@ Slesia
a proposito di Rhinocéros
Rhinocéros: bellissima piece!!
Studiata in Letteratura Francese durante l'anno a St Andrews e vista in una versione messa insieme da un gruppo di studenti (ok, in inglese!). Simbologia fortissima: l'essere 'rinoceronte' che terrorizza tutti, ma che allo stesso tempo emerge, in modi e tempi diversi, in quasi tutti; perfino le persone di cui il protagonista si fidava di piu' (perfino Daisy!). Si', probabilmente il Rhinocéros e' il Comunista, o il Nazista; ma, piu' universalmente, il dramma parla di identita' e di conformita', del se' e della societa', di cio' che e' valutato e riconosciuto come valido e/o apprezzabile, e di cio' che e', profondamente, onesto, genuino...vero. Solo il protagonista, Bérenger, resta immune. Lui che e' un uomo comune, anzi forse un po' lento (un uomo, forse direbbe Italo Svevo, 'inetto'), non molto stimato dagli altri: gli intellettuali, i suoi ‘superiori’. Eppure lui e' l’unica persona AUTENTICA. Nell’essere semplicemente se stesso, con le proprie limitazioni e le proprie nevrosi, rivendica il diritto di essere vero e vivo, di non essere omologato, alienato, da una societa’ che lo vorrebbe ‘efficiente’, ‘integrato’, ‘perfetto’ secondo i propri canoni (borghesi, comunisti, o nazi-fascisti che siano), ma non indipendentemente ‘pensante’ e ‘senziente’, non SE’. Insomma, un uomo come quelli spesso dipinti da Magritte, con una mela al posto dell’individualita’ dei lineamenti e tutti vestiti in completo nero e bombetta…
@Director
Pronto il mio ultimo post, Slesia -inserito dopo il tuo commento-, leggo quanto hai scritto. La telepatia intellettuale, quella mossa dall'amore speculativo per la "ricerca dell'uomo nell'uomo" esiste! Un bel risveglio ora il tuo, carissima nella verdi piane della Scozia.
a proposito di Rhinocéros
Rhinocéros: bellissima piece!!
Studiata in Letteratura Francese durante l'anno a St Andrews e vista in una versione messa insieme da un gruppo di studenti (ok, in inglese!). Simbologia fortissima: l'essere 'rinoceronte' che terrorizza tutti, ma che allo stesso tempo emerge, in modi e tempi diversi, in quasi tutti; perfino le persone di cui il protagonista si fidava di piu' (perfino Daisy!). Si', probabilmente il Rhinocéros e' il Comunista, o il Nazista; ma, piu' universalmente, il dramma parla di identita' e di conformita', del se' e della societa', di cio' che e' valutato e riconosciuto come valido e/o apprezzabile, e di cio' che e', profondamente, onesto, genuino...vero. Solo il protagonista, Bérenger, resta immune. Lui che e' un uomo comune, anzi forse un po' lento (un uomo, forse direbbe Italo Svevo, 'inetto'), non molto stimato dagli altri: gli intellettuali, i suoi ‘superiori’. Eppure lui e' l’unica persona AUTENTICA. Nell’essere semplicemente se stesso, con le proprie limitazioni e le proprie nevrosi, rivendica il diritto di essere vero e vivo, di non essere omologato, alienato, da una societa’ che lo vorrebbe ‘efficiente’, ‘integrato’, ‘perfetto’ secondo i propri canoni (borghesi, comunisti, o nazi-fascisti che siano), ma non indipendentemente ‘pensante’ e ‘senziente’, non SE’. Insomma, un uomo come quelli spesso dipinti da Magritte, con una mela al posto dell’individualita’ dei lineamenti e tutti vestiti in completo nero e bombetta…
@Director
Pronto il mio ultimo post, Slesia -inserito dopo il tuo commento-, leggo quanto hai scritto. La telepatia intellettuale, quella mossa dall'amore speculativo per la "ricerca dell'uomo nell'uomo" esiste! Un bel risveglio ora il tuo, carissima nella verdi piane della Scozia.
1 commento:
Diario del capitano oggi 28 aprile 2009
THE SOUND OF SILENCE (lettera al guerriero miseria)
Si è vero, di quel vero che vive.
Di quei giorni di storia caduti in una scatola vuota
e quanti spazi per sbattere contro gli angoli della paura;
l’esatto e il contrario, la regola dell’ingaggio
il perfetto apice assolato e assoluto dell’assurdo che muove e si muove.
Si è vero, di quel vero che muore.
Risposte, nel buio dell’informata ignoranza
poi scrivo rapito d’angoscia e ancora li vedo
i bimbi che vivevano nella mia storia
nel mio mondo, giro la testa e le aspetto
le mamme che non torneranno nella mia storia.
Oh bastarda miseria
quante anime vuoi ancora? Gridai perso.
Quanti nomi devi ancora cancellare prima di sentirti appagata?
Il tuo nome è ovunque
crudele miseria non andare oltre. Non proseguire il tuo viaggio.
Guardali i miei pensieri nel mondo come fogli di carta, bruciati.
Fuoco, per quanto ancora che la fiamma dell’odio indebolita si spenga?
Allontanati da me spettro d’inchiostro imbrunito d’aurora e cieco tramonto. Cosa vuoi più nella tua povera infantile illusione superiore?
Ma guardala questa notte che ti abbraccia senza pretese e nulla in cambio
Un angelo che ti percorre la mente ed ogni suo sperduto impianto
Alibi dissetati; chiasso e rumore e confusione di una piazza d’agosto
un bisbiglio silente risale le colline della mia suggestione
Cerco il mare si il mio mare la mia nave, ancora una storia da scrivere
li aspetto. Nel cuore, mi aspetto dal cuore una voce squillante
un mare di pietosa compassione o una fuggevole intuizione.
l’essere in me, l’essere libero!
Guerriero la tua guerra è la mia ed io non voglio, non farlo per me
piangeremo insieme se vorrai, piangeremo insieme se non vorrai
Vola ancora, gioca con me ti prego
con le scatole della piccola magia che rende uguali i diversi.
Io non voglio e se fossi in te non vorrei, li in quell’unirsi di spasmi
cancellare i ricordi come scarabocchi, le città, ogni piccolo germoglio, le mura cedute sasso dopo sasso.
Io non voglio te lo grido, con la voce che ho perso
Ho perso te guerriero
ho perso se ti ascolto, ho perso se ti aspetto, ho perso se ti fuggo e continuo a sbattere contro gli angoli della paura.
No, troppo per una storia senza copione o ragione d’essere narrata
io non voglio ascoltarti guerriero, ti lascio nel vento,
guarda la mia schiena guerriero, Coraggio! se vuoi. Io lasso di tempo troppo breve per le tue urla, uomo troppo poco per la resa del pianto.
Io torno a casa, ovunque, casa sia, riposare la quotidianità.
Ascolta il suono del silenzio. Di ogni silenzio.
Mai niente di più grande.
Mai coscienza spogliata dell’armi s’è negata al suo incanto.
Nulla come l’Eterno mai vinto. Ascolta
l’infinito ne è pervaso.
Il Capitano
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