Nessuna apologia del “fraintendimento” od esortazione ad essere confusi, ma sicuramente a volte non saresti mai entrato dentro alcuni recinti, magari per educazione. Avresti declinato l’invito se troppo esplicito…insomma non avresti affidato al caso, in combutta con ciò che non conosci di te stesso, quell’effetto “sorpresa” che nella vita tanto ci coglie ed a volte rapisce e ci dà ansia!
Con il monopolio della ragione ordinatrice sembra che sia più facile –ma non è vero- il mestiere di ordinatori della realtà, dei desideri, delle opportunità. E quest’ultime appunto ti colgono e mediano l’incontro con la tua “impreparazione”: Dio, che paura! Potrebbe essere l’inzio di una conoscenza nuova dentro e…fuori di te.
Niente avviene fuori “scena”, anche senza invocare le bizzarrie di un burattinaio invisibile. Se ci pensi, a riflettere troppo sulle ragioni di quei fili che ti muovono –ed è certo che ti stai muovendo-, quelli s’impigliano tra loro, ti si serrano addosso a richiederti un movimento ed insieme vietandolo, nel paradosso di volerci liberi eppure diretti!
Nel seminario di ieri, ho invitato uno dei partecipanti, ben conosciuto, a venire “spontaneamente” avanti! Non era l’esortazione a rimanere paralizzato nell’apparente logica contraddizione, ma sicuramente a riflettere, magari fermo, che può essere ricercata una strada terza, tra l’eseguire un comando, esplicito od implicito, e desiderarlo e darvi corso in prima persona. Trovare in sè la spontaneità di un’azione, oltre l’invito dell’altro, spogliare la situazione della logica formale che imprigiona te stesso. Ingombrante per l’abitudine ad “eseguire” e non “voler eseguire” i compiti, sciacquarsi i denti, lustrare le scarpe, arrivare puntuali in ufficio…Così facendo, credo che difficilmente potremo accorgerci di quel "piccolo cuore di tarma che batte" sulla punta della nostra matita e..”palpita” ci dice Cortazar in "Storie di Cronopios e di Famas" e ti ricorda la tua libertà oltre tutto, aggiungo io!
Si, decisamente, l’invito tranquillizza ed insieme può allarmare, di qualsiasi cosa si tratti; l’incognita eccita e stupisce e solitamente disorienta. Ma chi ha affermato che tutto si consumi lì? In quel posto? Ed è quel luogo o il tuo “inside” ad essere posto dell’incontro, dove far accomodare i gentili ospiti, gli addestrati attori, le cose conosciute e, finalmente, la novità? Noi la vorremmo comoda, anche questa, senza fraintendimenti, ignorando che le domande sospese lavorano meglio di quelle abbottonate subito all’asola di una giacca troppo usata.
Con il monopolio della ragione ordinatrice sembra che sia più facile –ma non è vero- il mestiere di ordinatori della realtà, dei desideri, delle opportunità. E quest’ultime appunto ti colgono e mediano l’incontro con la tua “impreparazione”: Dio, che paura! Potrebbe essere l’inzio di una conoscenza nuova dentro e…fuori di te.
Niente avviene fuori “scena”, anche senza invocare le bizzarrie di un burattinaio invisibile. Se ci pensi, a riflettere troppo sulle ragioni di quei fili che ti muovono –ed è certo che ti stai muovendo-, quelli s’impigliano tra loro, ti si serrano addosso a richiederti un movimento ed insieme vietandolo, nel paradosso di volerci liberi eppure diretti!
Nel seminario di ieri, ho invitato uno dei partecipanti, ben conosciuto, a venire “spontaneamente” avanti! Non era l’esortazione a rimanere paralizzato nell’apparente logica contraddizione, ma sicuramente a riflettere, magari fermo, che può essere ricercata una strada terza, tra l’eseguire un comando, esplicito od implicito, e desiderarlo e darvi corso in prima persona. Trovare in sè la spontaneità di un’azione, oltre l’invito dell’altro, spogliare la situazione della logica formale che imprigiona te stesso. Ingombrante per l’abitudine ad “eseguire” e non “voler eseguire” i compiti, sciacquarsi i denti, lustrare le scarpe, arrivare puntuali in ufficio…Così facendo, credo che difficilmente potremo accorgerci di quel "piccolo cuore di tarma che batte" sulla punta della nostra matita e..”palpita” ci dice Cortazar in "Storie di Cronopios e di Famas" e ti ricorda la tua libertà oltre tutto, aggiungo io!
Si, decisamente, l’invito tranquillizza ed insieme può allarmare, di qualsiasi cosa si tratti; l’incognita eccita e stupisce e solitamente disorienta. Ma chi ha affermato che tutto si consumi lì? In quel posto? Ed è quel luogo o il tuo “inside” ad essere posto dell’incontro, dove far accomodare i gentili ospiti, gli addestrati attori, le cose conosciute e, finalmente, la novità? Noi la vorremmo comoda, anche questa, senza fraintendimenti, ignorando che le domande sospese lavorano meglio di quelle abbottonate subito all’asola di una giacca troppo usata.
