@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

sabato 30 gennaio 2010

Cara Carmen...

Cara Carmen, anche io, come ha scritto Rosanna ho sentito la tua mancanza, venerdì scorso. Sentivo molto il bisogno di essere presente e partecipe, ai momenti che hai vissuto nell'atelier.
Spero che tu non ti offenda o, meglio, spero che ti faccia piacere sapere che ho condiviso con gli altri una bella immagine che ho di te, l'altra sera.
Ti ho ricordato, a un atelier degli anni passati, in cui ballavi la salsa. Eri così affascinante con i capelli profumati di shampoo alla frutta e un sorriso fresco che riempiva di fossette il tuo viso.
Credo che tutti desideriamo molto ritrovare il tuo sguardo profondo e la tua freschezza anche sul blog, oltre che nei nostri incontri. Un abbraccio
Maria Pina

Drammaterapia, Processo In ed Out in corso...

Ieri sera abbiamo letto e conosciuto (era la prima volta) la parte iniziale della nostra piece su "Le Cose Si Mettono Male". Uso enfasi nel dirlo perchè non è solo la lettura di una prima scena del secondo tempo di un'opera aliena, ma quanto di processato nel gruppo e che ha trovato una formulazione creativa nella direzione dello stesso. C'eravamo tutti lì, insieme al Pubblico Ministero e al Giudice silenzioso (chi davvero può mai erigersi a giudice assoluto della Soria?), a Dudard e Botard ed ai loro capziosi sofismi su quanto è logico ed illogico. Da parte nostra, invece -e questo è il vantaggio di tutto quanto stiamo facendo-, è stata bandita la "logica" e si sono lasciati parlare gli affetti, le emozioni con un Io sereno a dirigere il traffico accettando di essere anche e soprattutto il punto di arrivo di una nevrosi personale. Tante nevrosi, in quella della cultura più ampia. Teatro totale -ve ne ricordate?-, teatro vero e teatro sociale seancora stiamo processando in noi e poi nel Processo della prima scena primo tempo, quanto la storia dei nostri padri e nonni e nostra ha scritto di brutto, quanto di orribile è stato scritto anche dopo. Nella lavorazione di queste parti della piece, mi aspetto prevedibilmente che il processo drammaterapico lavori verso una "catarsi" individuale-collettiva, man mano che il tribunale della drammaturgia processerà colpevoli, conniventi, indifferenti etc etc. Il grande dittatore...si sgretola, perde i pezzi e l'uomo si reintegra.Potrete accorgervene da segnali interni alla dinamica del setting dei nostri incontri di laboratorio, ma anche esternamente. Mettersi dalla parte del "giusto", condannare la prevaricazione e l'odio razziale -diverso dall'odiare l'odio razziale dei nostri politici a volte-, lavorare per l'integrazione garantendo "terra" per tutti, ma anche "identità" per tutti è un sollievo per l'anima, ci restituisce quell'anima dell'uomo,dice Hilmann che non può morire,
Un abbraccio, attendo i vostri sei feedback -è un ordine!! Director

giovedì 28 gennaio 2010

Drammaterapia, Viva Kant!

Maria Pina
Sono rimasta scossa dalla foto. Si capisce dalla mancanza di parole del commento.
Paradossalmente, quando mi sono "convertita" alla laicità, ho capito il senso reale del passaggio del Padre Nostro "...liberaci dal male". Il male che accompagna l'uomo, il male che non ha significato evolutivo che invece possiede l'aggressività del predatore. Ora sono io che mi libero dal male, non lo fa più un'entità divina. Ogni giorno, richiamo la "legge morale dentro di me" di kantiana memoria.
Ma credo non ci sia soltanto un Hitler da combattere come simbolo riconosciuto del male. C'è un "male", un demonio, più subdolo che ci abita. E' la connivenza con il male, una complicità sottile e ripetuta con la corruzione, l'indifferenza, il desiderio di vendetta, la perdita della memoria.

La "banalità del male" che ci accompagna tutti i giorni. Ombre del destino umano. Un rinoceronte pronto a manifestarsi.

@ Director
Un rinoceronte pronto a sgretolarsi, se non fuggiamo dalle ombre delle nostre paure.

Foto: Dramatherapy, the hollow sound of Nazism, CDIOT 2010

Ancora...dopo l'hypnodrama

@ Director

Prendo spunto da una breve, ma significativa riflessione di una nostra "fan"...se così si può dire e continuo con un'altra, da partecipante, Tonina a Carmen, successivamente all'hypnodrama "Il Ritorno dei Genitori"Da quando ho letto il post di 19 gennaio del 'Ritorno dei Genitori’, il racconto di quella serata non mi ha più lasciato. Oggi, suonando il pianoforte, da sola, all’improvviso ho sentito un’immensa mancanza del mio padre. Forte, profonda, pesante, dolorosa. Mio padre è vivo, è pure vicino. Infatti, l’ho visto oggi. Come sempre c’era la solita scomodità nel suo confronto. C'è stata anche un’altra onda, un’onda nuova di desiderio di starlo vicina. Per ‘ballare’?
Due ore dopo le lacrime non credevo più erano successe davvero. Meno male avevo già scritto questa testimonianza della vicenda qua…
Grazie per condividere la vostre storie multo intime sull’immenso mondo dell’internet.
Sandrina
Buongiorno Ermanno, mi fa piacere di leggere - sempre sul blog - il tuo stato immobilizzato ti ha fatto riprendere la tua musica… Comunque Il mio ‘lavoro’ con Spartaco sul web non è soltanto altruismo perché credo che lui abbia qualcosa a dire, o perché vedo a lui fa bene di esprimersi per se stesso. I nostri discorsi mi fanno piacere per la complicità tra di noi, per il condividere. Con il mio spirito nordico smantello i castelli nell’aria delle parole italiane, con il suo cuore latino mi straccia il piumone che ho messo per coprire il mio dentro nudo e crudo. Ovviamente lavora anche per me. Carissimi saluti, Sandrina


Lettera ad un'amica
Cara amica Carmen , come stai? Spero di cuore bene. Da lunedì mi è rimasta la tua energia che emanava, una forza grandiosa che vibrava, urlava, taceva, ascoltava. Cara Carmen , quanti suoni la nostra vita ci permette di ascoltare, di farli propri, ora melodiosi, ora frastornanti, ora vicini ,ora lontani, ma tutti ci avvolgono e ci raccontano il dolore, la sofferenza, la solitudine, l’amore, la tenerezza, non possono passare scivolando da noi.
Cara amica scusa se non ci fermiamo abbastanza per ascoltare il vissuto dell’altro, perche ci sentiamo pieni già del nostro gravoso. Ma l’errore è proprio questo: non pensiamo che è proprio dando che si riceve. Perdona se mi permetto, ma voglio fare un grande inno alla vita che per tutti è un grande dono, la tua vita, Carmen, è preziosa ed è come un bruco e sta aspettando di librarsi alla scoperta del giorno che nasce luminoso accarezzandoti dolcemente invitandoti a vivere con meraviglia, stupore per un semplice fiore o la sorpresa l’amore per il sorriso di un bimbo, di un uomo.
Cara Carmen tu ami tanto il mare, come me, sai spesso penso e vorrei trovarmi ad ammirare ed ascoltare il suo linguaggio, le sue onde che magicamente ti avvolgono , ti addolciscono, ti commuovono  e lasciano che il pensiero vaghi libero e dolce. Saliamo sulla barca “vita” e remiamo , non lasciamoci trasportare, ci sono tante rotte e aspettano, aspettano Carmen. Chissà quanta poesia amore sorprese ci sono ad attendere, anche perché il nostro capitano in primis è il nostro equipaggio sono fantastici.
Con affetto dalla tua amica Tonina =).


