@ Maria Pina

Quando scrivo un post mio, provo una sensazione bellissima di libertà totale. E quando lo vedo pubblicato, mi sento orgogliosa di leggerlo sul blog.
Ho abbastanza pratica di parole e tastiera e sono così grafomane che riesco a trasformare un promemoria per la sottoscritta in una relazione tecnica o in un appunto di lavoro.Ma difficilmente, quando scrivo,riesco a mettere a tacere quel senso di censura interna che mi fa pesare le parole, ripensarle in chiave critica, verificare sintassi e ortografia dell'elaborato. E quando il tutto è pronto, lascio andare per il mondo il mio scritto,pensando che è qualcosa di fragile, vulnerabile, attaccabile.
Invece, qui sto provando una sensazione bellissima di parole in libertà, dove l'unico limite che posso darmi è quello del rispetto per chi legge.
Posso scegliere di rappresentare tutto ciò che sento e ciò che offro agli occhi dei lettori è un dono piccolo, ma apprezzato.
Come questo post.
@ Director
Drammaterapia e Libertà. La libertà esiste nei luoghi abitati, mentre evapora nel deserto od in mezzo al mare. Non per parodiare quell'espressione di un grande che diceva che "Libertà è partecipazione" -Gaber-, ma è questo che penso. Esiste dentro al personaggio che ti sta troppo stretto, e ti fa faticare -sic, quanto facile quell'illusione narcisistica di specchiarci sempre eguali!-; esiste nella potenza creativa del tuo gesto, che addomenta il dolore di un piccolo, tranquillizza la fronte di una anziano, consola la guancia dell'amato. Libertà della tua parola, così libera da essere terribilmente corruttibile, corruttrice, corrotta e corrosa dal tempo, urlata e sussurrata, ma diversa da tutte quelle che si sarebbero potute dire, perchè appunto quella e non altra. La sensazione di cui parli, Maria Pina, è il rumore di fondo del processo, e nasce da un persorso "invisibile" -come vi dicevo-, che disloca la segnaletica in modo difforme da quanto gli occhi vorrebbero veder restituito, a quanto ci aspettiamo. E ci fa ritrovare, impudici, ma rispettosi -tu lo ha detto- a fare dono dell'autenticità all'altro, allo spettatore, questa messa celebrata nel luogo sacro del teatro, affermava Grotowsky, dove divieni sacerdote perchè amministri qualcosa per te e gli altri, mentre ne ricevi. Questa tua emozione, Gianni, Spartaco, è libertà dietro gli occhi. Una spuma di mare, che non sarà mai simile alla successiva e ti ha incontrato a ritmare con essa cose profonde dentro e belle fuori. Buon lavoro.
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