@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

venerdì 22 aprile 2011

Una Pasqua simbolica di intensa serenità


@ director
Desidero augurare una "pasqua" simbolica di intensa serenità all'Atelier e a tutti quanti ci seguono e sopportano le nostre performances, così strepitosamente imperfette e piene di "senso". E lo faccio con un fotomontaggio di qualche angelo rubato alla basilica di S. Pietro dalla macchina fotografica di mia figlia ed un sogno che Pulcinella ci ha regalato qualche giorno fa, recitandolo compitamente e coniugandovi tanta emozione. Grazie a tutti, grazie Pulcinella, Auguri.

"Un regalo per voi tutti con l'augurio di una meravigliosa Pasqua di pace e serenità: LA SCALA DELLA VITA.
Che belle le nuvole! E’ questo ciò che penso, mentre nella dimensione onirica di me adolescente cammino tra loro. I miei piedi scalzi ad accarezzare nel mio incedere spensierato questa morbida ovatta candida. Improvvisamente, innanzi a me una lunghissima scala a pioli di legno grezzo, con il naso all’insù la guardo per un attimo, con curiosità, cercando di capire dove può condurre. La vedo dissolversi tra i cumuli e con spensierata incoscienza, lentamente, inizio a la mia salita. Un piolo per volta. Decine, centinaia di piccole stecche di legno si inseguono sotto i miei piedi. Quando finirà? L’eccitazione della scoperta pian piano lascia il posto alla stanchezza. Ho paura. Non so cosa fare, non ne vedo la fine, vorrei tornare indietro, ma ci ripenso, non posso e non voglio arrendermi. Guardo in basso la lunghissima scala che si perde nel nulla, mi aggrappo con forza ai bordi che mi sostengono; sento che non ho più forza e la paura, la stanchezza, il dolore del lungo cammino lasciano ora spazio alla disperazione. Maledico la mia curiosità e mentre mi volto esausta per riprendere faticosamente il mio percorso... cosa vedo? Un enorme portone che prima non c’era! Afferro i battenti di bronzo, fauci di leone a sostenerle e con la poca forza ancora rimastami batto due colpi. Subito, come per magia, le grandi e pesanti ante si schiudono morbide quasi fossero ali e ciò che i miei occhi vedono ha davvero dell’incredibile. Un immenso giardino ombreggiato da alberi fioriti in una radiosa giornata di primavera inoltrata. Giù nel fondo una staccionata di legno e oltre solo cielo azzurro e nuvole. Tutti i colori hanno un’intensità tale che ne rimango rapita. Nel naso odore di muschio, fiori ed erba tagliata, ma ciò che maggiormente attrae la mia attenzione è il lento incedere di figure umane, tutte rigorosamente vestite solo di bianco. Una coppia in tipico stile Belle Epoque: lei sotto un enorme cappello, stretta in un bustino che le segna la vita, cammina ondeggiando la sua ampia gonna, accarezzando i fili d’erba sotto di sé. Per ripararsi dal sole, ha un graziosissimo ombrellino di pizzo. Accanto a lei un giovane uomo con i baffi all’insù e un cappello a cilindro le porge il braccio e l’ascolta rapito. Poco distante, un bimbo gioca rincorrendo il suo cerchio, un giovane soldato di una guerra non voluta appoggiato ad un albero, ascolta attento i racconti di due vecchi non più stanchi seduti su una panchina di pietra. Tutti nei loro abiti candidi sorridono e si muovono con dolcezza in quel verde e quell’azzurro limpido riscaldati dai raggi del sole che filtrano tra i rami. Quanta pace, quanta felicità! Sdraiata nell’erba, mi lascio cullare da questa sensazione e travolgere dall’emozione. Non vorrei più scendere quella scala e lasciare quel giardino, vorrei che il tempo si fermasse ora, per sempre, ma è mattino, mia madre mi chiama e risvegliandomi mi riporta alla realtà. “Perché mentre dormivi sorridevi? Cosa stavi sognando piccola mia?”- e lei - “Il Paradiso mamma!”. 
Un sogno di tantissimi anni fa, ero piccolissima, non l'ho mai dimenticato. Forse è davvero così, chi può dirlo. Con affetto, Pulcinella.

martedì 19 aprile 2011

Un Pianeta fatto di Paura

@ director
"Hitler ha sbagliato tutto: se fosse vissuto nei giorni nostri avrebbe mandato dei tedeschi coi barconi a invadere il mondo e nessuno avrebbe potuto fermarli perche', beh, ci sono le ragioni umanitarie'". Questa è paura, anzi terrore.  E' terrore l'uccisione di Vittorio Arrigoni ed anche quando la diplomazia prostituisce la "umanità" con la legge del più forte.

