@ Gianni
Il perché delle cose..
Venerdì 16 ottobre, ore 21.00, incontro congiunto tra il gruppo dell’Atelier di Drammaterapia e il CDIOT. Serata fredda, calore nel gruppo, curiosità nel cuore.
Assisto alla rappresentazione del Kamikaze che l’Atelier sta preparando, molto toccato dal dramma che in esso vi è rappresentato. Forse perché il personale dramma del distacco, della perdita, della sofferenza sono ferite dure a guarire.
“Il Kamikaze”, in maiuscolo, in onore di una persona di tutto rispetto, più di un titolo nobiliare, come l’identificativo inconfondibile e inconfutabile. Il dramma di una famiglia, i motivi di una scelta estrema, l’incapacità di sottrarsi ad un destino più grande, a tratti crudele, giustificato da motivi ineccepibili e inappellabili.
Conosco i perché, li conosco a livello razionale, ma a livello emotivo non li accetto, come non riesco ad accettare il tradimento, l’abbandono, la perdita e l’avverso destino.
E di nuovo i sentimenti contrastanti che albergano nell’intimo si affacciano prepotenti..
Lacrime e rabbia, debolezza interiore e forza razionale, senso d’impotenza e reattività. Accettazione e abbandono ai perché delle cose o lotta senza quartiere a ciò che mi fa soffrire?
Marina e Carmen, rispettivamente moglie e figlia del Kamikaze, si recano sul luogo dell’esplosione e si accovacciano tra i brandelli del corpo del Kamikaze. Marina in trance esegue gli ordini del Director come un automa, ad occhi chiusi. Momento di estrema intensità…
Lo sapevo, director, che lo avresti fatto, che mi avresti coinvolto in qualche modo.
Hai lasciato che fossi io a svegliarla, mi hai dato la possibilità di vivere quest’emozione. E’ stato come avere in braccio un bambino che dorme, mi è venuto naturale svegliarla con dolcezza, con il timore di poterle fare male. Emozione.
Perché ti ho incontrato director? Perché ho deciso di entrare nel CDIOT? Perché incontro le persone del “gruppo” e mi sento bene? Cerchiamo le stesse cose?
Il perché delle cose..
Venerdì 16 ottobre, ore 21.00, incontro congiunto tra il gruppo dell’Atelier di Drammaterapia e il CDIOT. Serata fredda, calore nel gruppo, curiosità nel cuore.
Assisto alla rappresentazione del Kamikaze che l’Atelier sta preparando, molto toccato dal dramma che in esso vi è rappresentato. Forse perché il personale dramma del distacco, della perdita, della sofferenza sono ferite dure a guarire.
“Il Kamikaze”, in maiuscolo, in onore di una persona di tutto rispetto, più di un titolo nobiliare, come l’identificativo inconfondibile e inconfutabile. Il dramma di una famiglia, i motivi di una scelta estrema, l’incapacità di sottrarsi ad un destino più grande, a tratti crudele, giustificato da motivi ineccepibili e inappellabili.
Conosco i perché, li conosco a livello razionale, ma a livello emotivo non li accetto, come non riesco ad accettare il tradimento, l’abbandono, la perdita e l’avverso destino.
E di nuovo i sentimenti contrastanti che albergano nell’intimo si affacciano prepotenti..
Lacrime e rabbia, debolezza interiore e forza razionale, senso d’impotenza e reattività. Accettazione e abbandono ai perché delle cose o lotta senza quartiere a ciò che mi fa soffrire?
Marina e Carmen, rispettivamente moglie e figlia del Kamikaze, si recano sul luogo dell’esplosione e si accovacciano tra i brandelli del corpo del Kamikaze. Marina in trance esegue gli ordini del Director come un automa, ad occhi chiusi. Momento di estrema intensità…
Lo sapevo, director, che lo avresti fatto, che mi avresti coinvolto in qualche modo.
Hai lasciato che fossi io a svegliarla, mi hai dato la possibilità di vivere quest’emozione. E’ stato come avere in braccio un bambino che dorme, mi è venuto naturale svegliarla con dolcezza, con il timore di poterle fare male. Emozione.
Perché ti ho incontrato director? Perché ho deciso di entrare nel CDIOT? Perché incontro le persone del “gruppo” e mi sento bene? Cerchiamo le stesse cose?
Foto: Dramatherapy, Hypnodrama & Creative Drama, Laboratorio Atelier Liberamente, ottobre 2009
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