Sono convinto che lo specchio riflette l’immagine di chi ha davanti, con la fedeltà propria dell’elemento inerte di cui è composto, a meno che non sia costruito appositamente per deformare la realtà del riflesso stesso.
Però, ci sono casi in cui “l’ingratitudine” dello specchio potrebbe risultare macroscopicamente forte, addirittura eccessiva, perché mostra impietosamente ciò che ha davanti, ingigantendone il significato, senza la possibilità di spiegare o razionalizzare alcunché.
Un’immagine. L’interpretazione di chi la guarda. Punto!!
L’immagine che compare sul blog e mi ritrae in una situazione di estrema sofferenza, piegato dal peso del mancato rapporto d’amore con Daisy, riflette fedelmente la realtà di quell’attimo, ma, nello stesso tempo, io “so” che insieme a quel Gianni convivono altri “me”, altrettanto veri e visibili agli occhi altrui.
Quale è il vero Gianni? Questa la domanda che per prima ha formulato il mio pensiero.
E poi: perché nello specchio di tutti i giorni vedo una persona così diversa da questa?
E ancora: possibile che la negazione di quello stato d’animo -e di altri sentimenti simili-, sia causa della mia sofferenza?
Mi sono risposto che deve essere così, ma ho scoperto anche che il Gianni della foto mi piace comunque, con i drammi e le debolezze, anzi, mi piace di più. No, ho sbagliato. Non mi piace di più; ho cominciato ad amarlo, con i suoi difetti e le difficoltà. E magicamente, per uno strano collegamento tra gli specchi, ho imparato a vedere con occhi diversi anche quello che vedo tutti i giorni negli specchi che incontro. Qualche volta sorrido pure. Qualcuno penserà che non sono sano di mente...
In fondo questi specchi a me non sembrano tanto ingrati…
Caro Gianni, come sai e vedi, generalmente evito di intervenire direttamente sui vostri post, in forma di dialogo, altrimenti si riprodurrebbe una sorta di inconsapevole interrogazione agli auspici, agli arustici, all'oracolo in cerca di risposte o nel timore di vederne mancate. Il dialogo è piuttosto silenzioso, avviene attraverso il pocesso drammaterapico, nella rilettura di quanto si va sperimentando ed elaborando ed anche negli stimoli che vi "prescrivo" nei blog. Ma qui -lasciami dire- non posso fare a meno che risponderti con una grande pacca sulla spalla sorridendo e contento di quanto, importante ed insieme divertente, hai comunicato e prodotto ora ed in questi giorni. Spero il "contagio" infetti sempre più il gruppo! Mi hai fatto sorridere, seriamente. Che sincretismo di affetti autentici, grazie.
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