@ Dedalo
“A me, solo a vederli [i rinoceronti], mi mettono l’agitazione addosso. E’ un fatto nervoso. Non è che facciano rabbia, no, non ci si deve arrabbiare, la collera può portarci chissà dove, io ci sto attento, ma mi fa un certo effetto qui… (si tocca il cuore)… mi si stringe il cuore, ecco!” (Berenger, III atto, pag. 98)
Perché Berenger non diventa un rinoceronte? Qual è il ragionamento che fa? Qual è l’argomento che possiamo opporre alla rinocerontite, il pensiero che possiamo diffondere tra le persone affinchè esse, uno volta uditolo, non possano non riconoscerne la validità, la logica?
Berenger (sussulta)“Eccoli di nuovo! Eccoli di nuovo! No, no, è inutile: non riesco ad abituarmi [ai rinoceronti]! Forse avrò torto, ma è più forte di me: mi preoccupano talmente che non posso più dormire. Soffro d’insonnia. Così dormicchio di giorno, tanto sono stanco.”
Dudard “E lei prenda dei sonniferi.”
Berenger “Non è una soluzione. Se dormo è ancora peggio. Li sogno di notte, ho degli incubi.” (III atto, pag. 99)
Queste alcune delle battute del dialogo tra Berenger e Dudard, quel Dudard che dice appena poco prima che “in fondo i rinoceronti non sono cattivi, che non attaccano l’uomo, basta lasciarli stare, non tagliargli la strada, scansarsi in tempo.” Verrebbe da chiedersi che cosa accadrebbe se invece camminando nella propria vita si scegliesse di proseguire sulla propria strada anziché desistere e scansarsi per lasciare il passo, se quei pachidermi continuerebbero a non essere cattivi… Ma qual è il pensiero di Berenger che lo convince e lo spinge a non diventare rinoceronte? In un incontro del gruppo di teatro di poche settimane fa avevamo sottolineato che se si nasce sotto un regime totalitario, e sin da bambini si viene educati all’ideologia del regime, è forse difficile riuscire a non restarne coinvolti. Il fatto è che Berenger non è in grado di spiegare logicamente perché bisogna restare umani e perché non bisogna diventare rinoceronti. Infatti Berenger non fa nessuna argomentazione, non ci sono premesse o tesi nelle sue parole, niente di scientificamente provato. E questo può scoraggiare. Sembra significare che non c’è un terreno comune a tutte le persone, la logica appunto, su cui confrontarsi e capirsi. La logica non c’entra con le parole di Berenger.
Berenger “Non sono ferrato in filosofia. Non ho studiato, mentre lei [Dudard] ha due lauree. Ecco perché se la cava meglio nelle discussioni, mentre io non so più cosa risponderle… sono impacciato ecco! Però, sono sicuro che ha torto lei… lo sento, per istinto –o meglio- no, sono i rinoceronti che hanno l’istinto… io lo sento per intuito –ecco la parola- per intuito!
Dudard “Che cosa intende per intuito?”
Berenger “Intuito significa… ma sì, “così”. E io sento, “così”, che la sua tolleranza, questa eccessiva indulgenza, in realtà, mi creda, non è che debolezza… cecità!” (III atto, pag. 106)
Poche battute prima è molto evidente la divergenza tra il modo di sentire di Berenger e quello di Dudard (atto III, pag. 104):
Berenger “E le pare che tutto questo sia naturale?”
Dudard “Che c’è di più naturale di un rinoceronte?”
Berenger “Già, ma un uomo che diventa rinoceronte è un fatto indiscutibilmente anormale.”
Dudard “Oh, indiscutibilmente è una parola forte.”
Berenger “Indiscutibilmente anormale, assolutamente anormale”
Dudard (ironico) “Vedo che lei è molto sicuro di sé. Come stabilire dove finisce la normalità e comincia l’anormalità? Come distinguere questi concetti: “normale” e “anormale”? Badi che, né in filosofia, né in medicina, nessuno è mai riuscito a risolvere il problema. Lei dovrebbe essere al corrente di queste cose”.
Leggendo queste battute mi vengono in mente le leggi razziali e i campi di sterminio. Eloquente il seguente scambio (atto III, pag. 105)...
Dudard “Prima di tutto bisognerebbe stabilire che cos’è la pazzia…”
Berenger “La pazzia è la pazzia, no?! La pazzia è semplicemente pazzia! Lo sanno tutti che cos’è la pazzia!”