Tonina sa benissimo che la vita non è tutta rose e fiori, come si dice, profumi ed essenze da natura brasiliana; come anche Sandrina conosce perfettamente il senso doloroso ed a volte affatto positivo del ricordo, tuttavia...Tuttavia, l'ottimismo e la fiducia nel "cambiamento" nell'ordine delle cose che ci circondano è importante, così come una memoria risvegliata può diventare l'improvviso teatro per scoprire ed accettare cose lontane nel nostro passato. Laing lo afferma, quest'ultimo è legato al presente da un invisibile "filo rosso" che può essere ripercorso e riprocessato...Il gruppo, poi, ha una funzione catalizzatrice meravigliosa; esso fa comprendere ad alcune persone cose che un terapeuta forse non riuscirebbe mai a far giungere. Director

mercoledì 27 gennaio 2010

Drammaterapia, Shoan ed Haiti



Stanotte ho sognato Hitler. Inutile mistificare che invisibili percorsi “privati” lo hanno ingaggiato nel mio sogno. Non è questo però il punto, anche se il processo drammaterapico lavora nel gruppo, come nel director, indistintamente. Anche il sogno degli artisti, i loro mostri, visioni, invenzioni e le estasi dei santi hanno costituito tema per la cultura, l’arte, il racconto…Ed appunto il racconto che voglio qui descrivere è un punto di arrivo personale e collettivo all’interno di quanto stiamo processando nel nostro lavoro…mentre scrivo de primo atto.
Provavo un'insostenibile pena per lui. Qualcosa del genere deve averla provata mia nonna materna, Olga, questo il suo nome. Quando già l'ultima guerra volgeva alla conclusione, in Umbria, tra le colline di Umbertide, lei salvò un "bravo soldato" tedesco, che faceva il suo dovere, dalla probabile cattura e morte. Oltre il "dovere", invece, mia madre e la sorellina più piccola dovettero difendersi sotto un letto, mentre alcuni ragazzotti di colore con le stellette USA appuntate sulla spalla, in nome della "liberazione" chiedevano a mia nonna se in casa, oltre lei, ci fossero altre donne. Ovvio il significato d quella domanda.
Torniamo al sogno -ma forse non l'abbiamo mai lasciato-...L'ho visto depresso, Hitler, e la storia personale del Furer parla certamente di una condizione dell'umore non equilibrata. Credo di averlo visto come un paziente non "colpevole" per i propri sintomi. Ma sono anche sicuro che nel mio sogno una eventuale perizia lo avrebbe dichiarato "responsabile" ed altrettanto profondamente "malato".
La pietà di cui parlo non è quella della giustizia davanti allo scranno dei giudici, ma piuttosto quella verso l'uomo. Con lui l'uomo muore; muore un'altra volta. E muore altrettanto quando Alimadinejad, presidente iraniano, afferma che lo shoah non sarebbe mai avvenuto! Voce non isolata in un coro più vasto di quanto s'immagini.
Quest'uomo così fragile e bisticciato tra legge ed etica, politica, storia ed economia, muore ogni qualvolta si presta al giudizio di uno "spettacolo" politico, ideologico, economico, sui giornali, nelle reti televisive, nel web.
Mentre 200.000 haitiani -forse questo il numero- hanno avuto dalle macerie delle proprie case già povere gratuita una povera tomba ed altre 150,000 salme sono state messe in "salvo" dalla decomposizione e 800.000 miserables da sempre vagano nell'isola, storditi dall'orrore, in cerca di un rifugio provvisorio, penso ai lager tedeschi costruiti ufficialmente per fini diversi da quelli reali. E torno a pensare a quante volte quella gente di Haiti è stata "sfollata" dalle proprie case. Se la morte non si fa ricordare con il suo odore e dolore, può rimanere sepolta, nascosta o negata. SS dell'europa nazista e Tonton Macountes nell'Haiti di appena qualche anno dopo...


Venerdì avremo le prove -le prime- della prima scena, dell'atto primo, del nostra riduzione drammaterapica del Rhinoceros di Ionesco, ancora per voi inedita; proprio quello che ho creato nell'aula del processo alla "follia" dell'uomo, nella difesa della sua umanità, come voleva Ionesco.. Follia non solo di Hitler, del quale ho voluto -per la seconda volta- prendere le sembianze -parodia surreale del nostro processo drammaterapico-, ma di tutti i dittatori, di quelli "votati" al potere e di tutti coloro, comunque, che non testimoniano con la loro vita ed azione che si può prendere distanza da essa. Non vi è un punto di arrivo, anche se la civiltà ci promette sempre una salvezza crescente. Questo progetto di "libertà" deve essere considerato come componente fisiologica della cultura, una pratica sociale che non terminerà mai, ma darà ogni volta senso alla vita di ogni generazione ed individuo.
Il senso della testimonianza, non solo per qualcuno o contro qualcuno, ma verso la possibilità di redenzione dell'uomo mentre sta vivendo, laica, religiosa, senza servitù al potere, qualunque esso sia, ma a salvaguardia dell'umanità tutta.
Haiti oggi è appoggiata sul "conflitto" inesauribile di due zolle terrestri che lì convergono e si spingono, ma anche sul tema dell'universalità della sofferenza, della ricchezza e della povertà, dell'inganno e della dimenticanza. Ringraziamo di ricordarci questo. Director

Drammaterapia, lo spazio sgualcito che ci appartiene

@ Rosanna

Ho rivisto con piacere e ilarità la nostra pièce nel party natalizio, gli errori, il blocco di memoria, le risate....ma poi in questi giorni mi sto interrogando sul "Silenzio". Il Silenzio che professava il "Noi" nella performance di Ionesco;  il Silenzio dei miei post e dei vostri commenti nel blog...
Che cosa dice il Silenzio...non riesco ad afferrarne gli echi, le parole forse urlate, ma non ascoltate e cadute nell'oblio... le intenzioni, le reciproche difficoltà, le assenze...e nessuna sferzante esortazione riceve risposta...ma che cosa è accaduto? Che cosa succede adesso?  Chiediamocelo insieme con franchezza, proviamo insieme a capire, liberiamoci di questo torpore che sa di stantio, di morte, di carcassa in putrefazione….liberiamo la vita senza aver paura di prenderci la responsabilità di farlo, ma vi prego e mi prego di esserci e di non usare alibi...
Venerdì ho sentito, tutti l'abbiamo sentita, la mancanza di Carmen, che nel precedente incontro si è regalata al gruppo con una tale intensa ricchezza da farmi rimanere scossa per diversi giorni. Avrei voluto parlarne questo venerdì, ma non l'ho fatto.
Ecco di nuovo il Silenzio..
Avrei voluto confrontarmi con lei, capire che cosa ha provato quando, tremante, cercava di lasciare le mani dei suoi genitori che nella "finzione" hypnodramatica, non a caso sono stati interpretati da Gianni e Tonina.
Per me è stato straziante, l'abbandono è una tematica toccante e che ha in me una risonanza profonda...ho pensato agli infiniti modi di sentire l'abbandono e il peggiore non è la morte di una persona cara, ma l'abbandono di chi è presente formalmente, ma emotivamente è lontano ...e allora si può condividere l'intera giornata, persino lo stesso letto di lenzuola disfatte e fredde, che si continua ad avvertire quel sordo malessere, quel vuoto, quella stretta allo stomaco che ha il nome di abbandono...E quante volte abbiamo abbandonato qualcuno sapendo di farlo, ma fingendo il suo esatto contrario... e quante volte lasciamo correre; quante volte ci abbandoniamo, pensando che non ne valga la pena, che è faticoso, che non si è all'altezza, ma poi... all'altezza di chi e di che cosa??
Voglio abbracciare la bella l'immagine della nostra "casa drammaterapica" nella quale ci sentiamo sicuri di poter affidare le nostre più fragili intimità sapendo che non verranno sgualcite, ma riconosciute, accarezzate e accettate.
Ascoltiamo il rumore del Silenzio ...insieme...    un abbraccio Rosanna
Vi lascio con le parole di Battiato: “Il Rumore del Silenzio

