@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

martedì 20 maggio 2008

ciò che è veramente nuovo fa paura e meraviglia...






















@ da Neko
sul post " Paura e Meraviglia"

Cortàzar dice, a proposito di queste due sensazioni: "Ciò che è veramente nuovo fa paura o meraviglia. Queste due sensazioni egualmente vicine alla bocca dello stomaco accompagnano sempre la presenza di Prometeo; ciò che resta è la comodità, quel che riesce sempre più o meno bene [...]".

A distanza di due anni dalla mia prima lettura, all'interno dell'Atelier, del Fissatigre di Cortàzar, sono ancora vive in me -qui, nella bocca dello stomaco- quelle sensazioni di Paura e Meraviglia...
Dopo una nottata trascorsa insonne nel tentativo di individuare la ragione di tanta emozione, questo è ciò che scrissi: "Si tratta di una cerimonia collettiva, di un rito tribale, che passa attraverso una serie di atti rituali precisi, rigidi [...]. E' così che si compie un rito nel quale l'individuo giunge a sentirsi parte non più soltanto di un gruppo di persone ma dell'universo intero - che è infinitezza contrapposta alla finitezza dell'essere mortale - dove non esiste più la differenza fra l'io e il tu, fra "la tigrità e l'umanità", è una "colonna di contatto" in un "movimento che è vertigine, sospensione, approdo" in un lido sicuro, dopo aver navigato nei marosi dell'isolamento".Questo, allora ed oggi, il MIO Fissatigre... non rappresentazione teatrale di un rito ma rito operato sulla scena.Questo il viaggio simbolico che ho fatto e nel quale ho inteso condurre i miei compagni e il pubblico presente.La tribù -il gruppo di attori-, la tigre (il nostro disagio), gli atti rituali -il copione del nostro Fissatigre-, i ruoli, lo sciamano -il nostro Director-... tutti gli elementi del rito sono presenti.Vero rito, dunque, nel quale sento di aver operato io, senza maschere, nuda, nella libertà della mia verità, libertà non soffocata ma incanalata nelle regole e nei ruoli del nostro rito. "Non siamo soli!" sembra gridarci Cortàzar con il suo Fissatigre dal secolo appena conclusosi. Certo, le "tigri" esisteranno sempre e, dal nostro incontro con loro, sempre nasceranno paure e pericoli. Ma no, non siamo soli! Finché saremo parte di un'umanità capace di tanto afflato, vi sarà sempre per noi una speranza di salvezza! Ma... attenzione, ragazzi! La tigre non è morta... e presto potrebbe tornare a ruggire ancora...

Dal Director...

Cara Neko ed ancora tu scrivevi..."Non vedo tanto il fissatigre come uno strumento atto a fissare qualcosa (se non la gioia ineffabile della vittoria finale in cui ciascuno gioisce della riuscita di un atto di condivisione, esorcizzazione e superamento di un’atavica paura dell’uomo) quanto, piuttosto, come simbolo della forza e dell’unità di un gruppo di persone che, ai nostri tempi, chiamiamo famiglia ma che, nella società dei primordi della vita dell’uomo, avremmo chiamato tribù.
Ciò che mi ha colpito di questo brano è l’aspetto rituale.
Si tratta inequivocabilmente di una cerimonia collettiva che passa attraverso una serie di atti rituali precisi e definiti, oserei dire rigidi, nei quali ogni membro del gruppo ha dei compiti specifici, dai quali non bisogna prescindere, pena il pericolo dell’esistenza in vita del gruppo in quanto tale e di ogni singolo individuo facentene parte (quindi anche di se stessi).
Esiste quindi una doppia assunzione di responsabilità di ciascun membro: nei propri confronti e nei confronti del gruppo tutt’intero.
Questa serie di atti rituali si fonda anche sulla rinuncia di ognuno ad una quota della proprio libertà individuale a favore dell’unità del gruppo.
Sacrifici questi (l’assunzione di responsabilità e la rinuncia ad una parte di libertà individuale) che consentono a ciascun membro del gruppo di giungere a quella gioia finale che li ripaga completamente, permettendo all’individuo di sentirsi parte di una gruppo...
"
Chi potrebbe dire mai che la drammaterapia non funziona!
Foto: foto "fuori scena" Un fico nasce in un Tombino, da una scoperta di Azzurro, 11.05.08

1 commento:

Anonimo ha detto...