E allora? Come fare per capirsi tra tutti noi e diffondere il messaggio che dimostra che la rinocerontite è qualcosa di sbagliato? Qual è il codice con cui trasmettere il messaggio? Di certo il codice usato da Berenger per esprimere ciò che lo spinge a non essere rinoceronte non è la logica. Berenger infatti parla di cuore, sì, di un certo effetto qui sul petto. Ma allora abbiamo trovato il punto di svolta, perché tutti gli uomini hanno un petto e un cuore. Ma come fare a parlare al cuore, come fare per raggiungerlo, e con quale linguaggio?
“E, prima di tutto, per convincerli [i rinoceronti], bisognerebbe parlare con loro… Ma per parlare, dovrei imparare la loro lingua… O forse loro impareranno la mia?... Ma che lingua parlo, io? Qual è in realtà la mia lingua?” (Berenger, III atto, pag. 127)
Ma siamo proprio sicuri che Berenger sia preso dal suo cuore? Credo proprio di sì. “E’ più forte di me” dice Berenger. E aggiunge che se anche prende dei sonniferi per dormire, per addormentare se stesso, se stesso non smette di essere se stesso. “E’ più forte di me… Li sogno di notte, ho degli incubi”. L’addormentamento della coscienza, che Dudard consiglia come via di scampo, non è realizzabile con Berenger. Che esistano al mondo dei predestinati, cioè persone che sono destinate a priori a non diventare rinoceronti, che per un qualche motivo hanno in loro dalla nascita gli anticorpi contro la rinocerontite, e questi anticorpi entrano in funzione autonomamente senza che l’individuo ne abbia alcun merito? Insomma, esistono forse due gruppi di persone, quelli come Berenger e quelli che invece possono diventare rinoceronti, senza possibilità di scegliere a quale gruppo appartenere, senza possibilità di cambiare gruppo, senza il merito della scelta voluta e consapevole? Ma è davvero così? Berenger è davvero un predestinato? In che cosa consiste la sua predestinazione?
“E adesso sono proprio solo. Ma non mi arrendo! Avete capito? Non mi arrendo! (Si rivolge a tutte le teste di rinoceronte) Non vi seguirò mai, non vi capisco! Resterò quello che sono… Sono un essere umano. Un essere umano!” (Berenger, III atto, pag. 127)
Berenger è un essere umano. E’ questa la sua predestinazione, essere un essere umano, e avere un cuore. Berenger ci dice che il carattere di umanità ed un cuore che palpita e parla al suo possessore, sono due cose inscindibili. Berenger non ha paura di essere se stesso, non ha paura di seguire il suo cuore, non rinnega i suoi sogni, non rinnega il suo tremore alla vista dei rinoceronti. Berenger vive, e vive da uomo, e vive la sua umanità in un modo unico, essendo se stesso. Berenger sente il suo cuore, e anziché rinnegarlo lo segue. Poco prima del termine del terzo atto Berenger in preda alla disperazione della solitudine si sforza di cercare di dare un senso alla trasformazione in rinoceronti di tutte le altre persone che vivono sulla terra. E allora indica se stesso come colpevole, come colui che è fatto male, che è sbagliato. E si maledice dicendo: “Guai a colui che vuole conservare la sua originalità!”. Ecco: Berenger è restato uomo, e, tra gli uomini, è restato se stesso. Ma come comunicare questo? Come spiegarlo agli altri? Cosa fa Berenger? Ecco di seguito poche battute del dialogo tra Berenger e Daisy (III atto, pag. 124)...
Berenger “Siamo noi [e non i rinoceronti] che abbiamo ragione, Daisy! Siamo noi!”
Daisy “Oh, che pretesa!”
Berenger “Sai benissimo che ho ragione io.”
Daisy “Non esiste una ragione assoluta. La ragione è sempre nella maggioranza, noi non contiamo niente!”
Berenger “No Daisy, ho ragione io. E lo dimostra il fatto che quando ti parlo tu mi capisci.”
Daisy “Questo non dimostra niente.”
Berenger “La prova è che ti amo come un uomo ama una donna.”
Daisy “E questo che c’entra?”
Forse queste battute fanno capire che il linguaggio del cuore arriva solo se c’è un cuore pronto ad accoglierlo. Ognuno deve avere il coraggio di essere persona umana e, tra le persone, se stesso. Ma poi occorre avere fiducia e speranza nel prossimo, perché sappia trovare il coraggio di ricercare anch’egli in sé il proprio cuore.
Dal III atto, pagina 124: Berenger “Un po’ di coraggio: ci vuole solo un po’ di coraggio!”
@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!
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"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard
mercoledì 1 luglio 2009
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Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico
organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-
-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)
Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it
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