@Maria
"E se mi blocco?"
Mi rituffo nel mio passato…si mi rituffo nel senso letterale del termine…
Avevo poco più che otto anni, a fine della scuola andavamo a fare nuoto, ad imparare -io e i miei compagni. Ricordo che mi piaceva da morire stare in acqua, immergere la testa sotto l’acqua, e nuotare; nuotare senza fretta, stile rana, il mio preferito. Ma quando il nostro istruttore ci annunciava la fine della lezione -“Forza, fuori dall’acqua, in fila dietro il trampolino...ora ci divertiamo un pò con i tuffi!- avrei voluto diventare invisibile!
”Il tuffo no, il tuffo no!”- Davanti a quel trampolino -che poi era un semplice blocco di partenza-, mi bloccavo, non c’era niente da fare; mi prendeva una paura, una paura tremenda... Finché si trattava di buttarsi “a bomba”, era anche divertente, ma il tuffo di testa …quello non sono mai riuscita a farl: a vincere la paura…a staccarmi da quel “blocco di partenza”. “E’ un peccato…” -mi diceva l’istruttore- “ …avrei voluto inserirti nel gruppo del nuoto agonistico, ma come la mettiamo poi con le gare? Lì…uno, due, tre…si parte col tuffo di testa!”.
Non solo rinunciai al nuoto agonistico, rinunciai proprio al nuoto se non quello “libero”, senza istruttore e "senza tuffo"!
@ Director
Nella mia esperienza di psicoterapeuta, ho incontrato persone che mi raccontavano paure antiche ed ho pensato che in molti casi fossero state un'utile palestra per le vicende successive. In altri, meno fortunati, esse erano diventate significativi "incidenti di percorso" suscettibili di far fluire in avanti la loro carica di "blocco" di fronte alle richieste della vita. Come afferma Langs, a volte con i nostri clienti, può essere rintracciato un sottile "filo rosso" che lega le loro situazioni attuali al passato -in termini più moderni, diremo alla memoria attuale di quel passato, che però è diventata conportamento, stile di vita, ecc ecc-. Qualcosa di lontano nel tempo ed apparentemente passato poi inosservato, risolto, continua ad investire la storia presente di significato, se essa a quello si richiama per qualche analogia. La semantica dell'inconscio non è quella del linguaggio, ma è terribilmente e splendidamente maestra per utilizzarla! Un "tuffo all'indietro..." per tentare di risolvere "un tuffo in avanti", non sempre è utile; ma neanche "annaspare", od "affogare in un bicchier d'acqua", avere "l'acqua alla gola", essere "sommersi" dalle difficoltà" o sentirsi addosso una "cascata" di problemi, avere timore di "tuffarsi" in un'impresa, o, al contrario, "mettere la testa sotto l'acqua", con la variante sotto "la sabbia" tipica degli struzzi ...è sempre utile!
Piuttosto, riflettere su tutto questo, può essere buono... Ed il nostro lavoro drammaterapico è proprio una MindGym!
Ed uno stratagemma per i più tenaci nei "blocchi"...Ricordare che i pesciolini meravigliosi non esistono solo nel cartoon; un documento-video recente, redatto dal Monterey Bay Aquarium, descrive "il pesciolimo dalla testa trasparente", che riesce a vedere bene, muoversi bene, anche sott'acqua!
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