su Nina: Il non-senso dell’Io.
Nina cara, mi trovi concorde per la maggior parte del tuo scritto, profonda analisi ricca di cultura e magistralmente scritta, anche se alcune cose possono avere chiavi di lettura diverse, perché diversi sono gli occhi del lettore.
E’ vero! Ionesco è soprattutto autore del suo tempo, della vita da lui vissuta, e le opere da lui scritte, in particolare il rinoceronte, hanno evidenti riferimenti con il periodo. Ma chi ci dice chi era costui? Credeva profondamente in quello che scriveva?
Certo lo scrittore, il drammaturgo, il critico d’arte, l’artista in genere è una persona dalla particolare sensibilità, che vede, e sa toccare corde sconosciute ai più, quindi prende per mano il lettore e gli fa provare le stesse sensazioni. Quanto di ciò che scrive è presente dentro di lui, è però difficile dirlo. Parlo di quella condizione in cui l’autore e il personaggio sono la stessa cosa, come nei racconti autobiografici, in cui un personaggio inventato compie in realtà le azioni vissute dallo scrittore.
Anche a me piace pensare che Ionesco vedesse in Berenger se stesso, armato di letteratura e umanesimo a combattere pigrizie mentali e carenze d’impegno soggettivo. Ma siamo certi che di fronte alla forza devastante e soprattutto terrorizzante di un regime autoritario e sistematicamente “logico” sarebbe riuscito a ribellarsi? (Saremmo noi oggi in grado di ribellarci? Con la nostra evoluzione, la diversa cultura, crescita, consapevolezza che abbiamo?)
Con questo, carissima amica, non intendo criticare ciò che affermi; desidero solo fare l’avvocato del diavolo, volutamente critico, per farti toccare quanto può essere diversa la visione delle cose tra persone, e quanto a volte l’artista, meravigliosamente “oltre”, si dimentica che la storia è l’esatta conseguenza di fatti e situazioni così lontani dal gesto del singolo individuo, che probabilmente nulla potrebbe al fatto che avvengano. E la sua opera è e rimane -ahimè- una flebile voce sovrastata dai barriti di milioni di rinoceronti!
L’artista, mi dirai tu, ha la sua etica ed è essenziale che non vi rinunci, che operi secondo i suoi principi e persegua delle nobili finalità; ma anche gli artisti che appoggiavano il regime nazista pensavano fosse giusto...
Dirò una castroneria... La rivoluzione francese è stata conseguenza della fame e delle angherie dei nobili sui sudditi, e le teste tagliate hanno lasciato il segno su quel popolo, estremamente critico con se stessi e con gli altri, campanilisti come nessuno. Eppure all’invasione tedesca non si sono ribellati. Noi, abituati ad adattarci (l’italica terra è stata preda d’invasori di ogni sorta, Chiesa in testa), abbiamo imparato ad adattarci e siamo diventati voltagabbana per eccellenza, elastici ed indulgenti come pochi, estremamente pratici, capaci di gesti eroici e tradimenti eclatanti, ma abbiamo accettato le leggi razziali con estrema noncuranza. In pratica tutti rinoceronti.
Ed a posteriori, con un quadro vasto e una visione non più offuscata da necessità di ordine pratico e reali paure è facile parlare e analizzare.
Facciamo bene noi a disquisire, lavorare, analizzare, perché il ritorno drammaterapico è indubbio, a patto che non perdiamo di vista la realtà di noi stessi, nel nostro quotidiano, con le nostre difficoltà e paure, rabbie e frustrazioni, bisogni veri e presunti, odii e passioni e quanti sostantivi, aggettivi, vocaboli potremmo usare per definire questa nostra vita...
Non riesco a vedere le cose diversamente cara Nina, non solo la letteratura, la poesia, la cultura impone sacrifici e spirito di abnegazione, non solo l’artista ha il compito di diffondere semi e germogli “sani”, ognuno di noi ha il dovere di farlo, attingendo ai propri valori.
Certo una mente aperta è più facile che scopra quanto è importante diffondere parole e gesti positivi, a patto sempre che non usi la cultura stessa come strumento per sottomettere i meno fortunati che di cultura non ne hanno -vedi periodi storici passati.
