@ Nina
su Drammaterapia, Rinoceronte o Lupo Solitario...semplicemnte Uomo
Ci sono bambini che non dovrebbero venire alla Luce.
Nascono inguaiati senza saperlo.
Come gli altri bimbi sono generati dalla sostanza del Padre. Collaboratrice uterina – una Madre che passerà dall’inseminazione d’amore all’Iniziazione filiale, per legge naturale chiamata Vita.
Vita odora di borotalco e pulito, ha la pelle liscia e gli occhi chiari. Ama la Luce.
Divenuta grande, Vita sarà ritratto della finzione, poi della Colpa. Amerà ancora la Luce.
Rimarrà comunque integra, nutrendo d’amore cieco, doloroso e riparatore uno dei due genitori.
Vi chiederete: “Quale dei due?”
“Che bello è stato giocare con te, Papà…!”.
E se fosse Nicolas a pronunciare le stesse parole di Vita?
Nicolas è figlio d’un padre qualunque… Sì, l’inquilino della porta accanto; quello taciturno, educato, mai improvvisato, talvolta semi-sorridente. Gentile, gentilissimo, sin troppo ossequioso.
Nicolas ha ventisei anni quando il Mossad rapisce in Argentina suo padre. Cambio d’identità: ora si chiama Ricardo Klement. È il nome qualsiasi di un uomo qualsiasi.
Ma… “L’uomo è l’uomo”. Con queste parole comunicate telegraficamente a Tel Aviv da Buenos Aires la sera del 21 marzo del 1960, gli agenti del Servizio segreto israeliano annunciarono di aver finalmente trovato Adolf Eichmann. Alle 16.00 di quello stesso giorno, il Primo ministro Ben Gurion annunciò alla Camera che Adolf si trovava in stato di arresto in Israele, e che sarebbe stato processato in base alla legge contro i nazisti e i loro collaboratori per « crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e di appartenenza ad organizzazioni criminali naziste ».
Fu processato e impiccato il 31 maggio 1962 a Gerusalemme.
In una intervista riportata dal settimanale “L’Europeo”, giugno 1961, Nicolas Eichmann disse:
“Il nome che porto è uno dei più odiati al mondo, ma io, tuttavia non riesco a odiare l’uomo che me l’ha dato. Mio padre. Lo chiamano assassino, boia di Hitler, massacratore e riferiscono con raccapriccio una frase che egli avrebbe pronunciato in non so quale occasione: “Sono pronto a saltare ridendo nella mia tomba perché l’idea di avere sei milioni di ebrei sulla mia coscienza non mi turba affatto. Al contrario mi dà una sensazione d’orgoglio “. È difficile per un figlio credere una cosa simile del proprio padre. D’altra parte io voglio bene a quest’uomo, gli ho voluto bene quando ero bambino e mi costringeva a bere succo di carote per farmi crescere. Gli ho voluto bene da ragazzo quando attendevo con ansia che ritornasse a casa dalla guerra e più tardi quando ci ritrovammo in Argentina; ed io che avevo dimenticato il suo volto, credevo davvero che egli fosse un mio zio di nome Ricardo Klement […]”
Nota
Le citazioni e l’intervista a Nicolas Eichmann sono vere.
Le fonti storiche sono state fedelmente riprese da giornali e quotidiani dell’epoca.
Ci sono bambini che non dovrebbero venire alla Luce.
Nascono inguaiati senza saperlo.
Come gli altri bimbi sono generati dalla sostanza del Padre. Collaboratrice uterina – una Madre che passerà dall’inseminazione d’amore all’Iniziazione filiale, per legge naturale chiamata Vita.
Vita odora di borotalco e pulito, ha la pelle liscia e gli occhi chiari. Ama la Luce.
Divenuta grande, Vita sarà ritratto della finzione, poi della Colpa. Amerà ancora la Luce.
Rimarrà comunque integra, nutrendo d’amore cieco, doloroso e riparatore uno dei due genitori.
Vi chiederete: “Quale dei due?”
“Che bello è stato giocare con te, Papà…!”.
E se fosse Nicolas a pronunciare le stesse parole di Vita?
Nicolas è figlio d’un padre qualunque… Sì, l’inquilino della porta accanto; quello taciturno, educato, mai improvvisato, talvolta semi-sorridente. Gentile, gentilissimo, sin troppo ossequioso.
Nicolas ha ventisei anni quando il Mossad rapisce in Argentina suo padre. Cambio d’identità: ora si chiama Ricardo Klement. È il nome qualsiasi di un uomo qualsiasi.
Ma… “L’uomo è l’uomo”. Con queste parole comunicate telegraficamente a Tel Aviv da Buenos Aires la sera del 21 marzo del 1960, gli agenti del Servizio segreto israeliano annunciarono di aver finalmente trovato Adolf Eichmann. Alle 16.00 di quello stesso giorno, il Primo ministro Ben Gurion annunciò alla Camera che Adolf si trovava in stato di arresto in Israele, e che sarebbe stato processato in base alla legge contro i nazisti e i loro collaboratori per « crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e di appartenenza ad organizzazioni criminali naziste ».
Fu processato e impiccato il 31 maggio 1962 a Gerusalemme.
In una intervista riportata dal settimanale “L’Europeo”, giugno 1961, Nicolas Eichmann disse:
“Il nome che porto è uno dei più odiati al mondo, ma io, tuttavia non riesco a odiare l’uomo che me l’ha dato. Mio padre. Lo chiamano assassino, boia di Hitler, massacratore e riferiscono con raccapriccio una frase che egli avrebbe pronunciato in non so quale occasione: “Sono pronto a saltare ridendo nella mia tomba perché l’idea di avere sei milioni di ebrei sulla mia coscienza non mi turba affatto. Al contrario mi dà una sensazione d’orgoglio “. È difficile per un figlio credere una cosa simile del proprio padre. D’altra parte io voglio bene a quest’uomo, gli ho voluto bene quando ero bambino e mi costringeva a bere succo di carote per farmi crescere. Gli ho voluto bene da ragazzo quando attendevo con ansia che ritornasse a casa dalla guerra e più tardi quando ci ritrovammo in Argentina; ed io che avevo dimenticato il suo volto, credevo davvero che egli fosse un mio zio di nome Ricardo Klement […]”
Nota
Le citazioni e l’intervista a Nicolas Eichmann sono vere.
Le fonti storiche sono state fedelmente riprese da giornali e quotidiani dell’epoca.
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