Il silenzio del rumore
delle valvole a pressione
i cilindri del calore
serbatoi di produzione...
Anche il tuo spazio è su misura.
Non hai forza per tentare
di cambiare il tuo avvenire
per paura di scoprire
libertà che non vuoi avere...
Ti sei mai chiesto
quale funzione hai? 




domenica 24 gennaio 2010

La Casa del Teatro


Il Teatro, quello che si fa, è un setting speciale che,  se abitato con un'importante motivazione e coltivato, diviene una nuova casa per la nostra storia. Un luogo che appartiene anche agli altri che lo abitano e che lo costituiscono, compreso chi assiste, ma che se trascurato, resta silenzioso, polveroso ed inefficace, le pareti scompaono e poi i suppellettili e tu ti trovi solo in una piazza a chiederti perchè.
Lo arredi dei tuoi sentimenti e delle tue noie e ricordi, delle tue aspirazioni ed i tuoi poster fanno bella compagnia insieme a quelli degli altri, come tanti cartelloni di pieces su un palco sempre nuovo. Ecco che lì, allora, puoi non aver paura, ma essere solo cosciente della responsabilità che eserciti con il tuo gesto e la tua parola, come Maria Pina ci ha ricordato


In casa propria, provate a pensare, non si ha paura ed in questo caso è la casa della propria esperienza in drammaterapia, non solo un luogo condiviso con compagni di percorso e persone che ci osservano ed ascoltano. Pensate di essere in una vostra casa, dove ordine e disordine sono comunque vostri; dove se vi spogliate siete protetti dalla vostra intenzione, come quando vi addormentate, nel sonno o nella trance dello spettacolo... Questa è etica. Un senso di responsabile "libertà", "partecipata" -come direbbe Gaber- può perfondersi nell'aria che respirate perchè divenga parola dov'è racchiusa la vostra anima.


Ho sentito commentare da qualcuno...avevo esaurito tutto -sì, può accadere di avere questa strana sensazione-; avevo perso le emozioni, le vivevo troppo dentro, non era più come le prime volte...Accade se non si è compreso il concetto, che sto illustrandovi. Può accadere che la casa vi sia improvvisamente scomoda, inutile, ma la ricerca delle motive non lo si è praticato. Il silenzio può avvilupparti in maglie sempre più strette finchè, alla fine ,scoprirai che quell'anaconda che sta per ingoiarti sei tu stesso. Un senso di libertà, "partecipata" -direbbe Gaber-, invece, può perfondersi nell'aria intorno perchè diventi voce ed energia per il tuo gesto ,dove lessi racchiudono l'animaa e tu sei consapevole della responsabilitè di farla affacciare fuori a dialogare con l'altro. Non credo che un bel tramonto o la coscienza che è atroce e tremendo e terribile e crudele saltare in aria per un lembo di terra possa fiaccare emozioni, eventualmente può farle rimuovere...

Se rifletti, se ricordi, che vi sarà un giorno, giusto e normale anch'esso, in cui quella parola non potrai più pronunciarla, quell "Io Esisto"; allora comprendi la vittoriosa importanza di declinarla con amore -l'etica a cui ha fatto riferimento Maria Pina- davanti all'altro. Il teatro, la nostra drammaterapia, il nostro teatro drmmaterapico -di cui siamo pionieri, almeno in Italia., ti ricorda la fondamentale importanza del  "Tuo Istante", di quell'esserci ed "essere con" che tanto la antropofenomenologia ha indagato e speculato. Poi vengono i sensi specifici della nostra vita, personali, privati, il sipario poi scende. Paradigma di come e quanto tu stia vivendo, il CDIOT ti chiede di esserci ed essere con, dimenticando sempre più la disperata assenza di voce che a volte ci prende e così, per l'appunto, ci fa riflettere sulla nostra libertà
vs director



Movie: La Libertà, Giorgio Gaber, 1972

sabato 23 gennaio 2010

Drama and Comics...

@ Maria Pina


Ho rivisto il video della nostra tremenda prova al "party" di Natale.
Credo che raramente io abbia osservato qualcosa di più divertente, leggero e TEATRALE.
Certamente, non è stata la miglior prova attoriale, ma, se dovessi provare a definirla...ecco sembrava un quadro astratto, dove il caos di linee, colori e movimenti dà vita a un insieme imprevedibile, sovversivo, emozionante.
Quello che ho visto ieri sera è stata una prova di metateatro, il teatro nel teatro.
E mi è piaciuto al punto tale che ho guardato lo schermo come se fossi al cinema, totalmente immersa nel ruolo di spettatore, dimenticando un poco che avevo il dovere di analizzare le immagini e lavorarle.
L'ho fatto stamattina , dopo aver dormito un sonno sereno, quindi con la mente rilassata e ben disposta. Attenti amici, non c'è sempre un director a salvare il risultato!

Quando si sta sulla scena si hanno delle responsabilità, che vanno fatte proprie e fuse con il proprio essere, esattamente come quelle che si hanno da genitori o quando si svolge un lavoro che si ama. L'attore deve avere un'etica. C'è il rispetto del pubblico da ricordare sempre: se si è consapevoli di questo, viene naturale all'attore non volgere mai le spalle alla platea. C'è il rispetto del compagno e allora si fa attenzione a non coprirlo con il proprio corpo. E c'è il rispetto per sè stessi, mentre si recita. Si ascoltano i segnali che il corpo ci manda, si guadagna il proprio spazio sul palcoscenico se il collega ci impalla, ci si offre al pubblico in posizione di apertura. Nel video, mi si vede mentre muovo le mani in maniera leziosa, esempio evidente del mio stato di disagio e del mio momento di chiusura all'ascolto delle mie emozioni.
Direi che ho usato quelle che, in gergo teatrale, sono "le stampelle" , ma in questo momento mi sembra una cosa di cattivo gusto:-)))
Director , spero di non aver detto cose in contrasto con la drammaterapia, che sto costantemente studiando. Vi abbraccio come sempre

Bloggers Unite For Haiti

Bloggers Unite

2010 is a year in which bloggers can help make our world better a better place. Already, we've seen bloggers uniting to lead the charge to raise donations for aid organizations in Haiti. And, through honest, unbiased reviews bloggers are holding companies across the globe to higher standards of production and service. So whether you help save a life or just help a family save a few bucks, use your blog to help make the world a little better this year (by Blogosphere)


Bloggers Unite For Haiti
The Situation
The citizens of Haiti are currently dealing with devastation and suffering that few of us can even imagine. Official estimates from the region say that approximately 3 million people have been affected by this disaster and that somewhere between 45,00 to 50,000 people are may have died as a result of the earthquake.

How You Can Help
The most important thing you can do is donate to organizations providing aid to the citizens of Haiti. Bloggers can also use their sites to motivate others to give. It takes just a few minutes to add a donation widget to your blog or write a post informing your readers about how to give.

Go To Event Page

Dramatherapy: The Strange Time Dilation, while the Space Breaks


Ieri il CDIOT ha lavorato in Cinema-Dramaterapy, quella importante possibilità che offre la ripresa di poter rielaborare quanto già sperimentato... Un tempo supplente dopo la performance, che permette -sulla falsa riga del setting di Micropsicanalisi- di leggere nelle posture, nell'azione scenica, in quanto fuori (verso l'esperienza "Out") si è realizzato e registrato e di farlo riprocessare dentro (esperienza "In"). Memorie che si riaccendono, ricordi sensoriali freschi, appunto un tempo supplente di "catarsi" se  lo desidera ed usa.

