
Report Laboratorio 10 luglio 2009
Non riesco a scrivere. Sto fermo davanti allo schermo, leggo distrattamente i post e fisso il monitor.E sempre più mi convinco di non poter ottenere nulla. I miei compagni di viaggio sono stati contagiati ed hanno fatto scorrere fiumi di lettere. O è piuttosto una constatazione eccessiva? Sono forse diventati loro stessi dei rinoceronti? Eppure appena venerdì abbiamo passato ore insieme a scrutare oltre l’orizzonte della razionalità, confortati dalle maschere dei personaggi Ioneschiani dalle sembianze sempre più assurde.
L’amicizia, l’amore, l’uomo… a cosa si è disposti a rinunciare per restare se stessi? Per non farsi travolgere da quest’onda tzunamica che è la rinocerontite? Lo sforzo estremo è l’autoconvincimento che ciò che temiamo possa non esistere. I rimpianti hanno la forza di un’attrazione incomparabile e l’alternativa, il come sarebbe stato se.. sono sirene il cui canto adesca i navigatori più abili. E’ questo che leggo prima che cali il sipario sull’ultima scena. Ora ho preso coraggio e forza da queste mie poche parole. Immagino Berenger un pò patetico, irriconoscibile perché ha usurpato il ruolo ad altri deputati a salvare l’umanità, ma è bello vederlo e sentirlo tenere duro fino alla fine. Lui, proprio Berenger che nel primo atto fa ben poco per salvare se stesso e non riesce a ottenere attenzione da nessuno se non quella del suo amico Jean. Non sembra vero ma a volte la vita ci mette nelle condizioni di combattere battaglie estreme per preservare l’ originalità del nostro aspetto interiore.
Foto: Berenger in Terapia, Laboratorio CDIOT del 10 luglio 2009
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