Ciao Director, ciao amici del gruppo, sono Grazia (l'ospite del vostro ultimo gruppo di incontro del venerdì), e vorrei esprimervi i miei pensieri riguardo questo lavoro fantastico che state (o stiamo) svolgendo. Trovo molto interessanti le considerazioni del vostro capo (!) e mi piace molto il fatto che si possa spaziare in una materia così vasta e così ricca di realtà e sentimento. Mi chiedo se l'uomo poi, alla fine di tutto, non è solo quando nasce e quando muore? Ciò mi fa riflettere sul fatto che i sentimenti di ognuno di noi devono fare i conti con ciò che ci circonda e con il momento storico e con il momento personale in cui essi sono vissuti, e ciò non sempre coincide perfettamente con quello che ognuno di noi desidera. Forse, alle volte, nella vita come in questo dramma di Ionesco, i disastri, gli avvenimenti che in qualche modo ci distruggono, hanno il senso, importantissimo ed imprescindibile, della rinascita, della ricostruzione che vuol dire tornare a vivere, e come dice il "capo", non sensi di colpa, ma ripetere, rinnovare, metterci qualcosa di diverso!
Inoltre, mi è venuta un'idea per quanto riguarda la rappresentazione teatrale: sarebbe bello mettere in scena due personaggi di Berenger, proprio per valutare in la contrapposizione la scelta di "esserlo" e "non esserlo", per valutare gli stati d'animo che ciò comporterebbe.
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