
Report Laboratorio CDIOT del 10 luglio 2009
Venerdì, stimolante e introspettivo, per tutti, pubblico e non, ho apprezzato davvero tutto, non solo l'affascinante seduta psichiatrica di Gianni/noi. Del discorso del Director, mi hanno particolarmente colpito alcune frasi "...dobbiamo renderci zoppi, facciamo di noi stessi qualcosa di diverso e di storpio... esaltiamo la nostra diversità, allontaniamoci più che possiamo dalla perfezione e dall'essere ordinario, smettiamo di piacere agli altri..". Forse le parole non erano esattamente queste, ma mi ha toccato molto il discorso, mi ha fatto riflettere.
Tornando a Berenger, chi può dire dov'era il limite preciso tra le sensazioni di Gianni e le nostre riflessioni? Il terzo atto del Rinoceronte è il capitolo finale delle delusioni, leggendolo, ogni personaggio e ogni pagina hanno mortficato il mio animo... prima le riflessioni di Berenger e il suo grande sconforto per via di Jean, dopo Dudard e Daisy. Per un momento ho davvero pensato: Berenger non sei solo, hai il tuo erudito collega di lavoro, la tua dolce Daisy. Ma dopo poche pagine ecco Berenger di nuovo incompreso ed abbandonato, in successione, prima dal suo presunto nuovo confidente e infine anche dalla sua desideratissima Daisy.
Quel tormentato e disordinato monologo finale di Berenger ci rappresenta tutti, ogni qual volta sentiamo il nostro equilibrio vacillare, le nostre certezze frantumarsi, le nostre riflessioni interiori che prendono il sopravvento, quell'esatta sensazione, quell'esatto momento in cui stiamo davvero prendendo una decisione. Il tormento nello stomaco e in gola, ne poco prima ne poco dopo, è uno stato d'animo preciso, vero e reale, tutti ne abbiamo esperienza -ne sono certa- in biliico tra l'abbandonarsi ad un realtà fredda e comoda, alla rinocerontite per intenderci, e ricorrere, invece, a quella straordinaria forza interiore che ci rende tutti vivi, umani, tanti piccoli "Berenger" sognatori e felici della propria diversità e incomprensione, in qualche modo soddisfatti di noi stessi e della nostra timida fragilità. Timida perchè spesso ben nascosta, come un tesoro da proteggere e da preservare nel tempo e nei dolori!
Foto: Berenger in Terapia, Laboratorio CDIOT del 10 luglio 2009
1 commento:
Romeo vs Valentina
Che crogiolo di emozioni il terzo atto! Qualcuno forse avrebbe voluto che non fosse mai stato scritto, altri avrebbero preferito assistere alla trasformazione che lo stesso Berenger forse non desiderava ma acclamava soltanto. Ma la forza dell’essere sé stessi fino in fondo ha portato ad altro epilogo: impugnare la carabina per difendere a tutti i costi l’umanità. L’amicizia, l’amore, l’uomo… a cosa si è disposti a rinunciare per restare se stessi?Non a torto Valentina lo hai definito come il capitolo finale delle delusioni. Deludere significa non essere all’altezza delle attese altrui. Ma è proprio questo il punto: perché pensare sempre alle aspettative degli altri prima di pensare a cosa si desidera per se stessi?
romeo
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