@ da Nina
(commento a "...you need to reconnect...")
L'immagine è assolutamente filmica: porzione infinitesimale di una vecchia pellicola virata, seppur moderna e fortemente contestualizzata nel presente storico. La vita di questo bambino è un tenerissimo chiostro di speranze. È proiezione esitante di passi, orme impastate nella farina spettrale della memoria.Davanti a sé, si pronuncia lieve l’istantanea d’una viandanza.
Non ho nulla da mangiare. Farina e lievito mi avrebbero impedito d’ascoltare questo continuo lamento allo stomaco. Ho fame, tuonano ricordi di pane: croccante e dorato, lo inzuppo nel cremoso latte di capra. Appena munto è caldo, buono, comprensivo. Bevo il sapore della mamma. Dio, ti prego! Dovrà pur finire questa terribile tempesta nella pancia! Facciamo che ne inizia un’altra.Sotto il letto tremo. Ascolto le bombe -e tremo. Ascolto il cuore –e pompa.“Sotto il letto, Dimitri! Stai tranquillo… andrà bene anche stavolta”. Sto bene, mamma. Bevo latte di capra. Da quel giorno ho smesso d’ascoltare, ché puzzava di sangue e fuoco. Ora cammino. Lecco resina appiccicosa, lacrime d’albero nella pioggia di millefoglie… No, non c’è nessun albero. La natura s’è scordata di vivere. È stonata, dura, ma io osservo l’arcobaleno: mentre cammino e mangio polvere, lo guardo avvicinarsi. Sorrido. C’è il sole. Una volta mamma mi disse: “Quando non c’è il sole, impara dal freddo”. Non fa freddo. E non si spengono gli occhi.
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L'immagine è assolutamente filmica: porzione infinitesimale di una vecchia pellicola virata, seppur moderna e fortemente contestualizzata nel presente storico. La vita di questo bambino è un tenerissimo chiostro di speranze. È proiezione esitante di passi, orme impastate nella farina spettrale della memoria.Davanti a sé, si pronuncia lieve l’istantanea d’una viandanza.
Non ho nulla da mangiare. Farina e lievito mi avrebbero impedito d’ascoltare questo continuo lamento allo stomaco. Ho fame, tuonano ricordi di pane: croccante e dorato, lo inzuppo nel cremoso latte di capra. Appena munto è caldo, buono, comprensivo. Bevo il sapore della mamma. Dio, ti prego! Dovrà pur finire questa terribile tempesta nella pancia! Facciamo che ne inizia un’altra.Sotto il letto tremo. Ascolto le bombe -e tremo. Ascolto il cuore –e pompa.“Sotto il letto, Dimitri! Stai tranquillo… andrà bene anche stavolta”. Sto bene, mamma. Bevo latte di capra. Da quel giorno ho smesso d’ascoltare, ché puzzava di sangue e fuoco. Ora cammino. Lecco resina appiccicosa, lacrime d’albero nella pioggia di millefoglie… No, non c’è nessun albero. La natura s’è scordata di vivere. È stonata, dura, ma io osservo l’arcobaleno: mentre cammino e mangio polvere, lo guardo avvicinarsi. Sorrido. C’è il sole. Una volta mamma mi disse: “Quando non c’è il sole, impara dal freddo”. Non fa freddo. E non si spengono gli occhi.
« Ciak! Buona alla prima! Ottimo lavoro, ragazzi… Facciamo un attimo di pausa, poi andiamo avanti con le riprese ».
Cinema-dramatherapy.
Foto: "Biglie" di Nina Maroccolo, collezione privata, 2006
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