Warm-up...la discussione sui bambini abbandonati di Haiti, quelli descritti nel blog, ma così veri e niente virtuali tra le strade di quel luogo. Se le nostre pieces nascono come canovaccio che filtra attraverso la nostra storia, ora la nostra "storia" è anche lì, confusa, tra fumi e lamenti. Non serve ricorrere al "teatro sociale", a quello "politico". Tutto passa per i nostri sensi e questi sono piuttosto sconvolti dal vertiginoso cumulo di morte e devastazione.
L'hypnodrama. Lei si è seduta, intorno gli altri. Conosciuti od anonimi, altre storie. "Il Kamikaze ha lavorato parecchio..." dirà di lì a poco, ma intanto siamo nel prima ed una donna le viene posta al lato destro (non gliela lascio scegliere, desidero sia una in particolare), seduta anch'essa. Le parlo, le ricordo che ha perso da diverso tempo i genitori, ma che ora sua madre è alla sua destra e vorrei che le tenesse la mano, le parlasse...Quella è venuta meno prima di suo padre, ma per un pò possiamo stravolgere i tempi e la può avere lì, disposta a parlarle ad ascoltarla, con il padre che non c'è più.
"Mi manchi, ed è trascorso già parecchio tempo con questa mancanza e mi mancavi anche prima...Sono sempre stata più legata a te; ho voluto più bene a te mamma, ma nonostante questo, ora mi manca mio padre. E' stato un uomo distante, e molte volte "cattivo" con me, ma ora mi manca di più lui..."
La madre l'ascolta, con il capo piegato un poco in basso, annuendo leggermente e a tratti con qualche sospiro. Ora faccio alzare la persona alla sua sinistra e lì si siede suo padre. Lei è impietrita:. Sono tutti e due ancora lì, ai suoi lati, sensazione persa nel tempo? Mai stata? Silenzio...
"Papà, abbiamo perso tanto tempo. Inutilmente. Sono arrabbiata con te -lo ripeterà più volte-. Mi manchi. Volevo essere importante per te...Avremmo potuto incontrarci prima, non è avvenuto. Ora non ho forze ed io ti ricordo forte...Quando ero adolescente, ti vedevo forte, mi davi la forza...eri come la linfa...ed ora nessuno può darmi quella stessa cosa".
Lui: "Ti ho voluto bene..." - ha gli occhi umidi.
Lei: "Si, lo so, ma non me lo hai trasmesso ed ora mi manchi e sono ancora tanto arrabbiata con te...".
Lui abbassa il capo, sempre tenedole la mano. Le chiedo di chiudere i suoi occhi e l'avverto ... tra qualche tempo quelle mani, ai suoi lati, quelle dei suoi genitori, si scioglieranno, ma prima di lasciare quel contatto, desidero faccia una cosa.
"Vedi...sono loro ad andarsene, a lasciarti, come sai, com'è avvenuto, ...tu sei qui e loro stanno per andare via. Le loro mani, lentamente, come avvenuto attraverso gli anni, rammenti...invecchiando, si allontaneranno da te. Desidero che mentre questo avviene, tu possa fare una cosa insieme a loro: lasciarli andare...-Pausa- "Si, lo so, sono loro a staccarsi da te ed è difficile fare propria una azione in coda a quella di un'altro, e si resta a subire...il distacco, l'abbandono; ma tu puoi pensarlo ora, finalmente puoi farlo: mentre loro ti lasciano, hai ragione...è accaduto, tu lasci andare loro, comunque siano stati, comunque tu li abbia vissuti, comunque sia accaduto. Questo, poi, penserà il tempo, attraverso le tue storie, anche silenziosamente a lavorarlo. Ma ora è importante che tu non subisca ...lasciando qualcosa di inesautito dietro te, ancora quello che è avvenuto. Puoi osservare, comprendendo, che vanno via da te e di loro resta tutto quanto desideri dentro".
La madre ed il padre lasciano delicatamente le sue mani, perdendo sino all'ultimo piccolo contatto. Chiedo loro di tornare ai loro posti e vicino a lei si risiedono altri compagni di viaggio.
"Quando lei aprirà gli occhi, tu Pino, le dirai che vorresti lei venisse al cinema una di queste prossime volte e tu, Francesca, l'inviterai ancora ad andare a ballare e poi si può oraganizzare una cenetta, una sera, a casa tua. E voi tutti, ricordatele che sta lavorando in drammaterapia con voi ed il director e che c'è molto da fare, importante e vitale. Sorridetele...".
Lei apre gli occhi e tutti le parlano ed ora si sorride.
Lei: "Era tanto che queste cose erano qui, pronte ad uscire ed aspettavano la buona occasione; in tutto questo tempo l'ho capito". Fine
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Jula - Father! I Hate U (g.Kama)
U know that I hate the words like '4ever'
I don't wanna be perfect, i just wanna be better
I hate the words 'i love u'
i thought that i know u
you left me alone
like I was just a doll
I'm not your object
my name doesn't mean like forget
you showed me a feeling and that learns me how to be strong
you raise me that life isnt a fairy-tale
and now you are a great dramatist
thanks to you I know how to defend myself
because you hurt me so much
I hate the words 'i love u'
i thought that i know u
you left me alone
like I was just a doll
my heart is calling for help
but fate dont give me back those days
you know that you broke my life
but you still carry your head high.
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2 commenti:
Non so se ho compreso bene gli eventi narrati in questi due ultimi post:è successo qualcosa di bello e di importante a una di noi. Ciò mi rende appagata e serena, come se fosse successo a me. E' un miracolo di empatia.;-))
Da quando ho letto il post di 19 gennaio del 'Ritorno dei Genitori’, il racconto di quella serata non mi ha più lasciato. Oggi, suonando il pianoforte, da sola, all’improvviso ho sentito un’immensa mancanza del mio padre. Forte, profonda, pesante, dolorosa. Mio padre è vivo, è pure vicino. Infatti, l’ho visto oggi. Come sempre c’era la solita scomodità nel suo confronto. C'è stata anche un’altra onda, un’onda nuova di desiderio di starlo vicina. Per ‘ballare’?
Due ore dopo le lacrime non credevo più erano successe davvero. Meno male avevo già scritto questa testimonianza della vicenda qua…
Grazie per condividere la vostre storie multo intime sull’immenso mondo dell’internet.
Sandrina
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