@ da Plinio Perilli
“Quello che si lascia vedere… Quello che si nasconde…”
“Il ritratto, questo genere in apparenza tanto modesto,
esige un’immensa intelligenza. Occorre certamente che
la fedeltà dell’artista sia grande, ma la sua divinazione
dev’essere pari. Quando vedo un buon ritratto,
indovino tutti gli sforzi dell’artista, che ha dovuto
vedere dapprima quello che si lasciava vedere, ma poi
indovinare anche quello che si nascondeva.”
Carissimo director e Compagno di Viaggio,
perché sono riandato a spolverare nientemeno che una citazione di Baudelaire critico d’arte al “Salon del 1859”? Ma perché anch’io – e ancor più quando debbo parlare, ritrarre persone che stimo, peggio: amo – accuso e tradisco tutti questi sforzi di dover vedere dapprima quello che si lascia vedere, e molto più d’indovinare anche quello che si nasconde!…
Tutte queste dinamiche in marcia e in rotta nella campagna napoleonica con il proprio Io che Nina ha dovuto liberare, affrontare dopo la splendida prova drammaterapica del suo, nonché tuo Fissatigre, sono degne, lo so, della nuda e romanzata cronaca d’una battaglia, della mappa e del brogliaccio d’un Generale di Cavalleria alla Ney –più che del raffinato taccuino di un Docente e Dottore di Psiche, quale tu sei, eccome-.
E non importa se questa battaglia è Waterloo od Austerlitz, una sconfitta irredimibile o una munifica vittoria…
Quello che è certo è l’agone spasmodico di Nina per risalire quest’io, ruggire ogni stilla, ogni brandello di sangue e carne della Sua verità.
Nessuno di noi, per fortuna, è senza colpa o aureola d’ombra – ed anche Nina sconta il duplice peso, la volitiva irruenta scelta di far coincidere, sovrapporre la testimonianza di Ciò che si lascia vedere col rito quasi tantrico di Quello che si nasconde…
Ma come dubitare della sua sincerità –commovente, ingenua, addirittura imbarazzante, a unghiare e unghiarsi ogni frammento, creatura, oggetto o lacerto di Realtà, divorare ogni scoria d’infingimento…-. E una volta tanto, non come materiale di romanzo, supremo comodo alibi narrativo o intellettuale…
La Tigre è stata fissata. La Tigre ha paura… Lei, sia chiaro!
esige un’immensa intelligenza. Occorre certamente che
la fedeltà dell’artista sia grande, ma la sua divinazione
dev’essere pari. Quando vedo un buon ritratto,
indovino tutti gli sforzi dell’artista, che ha dovuto
vedere dapprima quello che si lasciava vedere, ma poi
indovinare anche quello che si nascondeva.”
Carissimo director e Compagno di Viaggio,
perché sono riandato a spolverare nientemeno che una citazione di Baudelaire critico d’arte al “Salon del 1859”? Ma perché anch’io – e ancor più quando debbo parlare, ritrarre persone che stimo, peggio: amo – accuso e tradisco tutti questi sforzi di dover vedere dapprima quello che si lascia vedere, e molto più d’indovinare anche quello che si nasconde!…
Tutte queste dinamiche in marcia e in rotta nella campagna napoleonica con il proprio Io che Nina ha dovuto liberare, affrontare dopo la splendida prova drammaterapica del suo, nonché tuo Fissatigre, sono degne, lo so, della nuda e romanzata cronaca d’una battaglia, della mappa e del brogliaccio d’un Generale di Cavalleria alla Ney –più che del raffinato taccuino di un Docente e Dottore di Psiche, quale tu sei, eccome-.
E non importa se questa battaglia è Waterloo od Austerlitz, una sconfitta irredimibile o una munifica vittoria…
Quello che è certo è l’agone spasmodico di Nina per risalire quest’io, ruggire ogni stilla, ogni brandello di sangue e carne della Sua verità.
Nessuno di noi, per fortuna, è senza colpa o aureola d’ombra – ed anche Nina sconta il duplice peso, la volitiva irruenta scelta di far coincidere, sovrapporre la testimonianza di Ciò che si lascia vedere col rito quasi tantrico di Quello che si nasconde…
Ma come dubitare della sua sincerità –commovente, ingenua, addirittura imbarazzante, a unghiare e unghiarsi ogni frammento, creatura, oggetto o lacerto di Realtà, divorare ogni scoria d’infingimento…-. E una volta tanto, non come materiale di romanzo, supremo comodo alibi narrativo o intellettuale…
La Tigre è stata fissata. La Tigre ha paura… Lei, sia chiaro!
Foto: Indaco e Poldo, Laboratorio su Grotowsky, aprile 2008
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