Nina cara, mi trovi concorde per la maggior parte del tuo scritto, profonda analisi ricca di cultura e magistralmente scritta, anche se alcune cose possono avere chiavi di lettura diverse, perché diversi sono gli occhi del lettore.
E’ vero! Ionesco è soprattutto autore del suo tempo, della vita da lui vissuta, e le opere da lui scritte, in particolare il rinoceronte, hanno evidenti riferimenti con il periodo. Ma chi ci dice chi era costui? Credeva profondamente in quello che scriveva?
Certo lo scrittore, il drammaturgo, il critico d’arte, l’artista in genere è una persona dalla particolare sensibilità, che vede, e sa toccare corde sconosciute ai più, quindi prende per mano il lettore e gli fa provare le stesse sensazioni. Quanto di ciò che scrive è presente dentro di lui, è però difficile dirlo. Parlo di quella condizione in cui l’autore e il personaggio sono la stessa cosa, come nei racconti autobiografici, in cui un personaggio inventato compie in realtà le azioni vissute dallo scrittore.
Anche a me piace pensare che Ionesco vedesse in Berenger se stesso, armato di letteratura e umanesimo a combattere pigrizie mentali e carenze d’impegno soggettivo. Ma siamo certi che di fronte alla forza devastante e soprattutto terrorizzante di un regime autoritario e sistematicamente “logico” sarebbe riuscito a ribellarsi? (Saremmo noi oggi in grado di ribellarci? Con la nostra evoluzione, la diversa cultura, crescita, consapevolezza che abbiamo?)
Con questo, carissima amica, non intendo criticare ciò che affermi; desidero solo fare l’avvocato del diavolo, volutamente critico, per farti toccare quanto può essere diversa la visione delle cose tra persone, e quanto a volte l’artista, meravigliosamente “oltre”, si dimentica che la storia è l’esatta conseguenza di fatti e situazioni così lontani dal gesto del singolo individuo, che probabilmente nulla potrebbe al fatto che avvengano. E la sua opera è e rimane -ahimè- una flebile voce sovrastata dai barriti di milioni di rinoceronti!
L’artista, mi dirai tu, ha la sua etica ed è essenziale che non vi rinunci, che operi secondo i suoi principi e persegua delle nobili finalità; ma anche gli artisti che appoggiavano il regime nazista pensavano fosse giusto...
Dirò una castroneria... La rivoluzione francese è stata conseguenza della fame e delle angherie dei nobili sui sudditi, e le teste tagliate hanno lasciato il segno su quel popolo, estremamente critico con se stessi e con gli altri, campanilisti come nessuno. Eppure all’invasione tedesca non si sono ribellati. Noi, abituati ad adattarci (l’italica terra è stata preda d’invasori di ogni sorta, Chiesa in testa), abbiamo imparato ad adattarci e siamo diventati voltagabbana per eccellenza, elastici ed indulgenti come pochi, estremamente pratici, capaci di gesti eroici e tradimenti eclatanti, ma abbiamo accettato le leggi razziali con estrema noncuranza. In pratica tutti rinoceronti.
Ed a posteriori, con un quadro vasto e una visione non più offuscata da necessità di ordine pratico e reali paure è facile parlare e analizzare.
Facciamo bene noi a disquisire, lavorare, analizzare, perché il ritorno drammaterapico è indubbio, a patto che non perdiamo di vista la realtà di noi stessi, nel nostro quotidiano, con le nostre difficoltà e paure, rabbie e frustrazioni, bisogni veri e presunti, odii e passioni e quanti sostantivi, aggettivi, vocaboli potremmo usare per definire questa nostra vita...
Non riesco a vedere le cose diversamente cara Nina, non solo la letteratura, la poesia, la cultura impone sacrifici e spirito di abnegazione, non solo l’artista ha il compito di diffondere semi e germogli “sani”, ognuno di noi ha il dovere di farlo, attingendo ai propri valori.
Certo una mente aperta è più facile che scopra quanto è importante diffondere parole e gesti positivi, a patto sempre che non usi la cultura stessa come strumento per sottomettere i meno fortunati che di cultura non ne hanno -vedi periodi storici passati.
Foto: Berenger in Terapia, Laboratorio CDIOT, 2009
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