Con il silenzio od una comunicazione esplicita, verbale, mirata al tema, aperta ad un ventaglio di possibilità, l'attore è sollecitato dal director alla ricerca di quello spazio privato dove lavora il processo drammaterapico. In quel luogo -sacro, perchè appunto privato-, egli gioca la distanza tra il soggetto e la propria storia, tra il carattere e la propria persona, tra quella vicenda e quella personale. Senza conciliazione, nè collisione. La catarsi deve approdare alla risoluzione del conflitto, senza sconferme o illusioni. Parto doloroso, estatico altre volte, sempre con la coscienza rivolta tra dentro e fuori. Poi, liberatoria ed insieme responsabile -perchè di fronte a se stessi ed agli altri-, esce l'interpretazione, perchè quello è il luogo, quello è il teatro -teatro drammaterapico.
Foto: Azione drammaterapica durante il Laboratorio su Ionesco: Berenger e Daisy, una Impossibile Corrispondenza d'Amore, settembre 2009
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