Quando nella seconda parte della serata si è lavorato con il CDIOT, tutto è sembrato più leggero. Non credo perché il lavoro richiedesse meno impegno o perché fossimo "spompati "dalle sensazioni provate nella prima parte della serata, piuttosto perché l’atmosfera ormai riscaldata ci dava la sensazione di navigare in acque ormai conosciute.
La prova è stata istruttiva e costruttiva, a tratti comica, come spesso tragicomico è il teatro dell’assurdo. Anche in questa rappresentazione, il dramma personale di chi si trasforma in rinoceronte -e di chi lo è già senza saperlo- è fonte di profonda riflessione ed offre stimolii per ben ampi discorsi al riguardo.
Possibile mai che mentre la devastazione colpisce gran parte dell’umanità, come un’epidemia di immense proporzioni, (non dimentichiamo che l’opera di Ionesco fa riferimenti precisi alla follia omicida del regime nazista ed al dramma dell’olocausto), la maggior parte delle persone coinvolte, anzi tutte, tranne uno, Berenger, pensino a difendere le proprie idee, posizioni, certezze, disquisendo in maniera paranoica su dettagli, parole, algoritmi logici che creano appunto il paradosso tra la realtà che si sta vivendo e quella di cui si sta discutendo?
Ancora oggi a mesi di distanza, con tutto il lavoro svolto, pregno di introspezione e di ricerca emotiva, rimango sconvolto dall’allucinante incapacità di vedere ciò che è davanti agli occhi, barricandosi dietro paraventi creati dalle nostre paure, da ciò che ci hanno insegnato e dal clima in cui siamo cresciuti. Inconsapevolezza, insipienza, deficienza, demenza, e quanti altri termini ancor più dispregiativi potremmo usare per definire degli esseri "pensanti" che si fanno trascinare in vortici infernali come se fosse la cosa più naturale del mondo?
Ancora oggi a mesi di distanza, con tutto il lavoro svolto, pregno di introspezione e di ricerca emotiva, rimango sconvolto dall’allucinante incapacità di vedere ciò che è davanti agli occhi, barricandosi dietro paraventi creati dalle nostre paure, da ciò che ci hanno insegnato e dal clima in cui siamo cresciuti. Inconsapevolezza, insipienza, deficienza, demenza, e quanti altri termini ancor più dispregiativi potremmo usare per definire degli esseri "pensanti" che si fanno trascinare in vortici infernali come se fosse la cosa più naturale del mondo?
Certo, l’essere umano è colui che meglio si adatta al malessere (“La gente davvero si abitua a tutto” recita un passo del nostro lavoro), ma davvero non c’è limite alla durezza della pelle dell’uomo-rinoceronte, impermeabile al dolore altrui e incapace di amare in primis se stesso?
La cosa che mi sconvolge, è che, guardando con distacco l’andazzo della nostra società capitalista, mi rendo conto che il rischio di essere contaminati è in realtà una certezza, e il rischio di diventare -anzi di essere e comportarci come i vari Dudard, Botard, Daisy, ecc- è matematicamente sicuro.
La cosa che mi sconvolge, è che, guardando con distacco l’andazzo della nostra società capitalista, mi rendo conto che il rischio di essere contaminati è in realtà una certezza, e il rischio di diventare -anzi di essere e comportarci come i vari Dudard, Botard, Daisy, ecc- è matematicamente sicuro.
Foto: Drammaterapia, Gli Specchi Ingrati, Laboratorio CDIOT su Ionesco, 16 settembre 2009
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