@Plinio su
Caro Dedalo,
evviva! Complimenti per il tuo intervento, davvero centrato, vibrante, vorrei dire: sentìto. Ne condivido tutti i dubbi "conoscitivi" e tutte le preziose acquisizioni d’esperienza, di volizione, insomma di lucida marcia dentro e verso l’Umano…
Ci ho messo la maiuscola per antica tradizione, ma l’umano – se è realmente cuore senziente, dedizione sensibile – non ne ha nemmeno bisogno: si nobilita da solo.
Ti vedo come un simpatico, giovane e moderno Amleto con in mano il bianco libretto Einaudi di Ionesco (beh, molto meglio del teschio shakespeariano!!!), che passeggia su e giù lungo il teatro della sua (tua) stanza, o del nostro atelier, monologando:
"Esserlo o non esserlo?!… Questo è il problema…"
Esserlo cosa? Ma si capisce: un uomo veramente umano…
E il punto centrale è ancora più intrigante: ma esserlo per sapiente virtù di LOGICA, o per grazia della volontà? – o ancora, per istintiva scelta immediata (quasi il riflesso condizionato dell’Esserci, dell’Essersi e dell’Aversi)… Attenzione: mischio con ironica, rispettosa ma allarmata sollecitudine Heidegger e Fromm…
Come si fa essere un uomo? Lo si sceglie? Non si può non esserlo? Si è condizionati dagli altri?Ecco: mi è piaciuto quel tuo rincorrere via via le battute del Rinoceronte, sul filo del dialogo azzimato, borghese, ma anche non trascurando – anzi scegliendo, optando infine per – i conati sacrosanti della rivolta… Viva Berénger, armato con carabina nel suo finale da Fort Alamo, da Fort Apache contro tutti gli Spettri, i Fantasmi, i Nemici, i Rinoceronti… che possano assaltare e conquistare l’eroico fortino del suo semplicissimo Io.
Un furioso, pugnace Io contro tutti –ma anche in nome di tutti, starei per dire: anche loro malgrado.
E qui entra in gioco quel disperato e disperante nostro bisogno degli altri -e intendo non solo le mogli, le sorelle, le fidanzate Daisy più o meno improbabili, ma perfino gli amici usuali e noiosi, i capiuffici, i travet anonimi che in realtà affollano, consolano, e in definitiva sublimano la nostra povera, disordinata esistenza-… che ha fatto intonare al nostro amico Gianni quell’indimenticabile grido dolcissimo e strozzato:
" … Non ci riesco… Non ci riesco a stare da solo!"…
Due Amleti in un solo palcoscenico? Due diversi e simmetrici Berénger?!… O un Amleto e un Orazio in una Danimarca astratta e fuori del tempo che può benissimo rispuntare in pieno Mediterraneo, in Africa o perfino in Asia (tra rinoceronti, ecco il tormentone assurdo e sarcastico, a uno o due corni)…
Ma "corno" in retorica, in filosofia, si dice anche il ganglo, il bivio, tautologicamente il dilemma del problema. E in effetti qui il busillis, la questione è insieme a uno e a due corni (come i rinoceronti/uomini che satireggia Ionesco):
Come ci si salva dalla rinocerontite?
Ma poi, basta volerlo – od occorre una predestinazione speciale?…
Da Ionesco in salsa shakespeariana, qui rispuntiamo addirittura in illustri e sacrali paraggi evangelici, caro Dedalo!!! Come ci si salva? Per Predestinazione o per Meriti? Ed è un po’ perfino quella Legge del Libero Arbitrio per cui tante guerre si sono combattute, tra cattolici, protestanti e affini… Torniamo a furori addirittura luterani…
No, non voglio affatto scivolare nel mare magnum, nell’abisso terrestre e celeste della Teologia… Ma questo tuo esserti posto il dubbio fondamentale, l’Essere o Non Essere della rinocerontite mi riempie insieme d’orgoglio umano e di paura animale…
"Rischiamo solo di regredire" scrissi anni fa in un mio verso, in una poesia (da Preghiere d’un laico), che, guarda caso, s’intitolava appunto "L’Evoluzione dell’anima"…
Grazie, Dedalo, per esserti fatto insieme Principe Amleto, ciambellano Polonio, Laerte fratello d’Ofelia, l’amico fedele Orazio, e infine –chissà– l’imminente Fortebraccio principe di Norvegia, che infine si annetterà tutto il Regno…
Ci hai insegnato, umilmente, che la rinocerontite è insieme un retaggio e uno stato d’animo, una congiura e un’ignominia, una recita a corte e un’eroica guerra all’estero, un notturno dialogo con fantasmi paterni e uno struggente, ben diurno monologo d’amore.
BERENGER Eh, no! Bisogna tagliare il male alla radice!
DUDARD Il male, il male! Parola vuota! Lo sappiamo noi che cos’è il bene e che cos’è il male? Certo, abbiamo delle preferenze. Lei ha paura soprattutto per sé, questa è la verità. Ma non diventerà mai un rinoceronte… le manca la vocazione!
Ma forse infine il tuo Berénger non avrà più bisogno della carabina, del winchester o delle colt 45 –ma assai più utile potrà dimostrarglisi quello splendido, indimenticabile libro di Ronald David Laing che era, è e fu L’Io diviso… L’identità soggettiva, per Laing, è a due dimensioni, luogo in cui si congiungono l’identità per gli altri e l’identità per se stesso…Insomma e in due parole: Esistenza Oggettiva (nel senso del comportamento, dell’agire oggettivo), ed Esistenza Soggettiva (nel senso del vissuto interiore). Ma è proprio tale congiunzione che non avviene nell’Io schizofrenico, nel quale l’identità per altri lascia il posto a un sistema del falso Io… "Quest’ultimo è ‘un modo di non essere se stessi’," – rileva Federica Sossi indagando l’idea-fulcro, staremmo per dire la poetica di Laing, nel Dizionario Bompiani dei Filosofi Contemporanei – "fissazione all’interno del soggetto di una realtà estranea la quale sfugge al suo controllo. Ma la schizofrenia non è altro che una strategia messa in atto dall’Io per potersi adattare a una situazione invivibile che i suoi deliri non fanno altro che denunciare e comunicare. La malattia, quindi, è provocata dall’ambiente. Per questo, oggetto della terapia analitica non è il paziente considerato come individualità isolata; l’azione dello psicoterapeuta deve invece rivolgersi alle relazioni del paziente con l’ambiente sociale in cui è inserito."…
Ecco, Tu e Gianni (e presto speriamo noi tutti, anche grazie al nostro Ermanno Gioacchini) siete travagliatamente riusciti a riunificare… l’Io diviso… Non è poco– anche se, si capisce, quest’Io tende poi sempre a ridividersi… a ridivederci… ad arruolare come uomini i rinoceronti, e viceversa: ma rinoceronti veri, pachidermi con la spessa pelle corazza, e il cuore corazzato ben oltre la fantasia e la svagatezza di ogni metafora…
Carina poi quest’idea (che tu inconsciamente mi hai instillato) di un Berénger monologante come un Amleto: forse avrebbe divertito anche Ionesco che ben sapeva che il "c’è del marcio in Danimarca" (o in Romania!), ci metteva, ci mette assai poco a diventare madornale, ridicola e atroce rinocerontite, o peggio rinocerontaggine… 7 vocali e 9 consonanti che, tutte insieme, radono facilmente al suolo ogni soave, elegante scenario dell’arte e ogni pur duro, cupo giuoco mentale…
Un forte abbraccio
tuo Plinio
Nessun commento:
Posta un commento