@ da Indaco
Vuole solo colori.
Il nero l'infastidisce: è il tempo che s'è stinto.
La mole di tristezza sovrasta il sonno.
E sa: potrebbe regnare la pace in quel novello rituale: desiderio di partiture notturne ed arcane: dolci, arrendevoli e diurne, le medesime tigriture.
Sappiamo soltanto che da casa Humboldt è tornata nel Khana indiano.
Là è stagione di monsoni.
Là non fa che piovere.
Lei non fa che cercare, cercare, cercare qualcosa.
La natura è arida, secca: non ha da offrire che sterpi: palpito sfiorito dove crudeltà è più verde.
C'è qualcosa, però, in cui lei trova armonia: la pioggia sul suo magnifico mantello.
Ama sentirlo bagnato.
Per questo non si ripara: l'acqua -sapore/odore benedicente- rende tutto familiare: e lei si erge per poter rifulgere, mentre l'acqua, sua complice en-plein-air, impone invano alla foresta di celebrare nuove liturgie gemmanti.
Fiotti d'idillio su idillio.
Trascorre un mese.
Torna il tempo in cui lei addenta il sole insaccato, prima che questo scolpisca l'afa di sempre.
Discendono gli occhi suoi.
Le stille non s'acquetano.
Per l'ultima volta eluderà se stessa, lasciandosi catturare e trascinare in casa Humboldt.
Quel che resta sarà un esile respiro di corda.
Sapendosi -nel morire- epilogo, fioritura, Rinascenza.
Il nero l'infastidisce: è il tempo che s'è stinto.
La mole di tristezza sovrasta il sonno.
E sa: potrebbe regnare la pace in quel novello rituale: desiderio di partiture notturne ed arcane: dolci, arrendevoli e diurne, le medesime tigriture.
Sappiamo soltanto che da casa Humboldt è tornata nel Khana indiano.
Là è stagione di monsoni.
Là non fa che piovere.
Lei non fa che cercare, cercare, cercare qualcosa.
La natura è arida, secca: non ha da offrire che sterpi: palpito sfiorito dove crudeltà è più verde.
C'è qualcosa, però, in cui lei trova armonia: la pioggia sul suo magnifico mantello.
Ama sentirlo bagnato.
Per questo non si ripara: l'acqua -sapore/odore benedicente- rende tutto familiare: e lei si erge per poter rifulgere, mentre l'acqua, sua complice en-plein-air, impone invano alla foresta di celebrare nuove liturgie gemmanti.
Fiotti d'idillio su idillio.
Trascorre un mese.
Torna il tempo in cui lei addenta il sole insaccato, prima che questo scolpisca l'afa di sempre.
Discendono gli occhi suoi.
Le stille non s'acquetano.
Per l'ultima volta eluderà se stessa, lasciandosi catturare e trascinare in casa Humboldt.
Quel che resta sarà un esile respiro di corda.
Sapendosi -nel morire- epilogo, fioritura, Rinascenza.
Foto: foto di scena "trascinamento della tigre", piece "il fissatigre" 11.05.08
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