Il gruppo ha riassaggiato la confortante dimensione dell'essere "gruppo" -dopo la lunga pausa delle feste-, sia quando la battuta non veniva o, piuttosto, il dialogo procedeva fluido a restituire a se stessi ed agli altri (gruppo-spettatori) quanto processato già dentro nei laboratori di prova ed allestimento scenico. Un allestimento ancora a metà del lavoro, ma che ha già inserito i personaggi  del  nostro "il Rinoceronte", nella storia invisibile che il nostro inconscio elabora in questo tipo di teatro. La rilettura dei "blocchi" in piena scena, di quel "silenzio" tanto sconfortante eppure aggregante che Rosanna ha più volte sottolineato, la frammentazione dello spazio scenico in costanti aggiustamenti della piece in atto, hanno certamente sollecitato un ripescaggio nela nostra anima, alla stessa stregua del concorrente "fatto fuori" e poi, fortunatamente, ripescato in finale, perchè il gioco sia tutto anacora aperto...Ma questo, ragazzi e chi ci legge, è il senso del Teatro Drammaterapico: un'esperienza di drammaterapia  che lavora contestualmente in due direzioni sotto lo stesso segno: il processo dramaterapico, con la storia di personaggi processati dentro l'esperienza dell'interprete nella originale riedizione di un individuo-gruppo e l'allestimento di quel "prodotto" verso una performance conclusiva, che sacrifica -a volte, ahimè, molto-  il rito della disciplina artistica ed esalta quello del processo artistico spontaneo. Ma così nasce...non si può chiedere ad una stornellata,  che viene dall'anima, comunque diretta, di essere sempre ed indiscutibilmente intonata.


Ho comunicato di essere impegnato, in questi giorni di forzosa "prigionia" in poltrona -il piede fratturato- alla revisione di una mio brano per chitarra creato nel 1983 credo... accompagnamento di fondo per l'epistolario finale di  Berenger e Daisy. E qui sollecito i due attori a lavorare seriamente quesi brani -solo quando un processo arriva a delle formulazioni -imprecise ed incomplete certamente-, può intervenire la direzione drammaterapica; altrimenti vi sarebbe il rischio di precostituire l'esperienza del teatro a quelle della drammaterapia.
Inutile raccomandare la memoria delle parti...se impàsse deve esserci nella performance, che sia riconducibile ad un signficante ingorgo emotivo, che non ad una banale scarsa applicazione sul testo. La drammaterapia, ricordiamo, non elegge la spontaneità e l'improvvisazione ad elementi di copertura del disimpegno formale che tuttavia ci vuole in ogni tipo di arte.

Ancora...sto ultimando la prima scena del primo tempo di Le Cose Si Mettono Male -The Things Go Wrong. Verterà sul Processo dopo il secondo conflitto bellico, e vedrà sullo scanno giudice la storia ad interrogare Daisy, Dudard, Botard, Miranda, con frequenti flash-back in forma di scene -vedi seconda scena- a descrivere i fatti intercorsi. La piece si concluderà con l'epistolario e credo, non certamente con un bagno di applausi, ma un "bagno" insieme agli spettatori, nei luoghi che elegeremo, com'è nostra arrogante usanza! Alla prossima...Director

Foto: "The Thigs Go Wrong", CDIOT 2009

venerdì 22 gennaio 2010

HAITI, WORDS AND HOPES THROUGH OUR AWARENESS

@ Maria Pina

No, non voglio sprofondare nelle macerie dell'indifferenza, nè dell'inedia o della vigliaccheria. Nè ritengo che il coinvolgimento personale sia inutile perchè non produce risultati di grande portata.
Ho sfuggito la possibilità di commuovermi, scuotermi, destabilizzarmi attraverso i bambini di Haiti e ora so il perchè. Tu conosci il lavoro che svolgo, ti ho raccontato che mi occupo a volta di progetti regionali di cooperazione in paesi in via di sviluppo, dove ci sono problemi di degrado sociale, dovuti anche al degrado ambientale. Ebbene, ho pensato che mi stavo comportando come un medico che, di fronte alla certezza della propria diagnosi, non ha bisogno di assistere al decorso della malattia; anzi, deve anche garantire la propria distanza emotiva per poter intervenire con efficacia. Così ho fatto io: sapevo cosa succedeva ad Haiti, prima del terremoto e non avevo bisogno di vedere per avere altre certezze. Anzi mi sono
detta meglio essere lucidi per cercare soluzioni da suggerire, organizzarsi per lavori sulla lunga distanza. Ingenua e presuntuosa bambina!! Stasera, ho voluto fare un'operazione di input. Ho guardato un servizio in tv, scossa a distanza dal nuovo sisma. Ho visto la prima nata dopo il terremoto. Un'immagine stupenda, una neonata con due polmoni bellissimi, l'urlo della vita travestito da bimba haitiana.
Mi sono emozionata, stavolta sì che mi sono sentita coinvolta. Però , mica è andato tutto così liscio. Mi sono anche irrazionalmente incazzata. Nella mia famiglia occidentale, benestante, che vive nella bella Italia del terzo millennio, i bambini .....

@ Director

...i bambini vivono e si preparano a difficoltà differenti. Non puoi che trovarmi d'accordo. Ma il nostro com-patire può essere educato, crescere, diventare strategico perfino e produttivo.
Tu sai, gli altri "ragazzi" dell'Atelier  e del CDIOT sanno, non abbiamo lavorato Il Rinoceronte perchè in una qualche sperduta provincia della Francia quegli enormi bestioni si erano messi a scorazzare...piuttosto corazzate armate hanno spazzato via speranze e vite poco più di sessant'anni fa. Io nascevo dopo un decennio e la bella voglia di "risorgere", comunque giusta e bella, ha creato anche quella falsi e terribili inganni. Il mondo non può essere più segregato, ma questo non significa globalizzazione selvaggia sotto la spinta del bisogno di aggiungere ricchezza a dei mercati. Pensare che quest'ultima potesse automaticamente comportare "integrazione" o "cooperazione" è stato uno sbaglio ed un tranello, ordito o meno. La vera congiura è dentro di noi, inscritta in un genoma "sociale", fenotipico direi (scusami biologa!) che si trasmette di generazione in generazione e può farci migliorare o sprofondare nella disperazione.
Ieri, quel padre di famiglia disoccupato (aveva perso il lavoro per precedenti comportamenti insostenibili all'interno dell'amministrazione comunale dove lavorava) ha ucciso e poi si è suicidato. Due gesti irragionevoli, non solutori, terribili. Ma credo fermamente che il "pabulum" in cui fermentano spesso molte gesta folli sia più esteso e molto meno specifico di quanto ci fa comodo credere. Insicurezza, disagio, povertà, cara Maria Pina ci sono sempre stati e se a volte rinunciamo con sofferenza anche all'idea di un "dio" che non ha pietà, non cadiamo nel tranello della "Giustizia", della "Eguaglianza"; piuttosto facciamo anche nostro quanto accade ed interpretiamo la nostra storia, quella personale così legata a quanto avviene apparentemente solo fuori.
 Il "Kamikaze", quasi finito di allestire con l'Atelier, è quella disperazione che, con la cauta coscienza di essere occidentali, vuole far passare anche per noi quesi gesti, quella deflagrazione...
Viva i tuoi imput, via i tuoi output!
Q
uelli di chiunque nel "teatro del mondo" si ponga come spettatore non disimpegnato!
Non faranno tutto solo quegli "attori", non sta succendo solo a "loro", non lo fanno al posto tuo! Anche qui, tra le nostre fila, con tenerezza, ma corente valutazione, osservo a tratti la fiacca di "volerci essere", "senza essere". Che dire allora...Eppure muovere quel prompt sullo schermo e dire "Io ci sono" è così importante, non dico facile, ma importante.

Penso al particolare dolore dei colpiti del terremoto abruzzese... all'ascolto di questa tragedia in un paese lontano. Lontano? Quanto?
Io ci sono, tu ci sei, molti ci sono ed altri verranno...la vita è questo sogno e solo chi è un bravo sognatore,cosciente di questo, può viverlo e raccontarlo bene anche agli altri (F. Fellini).