Narravo, ieri, di Mr. Moreno, nudo per strada e coperto solo dall’idea di un "teatro della spontaneità", in una Vienna di inizio secolo, certo non meno puritana di qualche luogo contemporaneo! Aggiungevo anche di non seguire gli esempi illustri, ognuno ha la sua storia e quella ha regole private e segrete. A qualcuno de miei pazienti ho suggerito, negli anni indietro, di trovare un posto isolato, sensibile allo scandalo solo di qualche abitante dell’aria, e in quell’aria esplodere la propria rabbia-incoscienza-reclamo-desiderio di libertà. E ditemi voi…se la prescrizione ha avuto il suo corso…chi era ad "urlare la propria esistenza" -la presenza è un'altra cosa. C’era delega, procura, atto notarile che potesse mettersi al posto di quel grido d’amore a se stessi? Il silenzio dopo, forse, per alcuni, sarà stato un tempo-spazio da ricostruire, significare, sentire proprio. Accadde poi che con uno, in particolare, ci fosse un imprevedibile eco a far tornare indietro quello “strillo” al mondo…e beh... potete immaginare, i sensi di colpa, diamine, ci accompagnano sempre! Io gli avrei risposto, ancora, a quell’eco…difficile pensare chi si sarebbe stancato prima! Credo che poi egli lavorasse su quelli, il pudore e la proibizione, e se ne liberasse definitivamente.
Incitare alla scoperta, al “novum” è parte di questa didattica verso il sogno e la poesia, quella nascosta nei nostri incontri dentro e fuori… nel teatro più grande che esista. Non ci sono "mostri" là fuori...
Incitare alla scoperta, al “novum” è parte di questa didattica verso il sogno e la poesia, quella nascosta nei nostri incontri dentro e fuori… nel teatro più grande che esista. Non ci sono "mostri" là fuori...
Vs. director
No More "I Love You's", by Annie Lennox
"In genere ero lunatica nei bei giorni/ In genere ero afflitta e irrequieta le notti/ Il mio cuore malato desiderava immensamente vederti/ Oh, ma oranon trovo me stessa a casa mia/ cantando tristi melodie che mi fanno piangere/ Non ci sono più ti amo/ Non ho più parole/ Non ci sono più ti amo/ Il mondo sta cambiando la' fuori/ (L'amante parla di mostri)/ In genere c'erano demoni nella mia camera di notte/ Desiderio, disperazione, desiderio/ Così tanti mostri/ Oh, ma ora/ non trovo me stessa a casa/ cantando tristi melodie che mi fanno piangere/ CHORUS:Non più ti amo/ Non ho piu parole/ Non più ti amo/ Non ho più parole e resto in silenzio/ Non più ti amo/ Il mondo sta cambiando la' fuori/ La gente sta diventando pazza/ Ma noi vogliamo solo tornare/ E sai una cosa mamma?/ Tutti si comportavano veramente da pazziI mostri sono pazzi/ Ci sono mostri la' fuori".
Music: No More "I Love You's", by Annie Lennox, songwriters: Hughes Joseph e Freeman David; 18 febbraio 1995
Foto: "Contatto", 2008
Foto: "Contatto", 2008
2 commenti:
ho promesso e mi sono ripromesso di non tornare piu nel mio passato,e con esso ci saranno molti fili di marionette spezzati,per far si che cadano sensa possiblità di potersi rialzare,e ce ne saranno nuovi molto più resistenti.queste nuove figure di certo non saranno una sostituzione,ma ben sì ciò che sarà,una nuova scena.
by cesare
Aprendo il mio armadio ho esclamato ad alta voce: vorrei buttare via tutto!Ma cosa voglio buttare via, qualcosa del mio passato che è diventato logoro, pesante nella sua sottile sofferenza; non lo so!Raccogliere nel mio sacco cosa? Tutto ciò che ingombra, che non colora, che non ha calore. Quanto è difficile. Stò lavorando un po’ sulla mia rinascita:perché tanto dolore? Ho percepito tante emozioni, la musica, il pensiero che spaziava ha lasciato dentro un pieno pieno che pian piano stà prendendo posto. Vorrei, come diceva Chiacchi, una rinascita, una nuova occasione. Ma ora non trovo me stessa a casa mia …“Cantando tristi melodie che mi fanno piangere”. Desidero una nuova scoperta e l’inizio di una nuova conoscenza dentro di me. L’immagine del mare in tempesta è bellissima e come ognuno di noi porta dentro questa forte agitazione, piena di ansia, paure, dolore, frustrazione, amore, emozioni che a volte si placa dando colore, vita, fantasia. Grazie Director! BEATRICE
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