Cara Daisy, ricevo la tua ed i pensieri si affollano su incognite future e precipizi trascorsi, mi dici molto ed insieme poco di te. Identico l’amato slancio che conosco e mi rasserena certamente sapere che stai bene e che nella tua memoria vi è spazio –ma come potrebbe non essere?- per quanto siamo stati. Una vita differente, con altre regole –se una regola allora poi vi fosse…chissà…- ha attraversato la nostra come quella di tutti.
Nei mesi passati ho raggiunto il mare, quello dal quale è giunta la Liberazione. Ho trascorso molto tempo con quello spettacolo di libertà che l’acqua regala, certamente più grande di quanto gli uomini a volte possano fare. Ti allego una foto. L’ho scattata io stesso, vento e mare e certamente…il mio ombrellone!
Sai, ho rivisto Dudard…come credo di averti accennato, non si è mai più ripreso. Penso che la sua apparenta tolleranza di allora, per quanto accadeva e delle reazioni di tutti noi, abbia invece nascosto in impatto che il tempo ha rilevato devastante. E’ così che accade, almeno alcune volte, come dice il mio analista...i traumi…la forza la prendono non solo da quanto avviene, ma dal nostro carattere, da quanto già avvenuto in altre circostanze. Si, credo che Dudard fosse un uomo che soffriva, ma non lo dava a vedere, sempre disponibile a dare consigli ed ad aiutare. Ho cercato di parlarci per due volte, ma graziosamente ha declinato l’invito, ammutolendosi subito. Ora fa un altro mestiere, aggiusta tubi. Deve essere un mestiere che gli regala quel silenzio prolungato con le sue mani ed i suoi occhi che forse ricerca e questo, forse, deve aiutarlo in qualche modo a scansare la realtà…quella è stata troppo crudele con tutti.
Ma veniamo a noi. Ho piacere di corrispondere con te, ma comprendo che le geografie dentro di noi sono più veloci delle zolle del nostro pianeta, si spostano velocemente, cambiano e lasciano spesso solo nell’archivio dei ricordi quanto avvenuto e già sentito e provato. Io ci sono ed in una terra che non chiede difese, ci sarò sempre. Auguri per tutta la tua vita. Ti abbraccio con immutato affetto. Berenger
Foto: Dramatherapy, Seaside, CDIOT 2009
1 commento:
Caro Berenger sono felice di ricevere la tua. Da quando ci siamo ritrovati mi sento piena: .. di ricordi che conservo gelosamente dentro me. E’ tutto un rifiorire come la foto che tu custodisci. Sono il segno evidente che la primavera dell’amore quando sboccia lascia un segno, un ricordo, che niente e nessuno può annullare. I fiori con il sole sono splendidi perché veri, meravigliosi come la vita, l’amore ed il tuo grande affetto. Vedi Berenger con te ho ritrovato una parte di me. Perdonami se in questo momento sento di comunicarti un mio bisogno. Penso che nessuno è mai stato tenuto a piangere o a soffrire in solitudine, ma è dalla forza emotiva che noi sappiamo trarre la capacità di invocare aiuto, anche se forse il timore del rifiuto o del ridicolo ci spinge a nascondere le nostre sofferenze. Nell’atto di sollecitare aiuto noi esprimiamo il nostro apprezzamento nei confronti di un’altra persona, facciamo capire che nutriamo fiducia in lei che la reputiamo in grado di aiutarci in un momento di grande sconforto. Un sano bisogno di te è importante un’espressione di amore, di amicizia, e di …. La foto che mi hai spedito mi ha fatto pensare a due persone in comunione tra loro seduti in riva al mare, tenendosi la mano, lasciandosi accarezzare il viso dalla dolce brezza del vento, abbandonati al sogno…..
Un affettuoso bacio. Daisy
beatrice
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