"...straziante come il rimorso per ciò che non è stato e non potrà più essere, se non in sogno, o dentro di noi.
Quasi sempre non ci rendiamo conto dell'importanza delle persone che abbiamo vicino, e soprattutto le vediamo con gli occhi velati da sentimenti che tutto mistificano. E la vita continua in uno sperpero di energie volte a dimostrare di essere migliore, meritevole, capace e pieno/a di qualità. I nostri genitori non conoscevano certe cose, lati nascosti dell'essere umano, ma noi si. Per questo abbiamo il dovere di cercare con coraggio le nostre difficoltà, e lavorarci su, per imparare a ballare con i nostri figli evitando che rimanga un sogno o un rimpianto. Gianni"



WORDS and HOPES: Maria Pina, Ermanno, Gianni...
VIDEO:  "Haiti - Arcade Fire". Thanks to CryptoBioMayhem

giovedì 21 gennaio 2010

Playing For Change | Equal Rights

Milton Erickson faceva spesso ricorso ad una tecnica ipnotica da egli stesso definita come "per disseminazione". Nel contesto del setting, nella situazione di trance, trasmetteva ai suoi clienti una serie di dati che, apparentemente, sfuggivano ad una logica formale...quanto piuttosto realizzavano appunto un "disseminare" concetti utili in quella situazione ed all'elaborazione inconscia del cliente. Su nessuna informazione, nello specifico, era possibile assicurare il successo delle positiva ricezione inconscia, ma complessivamente "qualcosa" giungeva più in fondo...a far lavorare sodo l'inconscio in una alleanza stretta con la parte conscia.
Questo per dirvi che, sulla scia di quanto abbiamo e stiamo discutendo ed elaborando sul dramma di Haiti, è opportuno battere in ferro quando è caldo...e "disseminare", come ricordare qualche altro concetto. Dove non vi sono eguali diritti è più facile che giunga la sciagura, è più difficile che giungano aiuti, è nuovamente più facile, dopo un poco -come dice Maria Pina- dimenticarsi di tutto...





Dr. King once said:

"Nonviolence is the answer to the crucial political and moral questions of our time: the need for man to overcome oppression and violence without resorting to oppression and violence. Man must evolve from all human conflict a method which rejects revenge, aggression and retaliation. The foundation of such a method is LOVE."
Love is indeed the foundation for what we need as a human race. And in light of the recent events that have taken place in Haiti, we encourage anyone who has the inspiration and the means to help those in need, to please consider making a donation to the American Red Cross.

One Love, Playing For Change

Perchè ho paura?

@ Maria Pina (aiuto-regia)

.... tanto è grande il desiderio di parlare a braccio, senza preoccuparmi di nulla altro che non sia il senso profondo di ciò che voglio esprimere. Director, amici, io non ce la faccio a guardare con occhi pietosi e spirito di com-passione le immagini di Haiti. Anzi, non riesco proprio a guardarle. Da sei giorni, cioè dal giorno del terremoto, cambio pagina del quotidiano, cambio stazione alla radio, vado oltre sui portali web per non incontrare lo sguardo dei bimbi di Haiti. Perchè lo faccio? Perchè ho PAURA.. ho paura di cogliere la misura di questa tragedia, si sentirla risuonare dentro di me. Temo di essere strappata dal mio fragile equilibrio emotivo.

E soprattutto detesto emozionarmi, commuovermi e poi dimenticare di ciò che ho fatto perchè a volte, quando le luci della ribalta si spengono su terremoti, tsunami, alluvioni, si spegne anche l'attenzione pubblica e l'onda di generosità viene meno...

@ Director

Che il nostro sguardo silenzioso ricambi quello muto di quegli occhi travolte dalla vicenda non cambia il corso della storia...dici? Vuoi che tutti scappiamo con te, com-passionevolmente con te e non verso loro, nella spiaggia degli occhi chiusi, delle orecchie tappate, del cuore fermo per non "emozionare" direbbe Giorgia -stravolgendo il verbo?
Sento assolutamente che tu ci stai dando il tuo sentimento, la tua "confessione", l'onesta del tuo vibrare insicuro...certamente. Ma poi...come si può restare sicuri e tranquilli con quanto ci passa sotto gli occhi in questo tempo? Comprendo, comprendiamo... Lunedì sera proprio i "bambini di Haiti" ci hanno aiutato nel warm-up che ha preceduto l'hypnodrama. Quest'ultimo, poi, speriamo abbia aiutato una di no.

Hai due scelte: ficcarti sotto delle macerie "posticce", ma che siano fisiche, mi raccomando...pesanti, polverose, asfissianti e non quelle copiose della nostra cultura spesso alla deriva dei valori importanti, oppure "soffocare" un poco con "loro", come mi sembra il tuo cuore voglia fare, ma non voglia fare...
 Il "volere-volere" di cui Milton Erickson parlava e che può essere esercitato, se lo osserviamo un pò impigiro, ha qui un suo senso, credo. Temi di stramazzare?

ABBRACCIA quei bambini e non solo quella tenera, sconsolata e legittimammente addolorata bambina che è in te. Cresciamo tutti insieme nella nostra umanità e capacità di "trasformare" il dolore in costruzioni di vita. Questo è change!


@ Maria Pina

Non so se ho compreso bene gli eventi narrati in questi due ultimi post:è successo qualcosa di bello e di importante a una di noi. Ciò mi rende appagata e serena, come se fosse successo a me. E' un miracolo di empatia.;-))


Foto: "Sorriso Bambini", tratta dall'articolo "Quante stupide lacrime in tv: i bimbi di Haiti invece non piangono mai" di Il Giornale.it, 21 gennaio 2010

mercoledì 20 gennaio 2010

It's time to...DANCE WITH MY FATHER AGAIN


Hypnodrama, nei giorni dopo, secondo tempo, privato...

It's time to make this dance! E' tempo di farla ancora o per la prima volta questa danza, che tu ti lasci tirare in alto o riprendere dalle braccia di tuo padre, calciare un pallone con lui od ammirare le tue piccole trecce mentre cresci.

Stai ancora crescendo, sai, non hai mai smesso e questo era quello che lui voleva, mentre la tua piccola testa già superava la cinta dei suoi pantaloni e si affacciva sulla sua camicia bianca a chiedere di piu'. E' ora di rifarla questa danza, forse di insegnargli a danzare con te, come non avete mai fatto, così bene.

Ora sei cresciuta, conosci molte cose e può venire molto bene questa danza, senza il timore di rimanere indietro, che la notte sia troppo buia, e la sua voce ormai distante. Potrete indicarvi cose mai dette, sussurrarvi parole mai ascoltate, vedere paesaggi già conosciuti insieme ed ora i tuoi...
Puoi risvegliarti, lentamente, senza fretta, quel tempo non può passare più così fretta. Hai il privilegio di fermarlo, mentre tu vai avanti e danzi nella tua vita. 


