@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

sabato 21 febbraio 2009

Fiaba: medium tra sogno e realtà

20 marzo 2009 - Laboratorio sulla Fiaba: Volare non è stato mai così reale...

Seminario esperenziale aperto al pubblico, conduce E. Gioacchini

Il bambino, attraverso quello che noi definiamo gioco e quindi anche attraverso la fiaba, con l'enfasi di qualcosa in parte perduto e rimpianto, almeno in quella dimensione, fa qualcosa di tutt'altro che casuale e spensierato, egli compie, in realtà, un preciso allenamento verso la conoscenza di sé e del proprio rapporto con il mondo. Un mestiere a cui la natura lo ha predisposto in gran parte geneticamente, come la capacità/necessità di acquisire delle figure parentali, primo prototipo dell'altro da sé. Egli manipola gli oggetti interni ed esterni di quel vissuto fantastico, in un dialogo interno, non interrogandosi consapevolmente sulla distanza tra la realtà e la fantasia Compie simulazioni che hanno il significato di esperimenti sulle "prove d'autore" della propria personalità, situazioni "preparatorie" nel costante processo di crescita psicofisica, proprio come quell'ambiguo azzuffarsi dei cuccioli in Re Leone che Maria ha citato, dove essi, bambini e cuccioli di ogni tipologia si addestrano a modulare l'aggressività, a saperla usare. Il bambino, nella fiaba, interpreta ruoli, codificando quindi in maniera sempre più complessa le risposte ai bisogno e la scoperta delle proprie risorse.
Egli -dicevamo- non cerca di capire la favola, ma ci entra dentro tutto con tutta la forza della sua immaginazione. Così facendo il bambino si racconta favole meravigliose, a cui molto spesso noi non abbiamo l'accesso, e compie invisibili correzioni di quelle che gli narriamo. Noi l'osserviamo muovere le proprie mani e gli occhi, sussurrare parole ed incitamenti, parlarsi ripetendo stralci di storie già ascoltate dall'adulto o dal fratello maggiore, sapientemente farcite di qualche differenza! Per questo, più tardi da adulto, gli sarà così facile immedesimarsi, sempre inconsapevolmente, con il ruolo eroico, vincitore o perdente -non importa- di un personaggio di un film, modalità più travestita di raccontarsi ancora una bella favola, di riconnettersi ad una modalità antica di pensiero, quando essa era primitivamente funzionale alla scoperta del mondo.

Ma cosa accade nella psicologia di un soggetto adulto che ascolti una favola "terapeutica"? Sicuramente il narratore ha contestualizzato quel racconto al particolare momento del percorso terapeutico o formativo, alla visione della realtà del soggetto, comprensiva dei suoi problemi, delle sue risorse, e si sviluppa in un linguaggio che tiene conto di quello personale, dei suoi canali percettivi privilegiati, della sua modalità di ricordare e progettare... Ed allora, nella trama che sviluppa quella particolare metafora, essa lavora inducendo un positiva "regressione al servizio dell'Io" -Gill & Brenman. Il processo consiste in un "pescaggio" profondo nella vita remota del soggetto, in aree dove viene superata la censura realizzatasi attraverso le rigide difesa dell' Io, e che comporta che la persona venga indirettamente messo a confronto con la propria vicenda storica. Lo spostamento dell'angolatura della ottica, attraverso la quale ora si è indotti ad osservare la propria vita o un definito evento, supera le resistenze inconscie; quindi, le reazioni emotive come lo stupirsi. il meravigliarsi, il commuoversi nella partecipazione alla trama frantumano i pregiudizi verso la ricostrustruzione di una possibile nuova vicenda. In realtà quello che viene corretto non è il nostro passato, ma l'esperienza emotiva archiviata ad esso e congelata, a parte l'attualità -compromesso "storico"- del sintomo più che visibile, sottile filo rosso direbbe Langs, che riconduce a al vissuto traumatico; o piuttosto a quanto di esso è significato oggi "traumaticamente" dal nostro presente. In un sistema fuori coscienza (Heller, 1982), catene associative si liberano per nuovi legami e schemi di interazione, innescando un processo di creativa ristrutturazione inconscia.

La metafora è un linguaggio simbolico, tipico di un certo tipo di insegnamento che ritroviamo nelle cultura di ogni tempo: i koan del Buddismo, il Vecchio e Nuovo Testamento, le allegorie della letteratura, le immagini delle liriche, le fiabe dei narratori. Esso sembra raggiungere in maniera incisiva i processi che avvengono nel nostro emisfero "creativo", quello destro, in contrasto con quanto avviene nel sinistro, deputato all'analisi più razionale e logica della realtà, anche se tutti e due partecipano attivamente al processo per aree differenziate.
Le favole, nella loro struttura metaforica, sembrano operare a due livelli: mentre ad un primo livello l'ascoltatore consciamente segue la vicenda che gli si sta narrando, reagendo ad essa secondo modelli a lui consapevoli, un secondo livello comporta che egli riferisca indirettamente e poi sempre più direttamente a sé quella storia. Bandler e Grinder postulano che la metafora agisca nel soggetto secondo una sorta di passaggio provocato a tre stadi che definiscono ricerca transderivazionale: vi è la struttura superficiale di significato della Storia che il soggetto ascolta; quindi, una struttura profonda di significato associata, che riguarda indirettamente l'ascoltatore; infine, una struttura profonda di significato recuperata, che si riferisce specificamente all'ascoltatore.

La fiaba, proprio in virtù del meccaniso della "suggestione" può essere un potente motore verso il "cambiamento". Riguardo la fantasia, Milton Erickson postula una essenziale distinzione. Vi sono le fantasie di cui siamo coscienti, quasi sempre le stesse o comunque costituite in massima parte da un repertorio abbastanza stabile nelle diverse tappe della nostra vita; e poi altre fantasie non esplorabili dal nostro Io -diremo inconscie-, ma disponibili a dare impulso ad atti creativi se poste nella situazione di divenire attive. E poi...condizionamenti operanti a livello inconscio e subconscio costituiscono molte volte il più grande ostacolo al superamento di antieconomiche difese nevrotiche! Quando l'insicurezza del soggetto comporta la ridondanza del pensiero che si ripiega anancasticamente a proteggere se stesso, invece che a svilupparsi nel logos...la struttura nevrotica imprigiona la potenza di qualsiasi insight, o sforzo comportamentale al superamento dei sintomi. In queste strutture cognizione ed affetto devono intervenire in forma terapeutica a destrutturare, decondizionando, con il contestuale conforto di canali espressivi che gratifichino la nuova esperienza verso il "rischio". Di qui, anche attraverso le favole terapeutiche, la possibilità che ci si giochi in riscatti diversi dal conosciuto ed emergano visioni che danno luce differente alla nostra storia.

Diversi anni fa, Andrea era rimasto notevolmente impressionato dalla visione del "Gigante di Ferro" ed il giorno dopo elaborò il disegno raffigurato. Anche a me, da piccolo ed ora pure, mi affascinavano i robot, quelli di latta od il Pleo di oggi e rimasi sorpreso dal trovarmi sulla scrivania disegno e relativa didascalia. E' bello poter pensare che un voluminoso e pesante robot di ferro possa volare, come il film descrive e questo doveva aver colpito il bambino. Che ci si possa alzare, nonostante qualsiasi peso, grazie al desiderio. Volare non è mai stato così reale...


Foto: "il Gigante di Ferro", by Andrea

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DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

COMUNICATI STAMPA