@ da Nina
a proposito di "Step Trail"
La storia del sentiero è un po’ la mia storia.
Apparentemente il viaggio sembra delinearsi in uno straordinario momento di stasi: il senso dell’esplorazione – svanito. Lascio trionfi e vittorie alla tristezza, ad un corpo che stenta a rispondere – anch’esso millenario.
Questo sentiero-Io è ostruito, inaccessibile, circondato da rovi spinati e arbusti: neanche quel candido pallore lunare si fa sollievo. Il meraviglioso satellite è coperto da uno strato pesante di garza. Come affetto da cecità il suo dappoco non illumina.
Il viaggio si ferma alla partenza?
No. Il viaggio iniziò ch’ero Tigre nella cortàzariana casa Humboldt; poi Gabbiano in Nina di Cechov: ora, definitivamente sola, decido d’essere corpo e anima di una Montagna Sacra.
Risposta: L’esplorazione non finisce se decido di fermarmi.
Domanda: Stop obbligato?
Domanda: Segnaletiche scomparse?
Risposta: Attendo, e nell’attendere imparo.
Non sappiamo nulla. Possiamo annusare come i cani, eleggere l’intuito, accogliere il pre-esistente, potenziare la mente, assecondare l’inconscio, rifondare la repubblica dell’Io con il drama e Ypnos.
Non proprio consapevole d’avere un’insospettabile fretta, scopro che la tristezza è stanca e vorrebbe spogliarsi della sua triste condizione.
Ed è così che m’impongo di deprimere la depressione, incanalando una volontà più grande, un’energia creduta finita e “sparpagliata tra cervello e corpo” con la furia devastatrice di una tempesta in alta Montagna: che ero io – o l’Io – o l’Inconscio – o il SubInconscio.
Importa?
Importa sapere che ho vissuto questa sorta di paralisi costringendo il mio sé a lapidarmi come in un principio di autolesionismo.
Stavolta frano perché io soltanto ordino di farlo. Quasi un’AutoTerapia d’Urto.
Ed ecco che un temporale, somigliante ad un attacco frontale di cacciabombardieri, mi giunge come una benedizione: inizio a rotolare, porto via tutto ciò che incontro – arbusti e rovi spinati compresi; è un tafferuglio, una rissaiola tra sassi, rocce, acqua, bastoni e bastonate, randelli e randellate…
“Non ci sono più,” penso, quando arrivo a valle.
Il sole è tiepido, il suo calore diminuisce i dolori. Finalmente la luce!
Tuttavia…
… Questa valle è statica. Non succede nulla d’interessante.
So che il viaggio non termina qui: devo scivolare ancora più in basso.
Giù, sempre più giù, sino a depositare i miei resti sul letto di un ruscello:
“… Perché veniamo dall’acqua nelle ore più liete” egli disse.
Se venivo dall’acqua per tornare nell’acqua, allora ero ancora ferma alla partenza.
No. Prima di essere Montagna ero stata un Gabbiano, e prima una Tigre, una donna, una bambina, un feto. L’origine, il segno, il linguaggio.
Universo: tutto insieme al Tutto.
Foto: -la didascalia in foto suggerita da Nina è bellissima, di Jerry Uelsmann, "Woman River". Per motivi di copyright, non ci è possibile riprodurla qui -non siamo un privato, ma sponsorizzati da una associazione scientifica, la SIISCA. E' possibile comunque individuarla in questi due siti:
http://www.uelsmann.com/
http://pdngallery.com/legends/uelsmann/-
a proposito di "Step Trail"
La storia del sentiero è un po’ la mia storia.
Apparentemente il viaggio sembra delinearsi in uno straordinario momento di stasi: il senso dell’esplorazione – svanito. Lascio trionfi e vittorie alla tristezza, ad un corpo che stenta a rispondere – anch’esso millenario.
Questo sentiero-Io è ostruito, inaccessibile, circondato da rovi spinati e arbusti: neanche quel candido pallore lunare si fa sollievo. Il meraviglioso satellite è coperto da uno strato pesante di garza. Come affetto da cecità il suo dappoco non illumina.
Il viaggio si ferma alla partenza?
No. Il viaggio iniziò ch’ero Tigre nella cortàzariana casa Humboldt; poi Gabbiano in Nina di Cechov: ora, definitivamente sola, decido d’essere corpo e anima di una Montagna Sacra.
Risposta: L’esplorazione non finisce se decido di fermarmi.
Domanda: Stop obbligato?
Domanda: Segnaletiche scomparse?
Risposta: Attendo, e nell’attendere imparo.
Non sappiamo nulla. Possiamo annusare come i cani, eleggere l’intuito, accogliere il pre-esistente, potenziare la mente, assecondare l’inconscio, rifondare la repubblica dell’Io con il drama e Ypnos.
Non proprio consapevole d’avere un’insospettabile fretta, scopro che la tristezza è stanca e vorrebbe spogliarsi della sua triste condizione.
Ed è così che m’impongo di deprimere la depressione, incanalando una volontà più grande, un’energia creduta finita e “sparpagliata tra cervello e corpo” con la furia devastatrice di una tempesta in alta Montagna: che ero io – o l’Io – o l’Inconscio – o il SubInconscio.
Importa?
Importa sapere che ho vissuto questa sorta di paralisi costringendo il mio sé a lapidarmi come in un principio di autolesionismo.
Stavolta frano perché io soltanto ordino di farlo. Quasi un’AutoTerapia d’Urto.
Ed ecco che un temporale, somigliante ad un attacco frontale di cacciabombardieri, mi giunge come una benedizione: inizio a rotolare, porto via tutto ciò che incontro – arbusti e rovi spinati compresi; è un tafferuglio, una rissaiola tra sassi, rocce, acqua, bastoni e bastonate, randelli e randellate…
“Non ci sono più,” penso, quando arrivo a valle.
Il sole è tiepido, il suo calore diminuisce i dolori. Finalmente la luce!
Tuttavia…
… Questa valle è statica. Non succede nulla d’interessante.
So che il viaggio non termina qui: devo scivolare ancora più in basso.
Giù, sempre più giù, sino a depositare i miei resti sul letto di un ruscello:
“… Perché veniamo dall’acqua nelle ore più liete” egli disse.
Se venivo dall’acqua per tornare nell’acqua, allora ero ancora ferma alla partenza.
No. Prima di essere Montagna ero stata un Gabbiano, e prima una Tigre, una donna, una bambina, un feto. L’origine, il segno, il linguaggio.
Universo: tutto insieme al Tutto.
Foto: -la didascalia in foto suggerita da Nina è bellissima, di Jerry Uelsmann, "Woman River". Per motivi di copyright, non ci è possibile riprodurla qui -non siamo un privato, ma sponsorizzati da una associazione scientifica, la SIISCA. E' possibile comunque individuarla in questi due siti:
http://www.uelsmann.com/
http://pdngallery.com/legends/uelsmann/-
"River1/2/3/4", 2006
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