Esmee Denters

Back when I was a child before life removed all the innocence
My father would lift me high and dance with my mother and me and then
Spin me around 'til I fell asleep
Then up the stairs he would carry me
And I knew for sure I was loved

If I could get another chance another walk another dance with him
I'd play a song that would never ever end
How I'd love love love
To dance with my father again

When I and my mother would disagree
To get my way i would run from her to him
He'd make me laugh just to comfort me
Then finally make me do just what my mama said
Later that night when I was asleep
He left a dollar under my sheet
Never dreamed that he would be gone from me

If I could steal one final glance one final step one final dance with him
I'd play a song that would never ever end
'cause I'd love love love
To dance with my father again

Sometimes I'd listen outside her door
And i'd hear how my mother cried for him
I pray for her even more than me
I pray for her even more than me

I know I'm praying for much too much
But could you send back the only man she loved
I know you don't do it usually
But dear lord she's dying
To dance with my father again
Every night i fall asleep and this is all I ever dream

A great  interpretation of this song at http://www.youtube.com/watch? by Celine Dion

Song: Dance with my Father Again, written by R&B-soul singer-songwriter Luther Vandross. It was released in the United States on June 10, 2003 by J Records, his final album to be released before his death on July 1, 2005.

martedì 19 gennaio 2010

Hypnodrama, Il Ritorno dei Genitori

Lunedì, 18 gennaio 2009, h. 22,30
Warm-up...la discussione sui bambini abbandonati di Haiti, quelli descritti nel blog, ma così veri e niente virtuali tra le strade di quel luogo. Se le nostre pieces nascono come canovaccio che filtra attraverso la nostra storia, ora la nostra "storia" è anche lì, confusa, tra fumi e lamenti. Non serve ricorrere al "teatro sociale", a quello "politico". Tutto passa per i nostri sensi e questi sono piuttosto sconvolti dal vertiginoso cumulo di morte e devastazione.
L'hypnodrama. Lei si è seduta, intorno gli altri. Conosciuti od anonimi, altre storie. "Il Kamikaze ha lavorato parecchio..." dirà di lì a poco, ma intanto siamo nel prima ed una donna le viene posta al lato destro (non gliela lascio scegliere, desidero sia una in particolare), seduta anch'essa. Le parlo, le ricordo che ha perso da diverso tempo i genitori, ma che ora sua madre è alla sua destra e vorrei che le tenesse la mano, le parlasse...Quella è venuta meno prima di suo padre, ma per un pò possiamo stravolgere i tempi e la può avere lì, disposta a parlarle ad ascoltarla, con il padre che non c'è più.
"Mi manchi, ed è trascorso già parecchio tempo con questa mancanza e mi mancavi anche prima...Sono sempre stata più legata a te; ho voluto più bene a te mamma, ma nonostante questo, ora mi manca mio padre. E' stato un uomo distante, e molte volte "cattivo" con me, ma ora mi manca di più lui..."
La madre l'ascolta, con il capo piegato un poco in basso, annuendo leggermente e a tratti con qualche sospiro. Ora faccio alzare la persona alla sua sinistra e lì si siede suo padre. Lei è impietrita:. Sono tutti e due ancora lì, ai suoi lati, sensazione persa nel tempo? Mai stata? Silenzio...
"Papà, abbiamo perso tanto tempo. Inutilmente. Sono arrabbiata con te -lo ripeterà più volte-. Mi manchi. Volevo essere importante per te...Avremmo potuto incontrarci prima, non è avvenuto. Ora non ho forze ed io ti ricordo forte...Quando ero adolescente, ti vedevo forte, mi davi la forza...eri come la linfa...ed ora nessuno può darmi quella stessa cosa".
Lui: "Ti ho voluto bene..." - ha gli occhi umidi.
Lei: "Si, lo so, ma non me lo hai trasmesso ed ora mi manchi e sono ancora tanto arrabbiata con te...".
 Lui abbassa il capo, sempre tenedole la mano. Le chiedo di chiudere i suoi occhi e l'avverto ... tra qualche tempo quelle mani, ai suoi lati, quelle dei suoi genitori, si scioglieranno, ma prima di lasciare quel contatto, desidero faccia una cosa.
"Vedi...sono loro ad andarsene, a lasciarti, come sai, com'è avvenuto, ...tu sei qui e loro stanno per andare via. Le loro mani, lentamente, come avvenuto attraverso gli anni, rammenti...invecchiando, si allontaneranno da te. Desidero che mentre questo avviene, tu possa fare una cosa insieme a loro: lasciarli andare...-Pausa- "Si, lo so, sono loro a staccarsi da te ed è difficile fare propria una azione in coda a quella di un'altro, e si resta a subire...il distacco, l'abbandono; ma tu puoi pensarlo ora, finalmente puoi farlo: mentre loro ti lasciano, hai ragione...è accaduto, tu lasci andare loro, comunque siano stati, comunque tu li abbia vissuti, comunque sia accaduto. Questo, poi, penserà il tempo, attraverso le tue storie, anche silenziosamente a lavorarlo. Ma ora è importante che tu non subisca ...lasciando qualcosa di inesautito dietro te, ancora quello che è avvenuto. Puoi  osservare, comprendendo, che vanno via da te e di loro resta tutto quanto desideri dentro".
La madre ed il padre lasciano delicatamente le sue mani, perdendo sino all'ultimo piccolo contatto. Chiedo loro di tornare ai loro posti e vicino a lei si risiedono altri compagni di viaggio.
"Quando lei aprirà gli occhi, tu Pino, le dirai che vorresti lei venisse al cinema una di queste prossime volte e tu, Francesca, l'inviterai ancora ad andare a ballare e poi si può oraganizzare una cenetta, una sera, a casa tua. E voi tutti, ricordatele che sta lavorando in drammaterapia con voi ed il director e che c'è molto da fare, importante e vitale. Sorridetele...".
Lei apre gli occhi e tutti le parlano ed ora si sorride.
Lei: "Era tanto che queste cose erano qui, pronte ad uscire ed aspettavano la buona occasione; in tutto questo tempo l'ho capito". Fine



Found at: http://www.filestube.com/

Jula - Father! I Hate U (g.Kama)

U know that I hate the words like '4ever'
I don't wanna be perfect, i just wanna be better

I hate the words 'i love u'
i thought that i know u
you left me alone
like I was just a doll

I'm not your object
my name doesn't mean like forget
you showed me a feeling and that learns me how to be strong
you raise me that life isnt a fairy-tale
and now you are a great dramatist
thanks to you I know how to defend myself
because you hurt me so much

I hate the words 'i love u'
i thought that i know u
you left me alone
like I was just a doll

my heart is calling for help
but fate dont give me back those days
you know that you broke my life
but you still carry your head high.

HAITI, POETRY THAT SURVIVES...

PRIMA,

quando il sorriso non chiede ricchezza per esistere, nè la sicurezza del giorno dopo per contagiare e conquistare. Prima, quando le voci sono canti dove non è importante essere intonati, ma esprimere insieme e rendere allegri i nostri bambini e l'anima di tutti. Prima del buio...

BEFORE,
when the smile does not ask wealth to exist, or the safety of the next day to infect and conquer with 'love. Before, when the voices are songs where it is not important to be in key, but to share togheter and make our children happy and everyone's soul. Before of the darkness ..


                                                 

DOPO...

AFTER...

                                               

Movie: 1) By  michaelrolufs  "Dedicated to the beautiful people of Haiti in this time of great need. These live recordings and photos from Haiti, 2000, are a reminder that there is also beauty and dignity in a country that has suffered so much. You can help Haitians recover from the recent catastrophic earthquake by donating now to any rescue and relief organization active in Haiti"
2) Video through the courtesy of BloggersUnite for Haiti


FHERU

domenica 17 gennaio 2010

Winnie nasce di nuovo ad Haiti



Sua Madre, 18 mesi fa, ed ora la Terra la restituisce al sogno della Vita. Un parto cefalico, impolverato e per ostetrici... uomini disperati e fortunati, fondamentalmente pieni di speranza. Welcome Winnie!

Movie: Raw Video: TV Crew Helps Rescue Baby From Rubble

sabato 16 gennaio 2010

I BAMBINI DI HAITI

Ridateceli questi "bambini" storditi dal videogioco, seppelliti dalle macerie! Vogliamo ristringerceli addosso quei corpicini pressati da macerie e solitudine, "catatonci" dinnanzi alle luci delle vetrine di meraviglie elettroniche, dolci colorati troppo, spot capaci di muovere con loro il mercato.
Ridateceli tutti, comunque, lasciati soli in nome del progresso o perchè una polluzione genetica li ha messi n quel posto, eppure bello, diventato inferno in pochi istanti.

E poi...toglieteceli, toglieteceli tutti! Non li abbiamo saputi ascoltare. Qualcuno qui sta seguendo i capi griffati, e qualcun'altro è trattenuto sotto, imprigionato, dai lembi di un abito da sempre lacero.

