
Ieri sera, ri-fondazione del Creative Drama & In-Out Theatre. Vi erano le persone giuste. Alcune energie, buone, importanti, le abbiamo lasciate lungo un percorso che ora finalmente ha designato chi dovrà sorreggere, interpretare, sperimentare fondamentalmente, questo “teatro dramma terapico”. Sei persone, cinque attori, un’assistente alla regia, un director.
Eugene Ionesco ci ha fatto compagnia, in silenzio, discreto come sempre, di certo, benevolmente, ha sorriso del nostro tentativo di “leggere” l’assurdo; ma poi ci ha “perdonato”, visto che di mezzo c’erano le nostre autentiche emozioni a tentare di decifrarlo. Seduti a terra –per la verità due su cuscino, tre su busta, un sesto su polistirolo. Aria di vernice fresca, bianco di pareti verniciate, qualche barattolo e pezza a dare un calore all’ambiente, futuro soggiorno ed angolo cottura di casa di Maria Pina…
Breefing di progetto e racconto, con l’ardita impresa di tentare il racconto di un progetto che sta appena nascendo. Ionesco sempre lì, a guardare. Abbiamo scomodato una massa di “rinoceronti” nella Parigi del ’68 ad iniziare una contestazione al luogo e buon senso comune istituito a regola, rivoluzione già annunciata nell’opera di questo teatro dell’assurdo che –l’abbiamo detto- non crede al bisticcio linguistico, ma alla semantica riscoperta dal singolo individuo e fatta progetto personale e sociale in se stessi. L’importanza del processo dramma- terapico e delle sue possibilità “catartiche”, con tutta la sequela di effetti collaterali, se si presta il nostro corpo e la nostra mente totalmente al trauma, è stata al centro della discussione. Creare un teatro che crede nel lavoro introspettivo al servizio dell’interpretazione teatrale è andare oltre; è reinterpretazione di segni universali e particolari (quelli dati dall’autore), con la consapevolezza che nessun gesto o verbo può essere prestato senza una coscienza di quanto avviene in questa “incorporazione” e “restituzione”. Azione "responsabile" davanti e dietro lo spettatore
Grazie Stanislavskij e poi grazie Grotowsky, Barba. Sappiamo come la dimensione altra di noi possa essere sollecitata dal “teatro” ed avere a disposizione la “trance dell’attore”, aiuta questa espressione. E grazie Jodorowsky, per quella segnaletica di rituali dentro i quali re-inscrivere la propria storia; così che si presti ad essere smontata e rimontata mille volte nei suoi simboli, senza il dolore che spezza le ali del volo del nostro inconscio, verso il "cambiamento". Grazie ancora Jurij Alschitz, per il riconoscimento che l’umanità è più grande di qualsiasi “direzione” registica, se le si permette, attraverso la disciplina, di esprimersi. E grazie infine Jacques Lecoq a ricordarci l’importanza del “gesto”.
I rinoceronti aspettano di correre. Li faremo correre dove serve. Nella rivoluzione che crea visuale sul pianeta di “prima”; e vaporizzare, nella grottesca farsa – eppure a volte dolorosissima- della rivoluzione asservita all’istinto di potere senza controllo. Saremo cauti e ci lasceremo suggerire. La vertiginosa emozione di regalare “testi”, mai scritti, a noi stessi ed agli altri, senza inganno. Welcome CDIOT!
CDIOT è Francesca, Maria Pina, Pino, Spartaco, Gianni, Ermanno e tutta l'Umanità fuori, è i maestri della drammaterapia e del teatro tutto.
Foto: Berenger & Daisy, atto IV, Laboratorio su "Il Rinoceronte" di E. Ionesco, CDIOT, settembre 2009
1 commento:
E’ passato appena un semestre ed il CDIOT ha avvertito la necessità di essere ri-fondato: necessità per me intesa nell’accezione del rivivere o del riappropriarsi dei propri desideri forse tanto minacciati dagli eventi.
Dispiace per i fondatori non più presenti ma rimangono cari le loro idee, il loro affetto ed i loro preziosi suggerimenti, in forma più o meno visibile, nei loro post.
Il luogo si è prestato molto alla situazione perché locale in attesa di essere abitato: grazie dell’ospitalità.
E’ lì che iniziamo a preparare il nostro profondo per accogliere al meglio le maschere dei personaggi ioneschiani. La speranza mai nascosta è quella di riuscire ad ottenere una sorta di processo catartico cercando di misurare una cosiddetta distanza estetica dal personaggio.
Non importa l’arredamento non presente ma è bello sentire l’odore fresco di vernice, le pareti bianche ed il calore umano dell’incontro.
Più che evocare ed applaudire gli illustri autori voglio dire grazie a te director per l’ascolto, la tenacia, l’impegno, le possibilità, che trasfondi in noi e che ci ritornano verosimilmente nella capacità di dirigere i nostri destini.
Stasera non correranno solo i rinoceronti ma le nostre emozioni volte tutte alla possibilità di poter riscrivere ed interpretare la nostra storia.
Pino Gencarelli
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