"Perchè sei fatta così ? Perchè sei come sei?" Disse un giorno un granchio ad una bella chiocciola di mare. L'acqua non era troppo scossa dalla corrente che pure lì solitamente tirava e tuttto si prestava ad una tranquilla conversazione di stranieri nella stessa terra. "A cosa alludi -rispose l'altra- alla mia forma, al mio lento procedere oppure vedere e sognare lontano, al senso dei gesti che compio o dei sorrisi che faccio tra me e me, quando vedo l'affanno degli altri".
Il granchio: "Beh...un poco a tutto; si ti muovi piano, ma soprattutto quella spirale di casa che hai sopra... è proprio ridicola! Potresti perderla e sentirti nuda; trovarla incastratatra due rocce e non muoverti più, insomma perchè sei così?".
La lumaca di mare prese tempo; in fondo il tempo cosa è se non la pausa tra un incontro e l'altro, poi ribatte: "E tu, granchio, tu che te ne vai spavaldo aprendo le chele e le pinze a dirti forte e sicuro, sotterrandoti lesto o scattando alla vista di predatori e prede perchè sei fatto in quel buffo modo. Hai il problema del riparo, se questo ti occorre in fretta e nessuna presa, pure potente, potrebbe sottrarti ad un pesce vorace".
"Questione di punti di vista" disse il granchio, rammaricato da quella una discussione con una poetessa del mare. Si pulì le grandi pinze con la bocca, emise qualche bollicina dopo il pasto appena ingoiato e pensò che fosse inutile discutere con quella sconosciuta.
Dal canto suo, la lumaca era sgusciata velocemente dalla chiocciola che si portava sulle spalle ed aveva lasciato al povero granchio solo la sua casa e qualche ricordo. Si lasciò carezzare soddisfatta dalla corrente ora più forte e trasportare a circa centocinquanta miglia più in là. Nuovi posti, nuove cose, un mondo nuovo da l e n t a m e n t e guardare. Nella nuova casa color arancio si trovò bene e spedì al granchio anche una cartolina con il migliore paesaggio: "Caro granchio, qui tutto funziona come prima. Spiacente per il tuo stomaco e la fretta che hai avuto, avremmo potuto chiacchierare più a lungo". Firmato Lumaca di Mare
Il granchio: "Beh...un poco a tutto; si ti muovi piano, ma soprattutto quella spirale di casa che hai sopra... è proprio ridicola! Potresti perderla e sentirti nuda; trovarla incastratatra due rocce e non muoverti più, insomma perchè sei così?".
La lumaca di mare prese tempo; in fondo il tempo cosa è se non la pausa tra un incontro e l'altro, poi ribatte: "E tu, granchio, tu che te ne vai spavaldo aprendo le chele e le pinze a dirti forte e sicuro, sotterrandoti lesto o scattando alla vista di predatori e prede perchè sei fatto in quel buffo modo. Hai il problema del riparo, se questo ti occorre in fretta e nessuna presa, pure potente, potrebbe sottrarti ad un pesce vorace".
"Questione di punti di vista" disse il granchio, rammaricato da quella una discussione con una poetessa del mare. Si pulì le grandi pinze con la bocca, emise qualche bollicina dopo il pasto appena ingoiato e pensò che fosse inutile discutere con quella sconosciuta.
Dal canto suo, la lumaca era sgusciata velocemente dalla chiocciola che si portava sulle spalle ed aveva lasciato al povero granchio solo la sua casa e qualche ricordo. Si lasciò carezzare soddisfatta dalla corrente ora più forte e trasportare a circa centocinquanta miglia più in là. Nuovi posti, nuove cose, un mondo nuovo da l e n t a m e n t e guardare. Nella nuova casa color arancio si trovò bene e spedì al granchio anche una cartolina con il migliore paesaggio: "Caro granchio, qui tutto funziona come prima. Spiacente per il tuo stomaco e la fretta che hai avuto, avremmo potuto chiacchierare più a lungo". Firmato Lumaca di Mare
Una volta scrissi questa favola per una mio paziente -che chiameremo Marco-, un ragazzotto oramai bello e cresciuto, in età per volare via dal nido e crearsene uno proprio. Ostentava con grande perizia psicologica -quella innata, s'intende- la massima indipendenza. Usciva, rientrava, riusciva ancora e rientrava ancora. Si allontanava e si avvicinava ed era più il mondo a girare intorno a lui che lui nel mondo...ma questo l'avrebbe saputo più tardi.
