@Maria
“Non me ne frega niente
se anch’io sono sbagliato
spiacere è il mio piacere
io amo essere ODIATO”
L’odio, appunto, il fratello più bastardo della rabbia.
Chi lo ha provato, non lo dimentica perché ti marchia a fuoco.
Può trascinarti in selve oscure…”là dove la diritta via era smarrita”
arma il tuo pensiero e finanche la tua mano;
ma davanti al plotone d’esecuzione non c’è il tuo “nemico”…ci sei tu.
-gli spari sopra sono per noi-
L’odio: un macigno? Una roccia carsica?
No…una bolla di sapone…
Tanta energia per tener coese molecole, che racchiudono il nulla...
Energia sottratta all’entropia del tuo universo interiore.
Basta poco, basta poco:
un padre che per la prima volta ti prende sulle sue ginocchia
e fa sue le tue lacrime;
piange mio padre,
piange per la prima volta e piange per me.
....il ritorno del padre
Il pianto,
molto più che metafora della pioggia,
ma acqua vera che abbevera la nostra Terra interiore,
straziata dai solchi feroci di un‘arsura che pare non avere mai fine.
Abbiamo pianto e pianto tanto io e i miei compagni di viaggio, domenica sera all’atelier.
Quando è partito il brano “The Winner Takes It All“, è successo qualcosa di straordinariamente potente a livello emotivo…oserei dire a livello energetico, che ha coinvolto e stravolto noi e gli “spettatori” in una sorta di rito catartico collettivo.
Se nascendo…si piange
forse…piangendo...si rinasce.
@ Director
Nella sua newsletter, Marjorie J McDonald -una sensibile scrittrice americana che si interessa dii creatività- mi ricorda la potenza delle parole: "Rudyard Kipling (1865-1936) was an English author who said that words are, of course, the most powerful drug used by mankind".
Non basterebbero chissà quanti tomi a redarre tutte le citazioni "importanti" che fanno della scrittura il luogo della coscienza dell'individuo. Dopo il linguaggio, la scrittura ha permesso di meta-categorizzare il pensiero che si evolveva ed ad ogni nuova avventura dell'individuo, essa può accompagnare una nuova elaborazione, comprensione di quanto egli vive.
Sono soddisfatto che tu e gli altri possiate usarla; diverrebbe strano che una "vicenda" come quella del gruppo dell'Atelier non fosse meditata e la scrittura può aiutare moltissimo a farlo. Fa circolare l"energia" di cui tu hai parlato nei tuoi ultimi tuoi post tra tutti, promuove idee e progresso nel percorso drammaterapico; la sottrae a quella "pigrizia" alleata della paura e dell'ovvietà; queste ultime rischiano di consumarla in silenzio, in zone non accessibili della nostra mente; a puntellare negativamente il timore di ricordare, sentire e prevedere -di cui ho parlato negli ultimi post-, destinandola spesso a complessualità e silenziosa sofferenza. Ma anche solo l'inerzia mette paura...perchè essa si descrive tra una forza che sollecita a muoversi ed uno stato di quiete, che quiete non è mai -vedi la gravità!-. La trottola dei sentimenti a cui fai riferimento ci schiaccia, a volte, contro la resistenza del "voler comprendere", anzichè lasciarci travolgere...E' dura! E' la fatica di capire. Ma è una storia per la quale passiamo tutti. Questo, almeno, conforta.
Foto: Galassia Andromeda
“Non me ne frega niente
se anch’io sono sbagliato
spiacere è il mio piacere
io amo essere ODIATO”
L’odio, appunto, il fratello più bastardo della rabbia.
Chi lo ha provato, non lo dimentica perché ti marchia a fuoco.
Può trascinarti in selve oscure…”là dove la diritta via era smarrita”
arma il tuo pensiero e finanche la tua mano;
ma davanti al plotone d’esecuzione non c’è il tuo “nemico”…ci sei tu.
-gli spari sopra sono per noi-
L’odio: un macigno? Una roccia carsica?
No…una bolla di sapone…
Tanta energia per tener coese molecole, che racchiudono il nulla...
Energia sottratta all’entropia del tuo universo interiore.
Basta poco, basta poco:
un padre che per la prima volta ti prende sulle sue ginocchia
e fa sue le tue lacrime;
piange mio padre,
piange per la prima volta e piange per me.
....il ritorno del padre
Il pianto,
molto più che metafora della pioggia,
ma acqua vera che abbevera la nostra Terra interiore,
straziata dai solchi feroci di un‘arsura che pare non avere mai fine.
Abbiamo pianto e pianto tanto io e i miei compagni di viaggio, domenica sera all’atelier.
Quando è partito il brano “The Winner Takes It All“, è successo qualcosa di straordinariamente potente a livello emotivo…oserei dire a livello energetico, che ha coinvolto e stravolto noi e gli “spettatori” in una sorta di rito catartico collettivo.
Se nascendo…si piange
forse…piangendo...si rinasce.
@ Director
Nella sua newsletter, Marjorie J McDonald -una sensibile scrittrice americana che si interessa dii creatività- mi ricorda la potenza delle parole: "Rudyard Kipling (1865-1936) was an English author who said that words are, of course, the most powerful drug used by mankind".
Non basterebbero chissà quanti tomi a redarre tutte le citazioni "importanti" che fanno della scrittura il luogo della coscienza dell'individuo. Dopo il linguaggio, la scrittura ha permesso di meta-categorizzare il pensiero che si evolveva ed ad ogni nuova avventura dell'individuo, essa può accompagnare una nuova elaborazione, comprensione di quanto egli vive.
Sono soddisfatto che tu e gli altri possiate usarla; diverrebbe strano che una "vicenda" come quella del gruppo dell'Atelier non fosse meditata e la scrittura può aiutare moltissimo a farlo. Fa circolare l"energia" di cui tu hai parlato nei tuoi ultimi tuoi post tra tutti, promuove idee e progresso nel percorso drammaterapico; la sottrae a quella "pigrizia" alleata della paura e dell'ovvietà; queste ultime rischiano di consumarla in silenzio, in zone non accessibili della nostra mente; a puntellare negativamente il timore di ricordare, sentire e prevedere -di cui ho parlato negli ultimi post-, destinandola spesso a complessualità e silenziosa sofferenza. Ma anche solo l'inerzia mette paura...perchè essa si descrive tra una forza che sollecita a muoversi ed uno stato di quiete, che quiete non è mai -vedi la gravità!-. La trottola dei sentimenti a cui fai riferimento ci schiaccia, a volte, contro la resistenza del "voler comprendere", anzichè lasciarci travolgere...E' dura! E' la fatica di capire. Ma è una storia per la quale passiamo tutti. Questo, almeno, conforta.
Foto: Galassia Andromeda
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