prova le sue emozioni attraverso il personaggio, se Berenger o Daisy sono ogni volta diversi perché carichi del vissuto dell’attore che li impersona, le coscienze, le menti, i cuori, i sogni, sono infiniti. Berenger e Daisy sono sempre uguali e sempre diversi, possono morire e rinascere ad ogni cambio di attore, lasciando addirittura al pubblico di vederli con occhi diversi a seconda del proprio stato d’animo e dell’attore stesso.
E questo ci deve far comprendere che solo i rinoceronti possono cancellare l’autonomia dell’essere umano. Il pensiero che lo contraddistingue, tra le difficoltà quotidiane, è la più grande ricchezza che abbiamo. E i sogni, che travisano e adattano la realtà a nostro piacimento, distruggendo a volte, per poi ricostruire più solido e grande un pensiero nuovo, una nuova carica emotiva, sono la molla che differenzia l’essere umano dagli altri animali, in uno straordinario amalgama di ragione e cuore, forza e fragilità.
Questo credo sia la nostra grande forza; basta non lottare con noi stessi, gli unici artefici del nostro malessere.
Foto: Drammaterapia, Il Rinoceronte, Berenger, CDIOT, Laboratorio su Il Rinoceronte, settembre 2009
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