La settimana dopo la consegna della favola, tornò per il consueto appuntamento, era piuttosto peplesso ed esordì dicendo: "Dottore, non credo di averci capito molto...in questa favola; è come se vi fossero molte cose, ma appena mi sembra di averle afferrate, ecco che qualcosa viene e ribalta la mia interpretazione".
"Bene" -risposi io- "questo vorrà senz'altro dire che ci ha lavorato. Ed allora a quale conclusione sei giunto?".
Lui: "Io mi ritrovo in entrambe i personaggi; ma credo che questo sia impossibile, sono così diversi. Non mi schiodo da questa ambiguità?".
"Io credo che tu stai caprendendo molto, ma ancora deve venire alla superficie...Tu pensi che tutto appartenga ad un unico punto di vista. E' perfettamente normale che noi adottiamo il nostro, anche se le cose intorno girano con altre opinioni A volte questo può limitarci" -gli risposi.
E lui lesto, quasi impulsivo: "Vuol dire che io mi stai limitando in qualcosa?". "O che le cose intorno a te ti stiano limitando?" -ribattei- "Come vedi ancora una volta ci sono diversi punti di vista.
"E come uscirne?" -rispose, ancora più imbarazzato.
"Hai detto uscirne? Da dove, Marco?" -io, senza indugiare. Ne seguì una lunga pausa, non proprio tanto lunga come "centocinquanta miglia", ma forse sulla strada per essere percorsa!
La settimana dopo la consegna della favola, tornò per il consueto appuntamento, era piuttosto peplesso ed esordì dicendo: "Dottore, non credo di averci capito molto...in questa favola; è come se vi fossero molte cose, ma appena mi sembra di averle afferrate, ecco che qualcosa viene e ribalta la mia interpretazione".
"Bene" -risposi io- "questo vorrà senz'altro dire che ci ha lavorato. Ed allora a quale conclusione sei giunto?".
Lui: "Io mi ritrovo in entrambe i personaggi; ma credo che questo sia impossibile, sono così diversi. Non mi schiodo da questa ambiguità?".
"Io credo che tu stai caprendendo molto, ma ancora deve venire alla superficie...Tu pensi che tutto appartenga ad un unico punto di vista. E' perfettamente normale che noi adottiamo il nostro, anche se le cose intorno girano con altre opinioni A volte questo può limitarci" -gli risposi.
E lui lesto, quasi impulsivo: "Vuol dire che io mi stai limitando in qualcosa?". "O che le cose intorno a te ti stiano limitando?" -ribattei- "Come vedi ancora una volta ci sono diversi punti di vista.
"E come uscirne?" -rispose, ancora più imbarazzato.
"Hai detto uscirne? Da dove, Marco?" -io, senza indugiare. Ne seguì una lunga pausa, non proprio tanto lunga come "centocinquanta miglia", ma forse sulla strada per essere percorsa!
Vedete, ogni volta che Marco cercava di vedersi nell'indipendente comportamento del granchio, si trovava messo in scacco dall'abile comportamento della lumaca di mare, capace di lasciare la casa e tornare ad abitarla...la sua casa. Solo se si ha una propria "casa", dentro di noi, si può abitarla in posti diversi, altrimenti è la casa di un altro che stiamo occupando. D'altra parte, egli non sapeva che farsene della casa della lumaca, quella che gli aveva lasciato, non era la sua, o meglio, quella del granchio, e quel discorso -aveva ragione la sua amica- lo aveva interessato. Qualcuno gli aveva ricordato che tuttavia si ha sempre bisogno di un "proprio" posto dove stare. Il tempo dopo Marco l'impiegò ad uscire di casa.
Siamo in tema di parlare di panico, di paure ed a volte dobbiamo saperle riconoscere come "limiti", non solo emozioni negative intorno a noi. Nascondono scoperte.
Director
Director
Foto: Sea Snail
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