Ieri il CDIOT ha lavorato in Cinema-Dramaterapy, quella importante possibilità che offre la ripresa di poter rielaborare quanto già sperimentato... Un tempo supplente dopo la performance, che permette -sulla falsa riga del setting di Micropsicanalisi- di leggere nelle posture, nell'azione scenica, in quanto fuori (verso l'esperienza "Out") si è realizzato e registrato e di farlo riprocessare dentro (esperienza "In"). Memorie che si riaccendono, ricordi sensoriali freschi, appunto un tempo supplente di "catarsi" se lo desidera ed usa.
Il gruppo ha riassaggiato la confortante dimensione dell'essere "gruppo" -dopo la lunga pausa delle feste-, sia quando la battuta non veniva o, piuttosto, il dialogo procedeva fluido a restituire a se stessi ed agli altri (gruppo-spettatori) quanto processato già dentro nei laboratori di prova ed allestimento scenico. Un allestimento ancora a metà del lavoro, ma che ha già inserito i personaggi del nostro "il Rinoceronte", nella storia invisibile che il nostro inconscio elabora in questo tipo di teatro. La rilettura dei "blocchi" in piena scena, di quel "silenzio" tanto sconfortante eppure aggregante che Rosanna ha più volte sottolineato, la frammentazione dello spazio scenico in costanti aggiustamenti della piece in atto, hanno certamente sollecitato un ripescaggio nela nostra anima, alla stessa stregua del concorrente "fatto fuori" e poi, fortunatamente, ripescato in finale, perchè il gioco sia tutto anacora aperto...Ma questo, ragazzi e chi ci legge, è il senso del Teatro Drammaterapico: un'esperienza di drammaterapia che lavora contestualmente in due direzioni sotto lo stesso segno: il processo dramaterapico, con la storia di personaggi processati dentro l'esperienza dell'interprete nella originale riedizione di un individuo-gruppo e l'allestimento di quel "prodotto" verso una performance conclusiva, che sacrifica -a volte, ahimè, molto- il rito della disciplina artistica ed esalta quello del processo artistico spontaneo. Ma così nasce...non si può chiedere ad una stornellata, che viene dall'anima, comunque diretta, di essere sempre ed indiscutibilmente intonata.
Il gruppo ha riassaggiato la confortante dimensione dell'essere "gruppo" -dopo la lunga pausa delle feste-, sia quando la battuta non veniva o, piuttosto, il dialogo procedeva fluido a restituire a se stessi ed agli altri (gruppo-spettatori) quanto processato già dentro nei laboratori di prova ed allestimento scenico. Un allestimento ancora a metà del lavoro, ma che ha già inserito i personaggi del nostro "il Rinoceronte", nella storia invisibile che il nostro inconscio elabora in questo tipo di teatro. La rilettura dei "blocchi" in piena scena, di quel "silenzio" tanto sconfortante eppure aggregante che Rosanna ha più volte sottolineato, la frammentazione dello spazio scenico in costanti aggiustamenti della piece in atto, hanno certamente sollecitato un ripescaggio nela nostra anima, alla stessa stregua del concorrente "fatto fuori" e poi, fortunatamente, ripescato in finale, perchè il gioco sia tutto anacora aperto...Ma questo, ragazzi e chi ci legge, è il senso del Teatro Drammaterapico: un'esperienza di drammaterapia che lavora contestualmente in due direzioni sotto lo stesso segno: il processo dramaterapico, con la storia di personaggi processati dentro l'esperienza dell'interprete nella originale riedizione di un individuo-gruppo e l'allestimento di quel "prodotto" verso una performance conclusiva, che sacrifica -a volte, ahimè, molto- il rito della disciplina artistica ed esalta quello del processo artistico spontaneo. Ma così nasce...non si può chiedere ad una stornellata, che viene dall'anima, comunque diretta, di essere sempre ed indiscutibilmente intonata.
Ho comunicato di essere impegnato, in questi giorni di forzosa "prigionia" in poltrona -il piede fratturato- alla revisione di una mio brano per chitarra creato nel 1983 credo... accompagnamento di fondo per l'epistolario finale di Berenger e Daisy. E qui sollecito i due attori a lavorare seriamente quesi brani -solo quando un processo arriva a delle formulazioni -imprecise ed incomplete certamente-, può intervenire la direzione drammaterapica; altrimenti vi sarebbe il rischio di precostituire l'esperienza del teatro a quelle della drammaterapia.
Inutile raccomandare la memoria delle parti...se impàsse deve esserci nella performance, che sia riconducibile ad un signficante ingorgo emotivo, che non ad una banale scarsa applicazione sul testo. La drammaterapia, ricordiamo, non elegge la spontaneità e l'improvvisazione ad elementi di copertura del disimpegno formale che tuttavia ci vuole in ogni tipo di arte.
Ancora...sto ultimando la prima scena del primo tempo di Le Cose Si Mettono Male -The Things Go Wrong. Verterà sul Processo dopo il secondo conflitto bellico, e vedrà sullo scanno giudice la storia ad interrogare Daisy, Dudard, Botard, Miranda, con frequenti flash-back in forma di scene -vedi seconda scena- a descrivere i fatti intercorsi. La piece si concluderà con l'epistolario e credo, non certamente con un bagno di applausi, ma un "bagno" insieme agli spettatori, nei luoghi che elegeremo, com'è nostra arrogante usanza! Alla prossima...Director
Ancora...sto ultimando la prima scena del primo tempo di Le Cose Si Mettono Male -The Things Go Wrong. Verterà sul Processo dopo il secondo conflitto bellico, e vedrà sullo scanno giudice la storia ad interrogare Daisy, Dudard, Botard, Miranda, con frequenti flash-back in forma di scene -vedi seconda scena- a descrivere i fatti intercorsi. La piece si concluderà con l'epistolario e credo, non certamente con un bagno di applausi, ma un "bagno" insieme agli spettatori, nei luoghi che elegeremo, com'è nostra arrogante usanza! Alla prossima...Director
Foto: "The Thigs Go Wrong", CDIOT 2009
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