@ da Nina
Se l’illusione è muto sentore d’implacabili verità, la disillusione è apprendimento di quell’incauto errore. Dunque, il mutismo lascia il posto all’implacabilità della sconfitta. Errore e sconfitta = dolore. I protagonisti del Primo Atto de Il Gabbiano, profetizzano l’ineluttabilità d’una sentenza. Nina testimonia l’oracolo comunicandoselo per prima. È inciso nella sua pelle e nel suo cuore. In lei vi è già una terribile certezza. Teme nel dirsi, nel rivelarsi. Teme di rivelare agli altri personaggi ciò che conosce, eppure lo fa: “Cari attori, caro pubblico, è ILLUSIONE questa vita temuta e rincorsa, mutevolmente felice ai miei e ai vostri occhi”. Teme nel dirsi, nel rivelarsi. Teme di rivelare agli altri personaggi ciò che conosce, eppure lo fa: “Cari attori, caro pubblico, è DISILLUSIONE la menzogna degli occhi. Sappiate che sono mentitori i miei e i vostri occhi!”. Come tacere ciò che l’anima può solo mormorare? E il cuore? Il cuore è lontano da ogni stoltezza, è l’unico a sapere. Sappiamo che all’altezza del cuore un fragile nido può essere capace di assorbire il terribile esistenziale della disillusione. La ragione del buonsenso ci porterà a ri-considerare, attraverso invenzione e azione drammaterapica, quel raggio di luce che sorge dalla tenebra e che si chiama “speranza”.
Se l’illusione è muto sentore d’implacabili verità, la disillusione è apprendimento di quell’incauto errore. Dunque, il mutismo lascia il posto all’implacabilità della sconfitta. Errore e sconfitta = dolore. I protagonisti del Primo Atto de Il Gabbiano, profetizzano l’ineluttabilità d’una sentenza. Nina testimonia l’oracolo comunicandoselo per prima. È inciso nella sua pelle e nel suo cuore. In lei vi è già una terribile certezza. Teme nel dirsi, nel rivelarsi. Teme di rivelare agli altri personaggi ciò che conosce, eppure lo fa: “Cari attori, caro pubblico, è ILLUSIONE questa vita temuta e rincorsa, mutevolmente felice ai miei e ai vostri occhi”. Teme nel dirsi, nel rivelarsi. Teme di rivelare agli altri personaggi ciò che conosce, eppure lo fa: “Cari attori, caro pubblico, è DISILLUSIONE la menzogna degli occhi. Sappiate che sono mentitori i miei e i vostri occhi!”. Come tacere ciò che l’anima può solo mormorare? E il cuore? Il cuore è lontano da ogni stoltezza, è l’unico a sapere. Sappiamo che all’altezza del cuore un fragile nido può essere capace di assorbire il terribile esistenziale della disillusione. La ragione del buonsenso ci porterà a ri-considerare, attraverso invenzione e azione drammaterapica, quel raggio di luce che sorge dalla tenebra e che si chiama “speranza”.
Invenzione e creatività, sempre nel contesto drammaterapico, sono perfettibili condizioni per tentare di connettersi positivamente al singolo destino. Come se ogni personaggio, simbolicamente “morente”, accogliesse il suo doppio, simbolicamente “sorgivo” -nel concetto di trasmutazione. In molti post ho scritto della realtà fulgida del cambiamento. Oggi lo preannuncio così: “Fiorirò per far fiorire”. Lo strumento teatrale permette che ciò avvenga. Che l’immagine-sogno di una Nina contemporanea prometta a Nina Zarecnaja la concretezza del suo fiorire; che Nina 2008 più Nina 1896, nella partitura-genesi ritualizzata dal Director, siano la fonte sorgiva di una terza Nina: “Fiorirò per far fiorire”.Proiezione nella proiezione. Teatro nel teatro, nel sogno teatrale. Sogno e carnalità. Immaginazione e realtà avveniristica. Espiazione e riscatto. Disillusione e speranza. Amore. Tutto questo non avviene nel Primo Atto dell’opera. Accadrà. Intanto la Nina che vedremo comparire oltre il sipario, collocata dove deve stare, lieve ma dignitosa, occhi all’ingiù –poi all’insù, questa Nina sarà, nel sogno reale, morta “alla propria vita”: anche se non accetterà mai l’infelicità. Griderà sommessamente contro il “feroce” drammaturgo russo: grande idealista ed intellettuale rivoluzionario, uomo operoso nella causa dei deboli e degli emarginati. Infelice quanto le stesse creature del suo Gabbiano. Non dimentichiamoci degli altri protagonisti. Riporto qui una citazione di C.G. Jung per dare forma scritta a ciò che “immagino” avvenga in ciascuno di loro –benché possa sembrare un processo interiore negativo.Nelle parole di Jung, secondo me, la comprensione della disillusione: “Solo allora [il protagonista siamo tutti noi, N.d.A.] comprenderà che il conflitto è in lui, che discordia e tribolazioni sono le sue ricchezze, da non dissipare aggredendo gli altri, e che, se il fato dovesse esigere da lui il pagamento di un debito sotto forma di colpa, si tratta di un debito verso se stesso”.
1 commento:
Fiorirò nel far Fiorire...
Questa frase mi dice:
Donna, la tua forza sta nel partorire la vita!
La forza è dentro di te! dammela!
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