@NEKO, ALL'ATELIER e DIRECTOR
Carissima Daniela, questo tuo scritto è semplicemente bellissimo, sia per profondità d'analisi che per intensità poetica. Lo sento ispirato a quel senso di aggregazione gruppale che entrambe condividiamo con grande forza.
Registra la rinuncia al proprio Io individuale - ma non all'anima del singolo - per sorpassarlo con il desiderio del Noi.
Non è affatto semplice. Oggi viviamo il barometro della decadenza, umanamente infragiliti da questo mondo sghembo e malaccorto, nel quale molti di noi si riconoscono vocalità tremule, disperate.
Dobbiamo guarirne, così possiamo. Possiamo tentare di intrecciare altre guarigioni.

DOMANDA CHE RIVOLGO A TUTTI:
Se il dolore è una condizione reale, impararlo servirà a dissolverlo?
Io credo nella Compassione.
Credo nell'urgenza di mani per sorprendermi viva nella morsa.
E' il bisogno di trovarvi un riparo; necessità della memoria; l'inestinguibile forza primigenia che m'attraversa.
Ogni giorno mi ripeto la stessa cosa: Non piegare lo sguardo, Nina. Non piegare mai lo sguardo di fronte a un uomo solo.
Poi aggiungo: Sii serena.

IL RITO E LA TRIBU':
Cara Neko, torniamo al Noi in relazione al Fissatigre.
Cortazar sembra quasi affermare quanto gli uomini siano incredibilmente attratti da ciò che è insensato.
Ed è l'insensatezza provocatoria e apparente che Julio ci regala per spunti di riflessione.
Il rito e la tribù è fra questi.
In questa settimana mi sono chiesta se il rito aggregante in casa Humboldt fosse accaduto nella vita.
Cosa è realmente successo in ognuno di noi? Qualcosa è cambiato?
Il rito, i riti, i ruoli, i personaggi, gli oggetti, l'animale, hanno ricomposto qualche costola ingabbiata?
Io ho sofferto, lo sapete.
Tuttora la tigre non riesce ad andarsene.
Ma perché non diventa midollo disfatto nella mia forma-memoria? Cosa la trattiene?
Ribalto la domanda e formulo un'ipotesi: sono io a trattenerla poiché il rito salvifico non si è compiuto del tutto l'11 maggio scorso?

Nei popoli primitivi, le ritualità erano puramente legate alla Natura, alla fusione con la terra, vera genealogia materna.
La terra partoriva e accoglieva. Esistevano riti in cui l'uomo e la donna, uniti nell'estasi sessuale, ingravidavano l'humus in presenza della tribù e dello sciamano. Li circondavano tra urla di gioia, approvazione, danze e canti.
L'atto del concepimento era dunque collettivo, e associato alla fertilità della terra.
Questa è per me meraviglia: un insieme privo di vergogna, pudori e paure.
L'incedere dell'alba era il nuovo inizio, dopo che la notte s'era mangiata il sole.

Il 12 maggio 2008 mi sono svegliata con gli occhi paludosi e molli. Non barattavo pensieri.
Sentii soltanto che il mio cuore fuggiva per tornare nel fremito a rammemorare un sé felino palpitante di vita.
Credo anch'io, Neko, che la tigre debba morire, ma solo per completare qualcosa rimasto irrisolto non soltanto in me.

Concludo questo mio scritto affermando che l'esperienza del Fissatigre è stata importante e decisiva; che gli avvenimenti forzano le verità; che il risveglio permette all'inconoscibile di farsi certezza sul conoscibile, e il visibile si annoda all'invisibile.
Un abbraccio a te, alla Compagnia e al Director.
*
Nina

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

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