"Vittorio Arrigoni", immagine tratta dall'account di
 facebook
Ho recentemente ricordato questo ad un mio paziente con attacchi di panico: poteva rivolgersi teneramente alla propria umanità, sentirla come valore, farsi proteggere da essa, oltre che dai farmaci, mentre una tempesta ormonale attraversava il suo corpo, tuttavia senza fare danno. Sì, la nostra paura può difenderci dalla paura, quando gli eventi sorpassano la realtà ed allora il panico finisce di farci del male, anzi il panico finisce proprio. Giusto quest'anno, sono trenta anni che curo pazienti con attacchi di panico e so che la rassicurazione che "...non può succederti nulla di più grave" e temibile di quello che già accade quando sei colto dal panico, è un'informazione che non serve a tranquillizzare. E' utile, inizialmente, per sgombrare il capo dalla confusione tra fisico e psichico, ma quando poi li devi far lavorare insieme (perchè nulla è solo fisico o solo psichico), perfino il "panico" serve per superare il panico. Ed allora la coscienza di valori superiori alle nostre contingenze e rituali preoccupazioni è un "gancio" a cui appendere potentemente la nostra "salvezza". Ci riporta alla consapevolezza, oltre l'esistere, di essere imperfetti attribuitori di senso, ma che, tuttavia, hanno la possibilità di sbagliare e quindi migliorare.
Un grande uomo (anche se non amo le citazioni) affermava che gli errori degli altri ci servono, perchè non potremmo imparare tutto da quelli che possiamo commettere nella nostra limitata esistenza...Una bella definizione che rassicura sull'errore, spingendo il pedale sulla responsabilità, piuttosto che sulla "colpa".
Vittorio puà "salvare qualche paziente (purchè questo lo desideri) da un attacco di panico, da un pensiero ipocondriaco, proprio mentre il "volontario" sta soffocando, probabilmente stretto da un legamento di ferro, in una stanza abbandonata in Gaza, per davvero. La sua esistenza, la passione, fatta delle stesse catecolamine che scorrono abbondanti in chi è preso dal panico, inducono a riflettere, a sentire in noi, disapprovazione, ma che dico... rabbia ed indignazione, e poi infine dolore, al posto della paura. Non avviene tutto solo perchè ci riflettiamo, solo perchè leggiamo commossi un articolo di giornale, ma più silenziosamente, se la nostra anima è nutrita da vicende oltre il confine delle nostre mura. E' una "nascita" interna che da dentro ti fa ritrovare senza paura, ma con la capacità di sperimentarla, se è umana. Disumane certe morti e tragedie, disumano il panico se per nutrice ha un civiltà con i paraocchi, che inventa mille marchingegni per fotografare il mondo, senza "rifletterlo" veramente.
Negli ultimi anni, nel web e nelle rubriche televisive ho spesso sentito affermare che "la crisi economica fa aumentare vertiginosamente la statistica degli attacchi di panico"; poi è stata la volta del terremoto dell'Aquila, poi gli omicidi di Sarah di Yara... Fatemi ironizzare sull'arguto senso scientifico di chi utilizza queste informazioni per "istigare" a delinquere... Lo sappiamo che un numero significativo di incidenti dell'aria può far aumentare la paura di volare, che il clima di incertezza che il terrorismo ha culturalmente creato incide profondamente sulla nostra sicurezza, fuori, ma anche quella interna. Non serve che quel mestiere che la specie degli sciacalli ha selezionato per motivi di biologica sopravvivenza, sopravviva anche in noi, predando chi è già stato predato: l'informazione che usa stessa per sopravvivere, utilizzando la tragedia o la paura. Questo non è etico e non aiuta chi soffre di "paura".
Nel nostro coraggioso teatro, ma pieni di timori, siamo consapevoli di aver rappresentato, in tre diverse edizioni, "Il Kamikaze" e di averlo registrato, mentre a Gaza o in Israele si muore per davvero. Di aver portato in scena Barbablù, mentre a due giovani promesse donne veniva violata la vita. La consapevolezza e la riflessione ti riparano dall'inganno della storia, del dittatore, del professionista, di te stesso. Si può combattere con i valori, senza sparare, senza confini arbitrari (quando ideologici, sia che si alzino, sia che si abbattano) contro l'indifferenza, il luogo comune, la comoda poltrona finchè un terrore infondato ci prenda, sfortunatamente, e ci induca a combattere inutilmente contro noi stessi. Cosa sto affermando? Intellettualmente è onesto riconoscere che la non riuscita integrazione tra valori personali e sociali, nella cultura e nell'individuo, può condurre a far funzionare il nostro corpo e la nostra mente in modo disordinato, non utile alla nostra esistenza ed a quella degli altri.
Grazie Vittorio.

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

COMUNICATI STAMPA