Torniamo indietro, nella storia d’amore che s’intreccia tra Berenger e Daisy e indietro, all’atto della nostra piece in cui Berenger ha tentato di mettersi in contatto con l’amata, dopo diverso tempo dal processo; dal momento in cui si erano salutati, riparando dal dolore, dalle macerie degli affetti di prima, dal timore del futuro. Daisy, sappiamo attraverso il precedente epistolario, inizialmente non risponde a Berenger; non conosciamo il perché del suo silenzio, se voluto…Poi vi è il contatto, una sua risposta, affettuosa e sincera, un comparire da dietro un angolo a dire che esiste e ricorda, tutto, proprio tutto. Nasce una corrispondenza tra luoghi diversi e persone in parte differenti, con una medesima memoria e la consapevolezza di qualcosa reciso, che non può essere riaggiuntato, semmai ricreduto. Ma la storia-intorno e dentro che loro hanno vissuto è stata crudele, li ha schiacciati, anonimi, come sotto il passo pesante di un Rinoceronte inferocito, senza più testimoni. E così le loro lettere assomigliano più a preghiere al destino, che veri aneliti di ritrovata libertà verso la vita e l’amore.
(Dopo questa lettera, vi è una risposta di Daisy e poi la loro ultima corrispondenza come da recente post qui redatto)
"Accidenti Daisy, come ci saresti stata tu…nella mia vita! E visto che ci siamo ed ora conosco che finalmente ricevi le mie lettere, desidero spiegarmi anche su questo…come ti ho ospitato in testa in tutto questo tempo. Il tuo amore dette forza alle mie convinzioni e mi aiutò a non cedere, nonostante il dolore per te, che te che eri andata; e la distruzione di allora poi aiutò il mio amore ad avere forza e lasciarti vera ed unica nella mia mente. Che strano crocevia di sentimenti a dirigere le nostre vite... Certamente mi dispiace moltissimo sapere che questo momento ti colga particolarmente giù, ma comprendimi, saperti sofferente per la vita, come purtroppo spesso ci accade, è già consolazione rispetto a quell’abisso di incosciente deriva dove tutti ci trovavamo. Ora, sono sicuro puoi trovare strade. Allora la ricerca, anche solo a volerla, era negata, ricordi?
Se non fosse per quanto mi dici e comprendo...direi che tu mi metti allegria, proprio perchè sei ricca con la vita e di colori ed ami le persone. Sai che nel primo anno e mezzo ti ho scritto; lettere a cui non ricevevo risposta. Dopo il processo ci eravamo salutati per il "bene" di tutti e due, ma questo non significava che fossi "indenne" dall'averti “incontrata”, nel luogo dove già ti conoscevo. Certo donna, ma direi, ancora prima, un essere che corrispondeva a certe mie fantasie da bambino e ragazzo e che allora mi vedevo davanti, oramai uomo da un pezzo. La tua coerente bellezza tra dentro e fuori e che arrivava a rendere belle persino le tue difficoltà, intendo i tuoi stati d'animo. Ci si può innamorare di come una persona piange, della sua tristezza, del suo dolore, come del suo sorriso. Ed allora scriverti significava vivere il lutto di te che non c'eri più, che non volevo disturbare, ma reale...su questo folle pianeta. Poi mi sono detto, forse deve cambiare qualcosa. Mi mancava un tuo cenno ai miei scritti e volli chiudere il mio delirante e consolatorio soliloquio. Interrompendo, decidevo dentro di me di farti volare davvero via. Lasciavo che il mio io più profondo non giocasse sporco a negarti e al contempo a farti essere. Rimaneva un sentimento bellissimo che avrei chiamato "INCONTRO"; una cosa speciale che per vivere non aveva bisogno di lettere a senso unico, nè di presenze o contatto; che certo in un tempo prima, non molto lontano, avrebbe stretto le tue braccia e fianchi e deciso di sussultare con te, in confusione e miscuglio di fragranze e tatto. Il mio intenso augurio era però a quel punto vero...soffiavo forte sotto le tue ali e ti immaginavo fare cose belle ed intense...
Poi mi hai risposto.
Tu, così mite, diventata uragano di emozioni al passato... Io ho cercato di capire come essere, dove essere, in un tempo già scisso da noi, mentre tu, con la dolcezza di altri anni attraverso il tuo cuore, dentro ai miei segnali di fumo ci sei piombata allegramente; come un tornado li ha trasformati in spirali ellittiche e all'interno dell'occhio del ciclone...io ho vissuto il timore di perderti una seconda volta. Le quinte di un teatro, questa volta autentico, dove forse nessuno potrebbe capire cosa stava accadendo, ma non noi. Ti voglio bene, moltissimo, Daisy e so che questo vuole proteggerti, come farebbe un uomo con una donna intendo. Vuole sentire che il tuo respiro è pieno e felice, dimenticando forse che così il tuo torace si solleva ed offre i seni al cielo. Un tempo che non è più, mi dici. Un bacio, tenero sulle tue mani e umido dell’aria di questo autunno, mia cara. Scriviamoci, come ci è possibile.
Tuo Berenger"
Foto: Dramatherapy, The Rhinoceros, Berenger & Daisy , foto di scena CDIOT 2009. Berenger è Gianni De Angelis, Daisy è Maria Pina Egidi