@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

lunedì 28 dicembre 2009

Dramatherapy, flight toward an Absolute Theatre

Cari attori, vi ripropongo, con qualche aggiunta, un mio intervento di qualche tempo fa, sulla drammaterapia e su questo teatro drammaterapico, un teatro che amerei chiamare teatro del rischio, se è vero che ci si chiede di uscire fuori dall'angusta casa del pregiudizio, abitudine, luogo comune e, fondamentalmente, performance narcisitica. Trovo, quanto fu scritto puntuale e sintetico per tracciare una definizione in itinere di quanto stiamo svolgendo. Buon ripasso...


"Quando immaginiamo l’amore di Berenger e Daisy dopo la malattia e la devastazione, le emozioni che ci regalano sono autentiche, forti, reali, anche se la storia è solo immaginata…" dice uno di voi. Trauma vero, evento anche solo immaginato, per lo stesso Freud può non esservi distinzione, sia rispetto ai contenuti creduti , che alle emozioni esperite. Insomma, la valenza traumatica appartiene al pensiero, o più propriamente a quella mente –fatta di corpo e pensiero- che esperisce l’evento. I correlati psicofisici di tali operazioni sono quotidiani e noti a tutti. L’emozioni mosse dal ricordo o dall’aspettativa. Gli eventi reali che resuscitano, in reazioni emotive –con tutte le conseguenze fisiche- ricordi ed aspettative.

Esattamente, la fantasia può avere la stessa forza della realtà. Quel meraviglioso motore che è la “suggestione”, che ci accompagna nella crescita, facendoci immedesimare in ruoli e situazioni , in una specie di repertorio di “prove d’autore” con la vita; anticipa l’opera d’arte che è la vita stessa, unica perché noi unici -altro che rinocerontesca specie!- ed insieme l’accompagna. La virtualità che sembra così ingenuamente nata con l’era cibernetica, in realtà è solo riprodotta in funzioni di macchine che scimmiottano la nostra mente. Tant’è che possono solo sperarla di scimmiottarla così bene da essere confuse con la realtà stessa, tanto fedele è la riproduzione. A rischio di non essere protetti dalla censura del sogno, dalla mano che genitore che ci scuote la spalla e ci dice “Carlo, ma stai sognando ad occhi aperti!”, del mattino che segretamente contiene il lavoro onirico della notte, ma, opportunamente, non svela sempre quanto si è sognato, lasciandolo lavorare nel nostro inconscio. Il sogno, come il teatro, in un rapporto vero, quindi autentico con noi stessi, ha la possibilità di fare quanto tu dici Gianni, voi dite, miei attori: farci “sentire cose che altrimenti non conosceremmo mai”.


Entrare nei personaggi ci fa toccare con mano le loro fragilità, che sono le nostre…cose che estasiano e sconvolgono allo stesso tempo, mi svuotano e mi riempiono, mi agitano e mi “liberano…ed ogni volta torno a cercare un nuovo equilibrio, a vivere un quotidiano filtrato da ciò che ho vissuto attraverso i personaggi in cui sono entrato. A volte è più facile, a volte è veramente faticoso, quasi drammatico”. Quasi drammatico...un teatro squisitamente “psicologico”, come è questo “drammaterapico”, può e deve lavorare dentro; tuttavia, non ha ambizioni “terapeutiche”, ma ancor prima non si pone come obiettivo il “cambiamento” della persona. Lungo la vita si cambia, ed anche la riflessione che induce il lavoro teatrale opera nella nostra vita, come simulacro vivo e mobile di “quanto può essere se…”, ti esige “vero” nella “finzione”, una volta chiarito che vero non corrisponde fedelmente a reale. Il processo dramma terapico lavora attraverso il drama, la messa in atto –l’azione scenica dunque- di quanto sepolto –che sia rimosso o non utilizzato poco importa. Il personaggio vive di questo, abbigliato come l’autore ed il regista chiede che sia -il testo e la conduzione registica.


Quando io parlo a Daisy, quando sono Berenger, sento veramente cose che nella realtà della mia vita non sono mai riuscito a provare, anzi, che mi sono negato di provare, per paura e difesa, difficoltà e inconsapevolezza” (Gianni). Quando voi parlate con Daisy, uscite dall’operazione narcisistica di essere a tutti i costi voi stessi o, perlomeno, per qualche istante entrate in crisi, rispetto al vostro ruolo codificato; chiedete ad un invisibile mix di ricordi, emozioni, sensazioni esperienze, sogni ed aspettative di diventare i grandi suggeritori nella buca, l’ nel proscenio, fatti attori e spettatori di quanto avviene…


E i sogni, che travisano e adattano la realtà a nostro piacimento, distruggendo a volte, per poi ricostruire più solido e grande un pensiero nuovo, una nuova carica emotiva, sono la molla che differenzia l’essere umano dagli altri animali, in uno straordinario amalgama di ragione e cuore, forza e fragilità”. I miei “attori”, capaci di silenziosamente di “perdonarsi”, mentre recitano…a saper trovare il personale "peccato".

Questa è la poesia del teatro. L’atto di “auto penetrazione” che Grotowsky indica quale tributo allo “spettacolo” che lì annunciate di svolgere. E questo esige un rischio, grande e consapevole, di uscire allo scoperto, perchè a volte, anche alla più prudente lumaca accade di dover scegliere e fare il grande salto...

Teatro totale.

Foto: Dramatherapy as Fitness of Risk, CDIOT 2009

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Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

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-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
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(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

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