Stride la coscienza vederli sullo schermo al plasma, sino nelle rughe precoci di smorfie di dolore, ed il potere del nostro magico mondo di bottoni a propinarci tutto...
Sono uguali, imparano tutto e presto e presto saranno al posto nostro e da quel luogo stanno guardando noi, piccoli, impigriti, corrucciati per il graffio all'auto, troppo corrucciati per quello e troppo soli per saper ascoltare loro. Due milioni a passeggiare smarriti su quelle strade...
I bambini di Haiti hanno bisogno di madri, di padri, di colori diversi da rosso e dal nero, dal buio e dal nulla. Che drammaterapista sarei se non ne adottassi uno? Di quale "empatia" potrei parlare ancora, se lasciassi muti i miei "neuroni specchio" a parlare di me stesso? Tanto, così tanto manca ,che poco, così poco costa interessarsi di loro. Mentre esorto Gianni a prendersi cura del bambino che è in lui, come sta facendo, tenero e caldo, tuttavia protetto...

"Credevo di essere forte.. Credevo di riuscire sempre.. consideravo gli altri.. No, non li consideravo proprio. Poi è successo qualcosa, il dolore si è fatto sentire, i dubbi sono diventati sempre più forti, e per anni ho vagato alla ricerca di qualcosa che non conoscevo, che forse non troverò mai... Poi qualche spiraglio di luce, la certezza che la vita è qualcosa di più. L'animo umano è complesso e meraviglioso e l'equilibrio tra la miriade di fattori che ci compongono e ci circondano, ci stimolano e ci attraversano, è fluttuante e instabile. Per questo continuerò a farmi "del male" a fianco al Director, cercando di non "accomodarmi sulle cose che conosco". Troppo facile percorrere le vecchie strade, e troppo spesso mi viene ancora in mente di mollare tutto e.. .andare... Gianni"

...decido di spostare il setting più in là. A volte deve essere fatto, in barba all'ortodossia che fa i calcoli della teoria sulle spalle larghe dei pazienti. Tutti i miei pazienti, in questo momento, hanno le spalle più forti di quei bambini e persino da quelli possono essere aiutati se a loro per un attimo danno un ascolto intenso. Avevo 16 anni, e su una rivista dedicata lessi una frase che ho poi riconosciuta sempre vera, di Jean Jono: un bimbo è di tutti.

(ANSA) - ROMA, 16 GEN:
L'appello di Francesco Totti per aiutare i bambini di Haiti (videomessaggio e spot radio per l'Unicef)
"Sono Francesco Totti e oggi mi rivolgo a te come ambasciatore dell'Unicef e anche come papà di due bambini. Dobbiamo tutti dare il nostro contributo per aiutare i bambini che sono rimasti soli, che hanno perso i loro genitori, che non hanno piu' una casa dove dormire, una scuola dove tornare. Questi bambini hanno bisogno di acqua pulita, assistenza sanitaria, cibo, protezione"

venerdì 15 gennaio 2010

Haiti: esercitazione di empatia!

Il titolo di questo post è volutamente provocatorio e legittimamente può lasciare perplessi. Ci occupiamo di drammaterapia e ricerca sul teatro drammaterapico, ma poi, in fondo, è la dimensione tipicamente umana che ci interessa. Che sia ristretta al nostro gruppo o, piuttosto, nel recinto più grande del vivere sociale.
Haiti (quello che vi sta accadendo) è parte della nostra esperienza di vita e la nostra vita si svolge su un pianeta "vivo" in costante movimento e rivoluzione. Sono affermazioni ovvie, ma desidero utilizzarle come punto di partenza per una considerazione specifica che riguarda come la nostra mente recepisca determinati eventi ed a quali conclusioni giunga, quali sarebbe augurabile potesse sviluppare. Rispetto a quest'ultimo punto, infatti, dobbiamo ritenere che da quando l'uomo si è sottratto all'ordine naturale degli eventi -quello stabilito,-per intenderci, dalle leggi della fisica e della biologia- e vi è stato questa "parto" eccezionale che è la mente, non è stato più possibile delegare tutto alla "insensibilità" della natura, perchè di per sè essa è ovviamente "neutrale". Il pensiero e l'autocoscienza hanno imposto la presa d'attto che esiste una responsabiltà da esercitare a questo punto del nostro approdo evolutivo. Un risultato che induce sempre più a pensare che siamo più il risultato possibile di un calcolo di probabilità che qualcosa di dovuto alla storia dell'universo, alle leggi evolutive di questo pianeta. Oltre un certo punto, la natura non ci può più salvare e, nonostante il nostro progresso, dato che su questa terra posiamo i piedi, sul suo cielo le nostre ali artificiali, non possiamo salvare neanche noi stessi. Tecnologia, diplomazia, politica, cultura, storia dell'uomo possono tutto d'un tratto essere inghiottite ed a nulla serve aver preso precauzioni (se poi, diciamolo, quasi mai si sono prese...). Era tutto poggiato lì, sul quel lembo di terra, tra povertà e ricchezza ed è svanito, L'intelligenza della natura non prevede rispetto per quella umana... il nostro ingenuo sconvolgimento mentale nasce proprio da questa inconsapevole considerazione, retaggio di una cultura scientista ed illuminista attuale e di  recente memoria storica, se poi pensiamo. Responsabilità...ma quale e come? Non alludo a quella tuttavia importante delle misure antisismiche. In qualche caso non riuscirebbe neppure quella ad eludere il Dramma...se delle auto possono essere sbalzate in aria! Piuttosto a quella di potere e volere esercitare un sentimento antichissimo, biologico, psicologico, culturale: l'empatia.
Esso rischia di essere dimenticato proprio a causa di una strana capricciosa degenerazione che la cultura può a volte comportare. Lo strano senso di potenza che l'individuo e le masse sentono di esercitare, quando rinunciano alla compassione, a compenso della straziante coscienza di essere "finiti", la psicanalisi ce lo ha detto. Il dono inaspettato e prodigioso della "mente" che ora abbiamo ci deve imporre di ri-appropriarci di questo sentimento sullo stesso pianeta, nello stesso sistema solare, nello stesso sistema di galassie ed universo conosciuto. Tutto il resto, la natura continuerà a farlo, osservata dal nostro sguardo "sensibile".





Come aiutare Haiti...per esempio
Agire - Le associazioni non governative riunite sotto il nome di Agire lanciano un appello per la raccolta fondi. Agire, che coordina molte ong italiane tra cui Amref e Save the children, si è attivata per raccogliere risorse e fornire immediata assistenza alle popolazioni colpite. È possibile effettuare donazioni attraverso carta di credito al numero verde 800.132.870; versamento su c.c. postale n.85593614, intestato ad AGIRE onlus, via Nizza 154, 00198 Roma, causale Emergenza Haiti; bonifico bancario sul conto BPM-IBAN IT47 U 05584 03208 000000005856. CAUSALE: Emergenza Haiti; donazione online dal sito http://www.agire.it/. È possibile inoltre effettuare una donazione di 2 euro inviando un sms al 48541 da cellulari Tim e Vodafone o chiamando lo stesso numero da rete fissa Telecom Italia. La numerazione è attiva fino al 31 gennaio 2010.

Movie: L'empathie

mercoledì 13 gennaio 2010

Drammaterapia: ancora sul processo drammaterapico. Cosa è avveuto, come avviene? Parte II



In questa fase, anche il "contatto" ha le caratteristiche di una reciprocità che parla di consapevolezza. "rassicurati" i personaggi-interpreti possono allontanarsi. Mentre inizia una terza fase...




I corpi a terra cominciano a mobilizzarsi, ad uscire dalla "letargia" invisibilmente commissionata dalla piece drammaterapica e sono accompagnati verso un risveglio della percezione critica della realtà e di quanto avvenuto e sta avvenendo. Le azioni del conduttore si velocizzano, nel passaggio da un interprete all'altro, ad accellelare il "risveglio" dalla trance (nota l'immobilità mantenuta di certe posture durante tutte le precedenti fasi).


