Rinocerontite: Malattia o Istinto di Sopravvivenza?
E’ incredibile quante volte ci capita di pensare in modo simile o uguale ad altri milioni di persone, è altrettanto incredibile che questo avvenga il più delle volte per seguire una propaganda, strumento in mano a pochi per governare molti.
So cosa state pensando, quello che dico è scontato e tutti possono rendersi conto di questo, ma io posso affermare con cognizione (non fosse altro per il lavoro faccio, e che mi mette a contatto con diverse centinaia di persone ogni giorno), che moltissime persone non si rendono minimamente conto di questo, incastrate in meccanismi che impediscono di vedere a un palmo dal proprio naso.
Questo non vuol dire che viviamo in un mondo di automi, ma che si va via via perdendo quello strumento incredibile che definirei autocoscienza e autodeterminazione.
Questo succede molto di più nelle grandi città, a mio parere, perché l’evoluzione dell’essere umano avviene ad un ritmo infinitamente più grande rispetto ai piccoli centri, che vivono in modo meno frenetico e soprattutto ancorati fortemente a valori, contatti, legami quasi viscerali, con la terra , le cose e le situazioni di tutti i giorni.
Scontato anche questo?
Mi sorge una domanda, anzi più di una.
Perché il contatto stretto con i nostri simili, anziché aiutarci a superare le difficoltà, le ingigantisce?
E’ forse la paura del nostro simile, una sorta di concorrente nella corsa alla sopravvivenza?
Lo dimostra il fatto che siamo portati a fare beneficenza al bisognoso sconosciuto e non riusciamo a salutare il nostro coinquilino.
Ma questo ci costringe a diventare lupi solitari, e da soli si può resistere solo facendo grande fatica e quindi perdere l’essenza della vita: ”vivere il presente”.
E’ forse per questo che facilmente la rinocerontite ci “inquina”, in modo più o meno grave, e ci porta a vivere in branchi, facilmente governabili da sistemi politici carenti di idee e ideali, ma ricchi di strumenti “anestetizzanti”.
Ma c’è un risvolto positivo...forse così sembrerebbe...
Evito di pensare, evito di decidere, evito di sbagliare e di assumermi responsabilità.
Che bello... Evito tutto ciò che mi spaventa e ho risolto il problema. Non devo nemmeno chiedermi cosa sono, quanto valgo, dove vado, cosa faccio, ecc..
Ma non sarà che in questo modo evito di vivere?
E se vivere fosse come un giocattolo che qualcuno ci ha regalato e noi per “paura” di romperlo evitiamo di usarlo?
Foto: Rhinoceros Outbreak and the Dream of a False Freedom, Fotoelaborazione di E. Gioacchini, 2009
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