
Report Laboratorio CDIOT del 10 luglio 2009
Sarò me stessa [credevo di essere me stessa ogni giorno].
Quesito: debbo affermarlo solennemente per farlo credere agli altri?
Si è veri o sinceri – rinoceronti creativi? Il dittico esserlo/o non esserlo [autentici] rinoceronti, ha importanza vitale in voi?
Conclamati fatti. Conclamati fatti ed eventi sembrano inasprirsi, aciduli: pallide ciliegie immature intrecciano equanime similitudini con bambine-bruco in sala d’attesa psico-anagrafica. Nella sala è riportata la suddetta dicitura: PASSAPORTO ADULTI. Temibili avversari i test d’autenticità!
Sarò me stessa [eppure credevo di esserlo]. L’autenticità non avrebbe bisogno d’esser comprovata. Tuttavia qualcosa o qualcuno imporrà un inequivocabile dubbio –reale, surreale, assurdo, non importa– da indagare nel profondo, giusto per dirsi scampato, sopravvissuto da malattia; completamente irraggiunto da epidemie perissodattile.
Sto male. Sto male da venerdì. Il laboratorio è stato bellissimo, ricco di elementi da elaborare drammaterapicamente. Credo di aver assistito e partecipato ad una seduta dove l’Inconscio collettivo fosse il vero protagonista. Non è lieve il passaggio dal Collettivo all’Individuale. È labile il confine tra un inespugnabile branco e l’indennità soggettiva.
E noi… noi non ci vivevamo sogno: avevamo disperatamente bisogno di abbarbicarci alla materia. E per me, venerdì scorso, non c’è stato sogno, non c’è stato ideale; non esisteva statuto o protocollo –o essenza creativa. Solo un disagio inverosimile.
Noi tutti stavamo nel lettino del psicoterapeuta insieme a Gianni. Non con Bérenger, attenzione, ma con Gianni. Il suo drama infilato nel nostro? Nella nostra apparente calma fatta di lacrime trattenute –ma il volto, il volto con le sue espressioni, comunica!– , a parte quelle versate dal nostro amico arreso d’autenticità?
Il sapere –acquisito, sudato, voluto– nel tritacarne della gioia, solo per un concordato trivellamento dell’essere? Ciò che avviene, ciò che è avvenuto, non è passato attraverso la via della Conoscenza, comprendente anche la sfera istintuale?
Venerdì non ho colto verità. L’unica designava un’amara verità gruppale rinocerontica.
Tornare la madre che non sono mai stata, è stato bello: ha consentito a Gianni di sciogliersi, sincero. Quante madri, inconsapevoli della prescrizione a me data dal Director, c’erano venerdì! Quante potenziali, non essendolo ancora!
Madri, avete sentito d’esser Madri mentre accarezzavo dolcemente Gianni?
Padri, cosa sentivate? Filosofeggiavate, per caso?

Ho pregato di non essere un Dudard, una Daisy, un Papillon, persino Bérenger. Li ho visti in ognuno di noi travestiti da Nina, Spartaco, Dedalo, Plinio, Francesca, Federico… e non ho capito più niente.
Eppure, al contempo, si è manifestato un sentimento estenuato: il terrore di perdere l’amore, il mio amore. E quando guardavo Plinio mi appellavo a lui con lo sguardo e il cuore. Ero disperata. Seduto accanto a me ho catturato la sua mano. Volevo un semplice contatto, la fisicità di un atto amorevole, intimo: una stretta, un abbraccio, un gesto al sapore di miele. Il miele del primo mattino, nelle tazze colme d’acqua profumate di tè al gelsomino. I fiori, sì… i fiori, il miele, le fette biscottate. E prati verdi, passeggiate, natura, piedi nudi stravolti d’amore.
Sì: la vita è un’altra cosa. Noi siamo altro, se torneremo umanati.
Foto: Berenger In Terapia, Laboratorio del CDIOT, 2009
Farfalle di N. Maroccolo, Tecnica Mista, 1986
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