Il "risveglio"...


Fine Piece

Drammaterapia: ancora sul processo drammaterapico. Cosa è avveuto, come avviene? Parte I


Parte I

Il conduttore (director) ora interviene, partecipando il processo e dirigendolo. Il rischio è, infatti, che la "vicenda" interna prenda la strada del pregiudizio conosciuto, percorra le direzioni usate, vietando l'approdo a nuovi percorsi, vanificando l'esperienza drammaterapica. Al regista specifico di ognuno con se stesso ("in"), si affianca quello che proviene dall'esterno ("out"). L'intenzione è quella di togliere esclusività allo spontaneo adattamento psicodinamico sollecitato, alla ricerca di nuove risposte (drama). L'iniziale approccio è, in questo caso, inizialmente "delicato"; riproduce in tal modo, enfatizzandolo, il carattere di "estraneità" a quanto si svolge nei soggetti -il reale-, ma, al tempo stesso, protegge da un "risveglio" inopportuno, uno strappo dall'in all'out . L'Io è fuori, rappresentato dal conduttore dove proiettare la dimensione interna; mentre la "regressione" fornisce dall'interno il materiale in forma di drama. Successivamente il "contatto" della direzione con la scena può divenire, dove utile, anche in modo intenso e violento, sotto la forma di "incursioni" nella scena inconscia dei soggetti o in calibrati "ritiri" a promuovere l'esame della realtà (hypnodrama).



Dalla dimensione delle due interpreti, il conduttore passa lentamente alla interazione con la "scena di fuori", l'esplosione del kamikaze, a mediare un nuovo passaggio negli interpreti, questa volta non spontaneo. Qualcosa di quanto appartenente alla scena "interna" che si è appena svolta, ora è nuovamente trasportato fuori (proiezione), per nuove "prove", accostamenti, distinguo. Viene evitata così la "fuga" dalla scena, il disinvestimento libidico, l'esito della sua trasformazione in l'auto-compiangimento. In questa fase (vedi foto), il conduttore si aggira tra le parti scomposte del kamikaze scoppiato, rappresentato da numerosi corpi (realtà simbolica); tanti kamikaze a terra, quanti gli spettatori, ad estendere il processo ad interpreti e pubblico. Dalle sedie comunque comode-scomode della visione del pubblico, il processo sollecita la dimensione di un teatro "totale" (CDIOT). L'interazione del conduttore insieme "salva" e "condanna" allo spettacolo (Grotowsky), nel senso che il contatto dello sguardo -la sua partecipazione empatica- "conforta" e "costringe" al dolore della "rappresentazione". Non vi è salvezza senza morte, anche al di fuori di una esegesi cristiana, giacchè la trasformazione è insieme perdita e conquista, propedeutica al cambiamento. In tale dimensione performativa, il dolore può essere modulato ed assurge ad elemento di progresso e mai condanna. E' proprio questo aspetto della conduzione che fa evolvere l'interprete verso una performance dove l'empatia (simbolicamente il senso di colpa proprio dell'osservare, dell'essere "fuori" e potenzialmente "dentro") è "comburente" e mai "scoria" della combustione.



Al "movimento" del conduttore, segue, specularmente, quello degli interpreti. Il loro drama si manifesta nella parte visibile, continuando a sollecitare il processo catartico. Non è più soltanto qualcosa di loro (nel conduttore),  ad interagire nella scena -vedi precedente fase-, ma sono loro stessi a farsi "interpreti" nell'interprete... Ho chiamato questo momento della piece del Il Kamikaze "consolazione": brandelli di corpo sono toccati, parzialmente sollevati e lasciati ricadere; qui la pietas è "matura", evoluta rispetto ai primi momenti. Anche gli interpreti a terra hanno la possibilità di ragire al tocco "taumaturgico" che salva, nella misura in cui desiderano e sono pronti per la "salvezza". La liturgia si sta celebrando (Grotowsky) nel rispetto delle specifiche persone e tempi del processo individuale/gruppale.

Foto: Foto di scena de "Il Kamikaze". CDIOT, 21 dic. 2009

martedì 12 gennaio 2010

Drammaterapia: Afghanistan, video kamikaze strage Cia. L'an.ima senza confini

(ANSA) "9 gennaio, 15,30  - DUBAI - Il giordano Humam al-Balawi, agente doppio di al Qaida, in un video ha affermato di essersi voluto vendicare dei servizi giordani e Usa.

E' la giustificazione per l'attentato suicida del 30 dicembre in Afghanistan in cui sono rimasti uccisi 8 agenti Cia. E' quanto ha affermato lo stesso giordano nel video-testamento diffuso oggi dalla tv al Jazira. Il padre dell'attentatore ha confermato l'identita' del figlio, lo definisce un martire e per la sua morte accusa la politica Usa nella regione"



Quanta tregua regala ha il fermo immagine di quanto ricade al suolo dopo la deflagrazione? Non puoi "rallentarlo" in eterno; non puoi "negare" la pellicola, nè farla scolorire sotto la luce pungente di un proiettore acceso a piacere...Così, dopo lo scoppio, i nostri spettatori ne hanno riprodotto l'eco. Crudele, silenzioso, quasi immoto. Non vi è stata più distinzione tra la recita di ciò che si è e di quanto ci viene raccontato, perchè nessuna moviola a sottolineare un "fuori gioco" che annulla l'azione, banalizza l'attacco, contravviene i goal nella tua testa. Ospiti, loro, ospiti gli attori, ospite il luogo e le luci ed il silenzio. Importante performance del pubblico, grande amicizia con la Storia, un sentimento che fa male, senza eroismi, denudato dalla retorica della "guerra", dei "confini", della "fede".




La devastazione dei luoghi della vita è un simulacro assolutamente povero rispetto all vita fatta brandelli. Carmen e Tonina sconconvole: il pubblico è scoppiato insieme agli attori. Quale kamikaze, quale moltiplicazione del "morire" a muovere il drama che "nasce", embrione della coscienza che ha bisogno della propria "storia" per vivere. Ed allora sono gli occhi di questa madre e di questo figlio a proiettare la scena. Essa, la scena giace con il loro sguardo immobile, mentre-lo dicevamo. il cielo ancora sta precipitando insieme pezzi di carne e di terra, per tornare alla finta quiete del nulla, che nulla non può più essere. Tutto non è avvenuto, chiede con poetà uno spazio di supplenza al poi e la coscienza cresce, assoldando un fragoroso dolore, muto, ma violento, fatto più di paralisi che di atti.



Madre e figlio (nella piece Carmen interpreta il ruolo del "figlio") crollano insieme a tutto. Sedute, dentro la loro anima continua la caduta di tutto, della speranza fondamentalmente. La pietà assolutamente "egoistica" verso quanto rimane di quanto era stato e sarebbe potuto essere ancora. Il processo drammaterapico lavora verso i due poli: ruba alla scena per ricrearla dentro, il più spesso silenziosamente. Allora l'attore, l'interprete appare irretito, l'hypnodrama addormenta la soglia di consapevolezza dell'individuo, quasi naufrago tra appigli incapaci di trattenere, sorreggere, dirigere. Una importante regressione lavora al servizio dell'Io.



Ora, quanto della realtà fisica è fuori può essere lasciato "fuori". Tutto è stato messo dentro, rapinato dalla scena e processato nella "scatola nera". L'immobilità si scioglie ed il dolore diventa umido, cerca il contatto, la condivisione: ha inizio il processo di catarsi. Il figlio si abbraccia alla madre, così poco figlio se è stato abbandonato, così poco madre se ha lasciato andare. La "iscrizione" del senso di colpa dona un amaro conforto, forse il pentimento farà risorgere; momento importante per importanti "rivelazioni", oltre la nevrosi verso la capacità della "perdita".

Foto: Foto di scena de "Il Kamikaze". CDIOT, 21 dic. 2009

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

COMUNICATI STAMPA