@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

domenica 27 aprile 2008

il nostro fissatigre quotidiano


@ da PLINIO PERILLI

Roma, 11 maggio 2008

"il fissatigre" piece drammaterapica per la regia di E. Gioacchini

presenta P. Perilli. Compagnia Atelier LiberaMente



Cosa ci fa una tigre “feroce” nel tranquillo, melenso soggiorno di una melensa e tranquilla famiglia borghese?! Ed è essa stessa, prigioniera di quel nucleo azzimato, noioso di conformismo – o viceversa?
A ribaltarsi è dunque l’archetipo! Eravamo abituati alle munifiche, tigri dorate dei quadri di Blake, panici del sublime, terrifici di simbologie… O a quelle odorose d’India dei romanzi di Kipling… Poi il ‘900 metafora di Borges l’aveva per così dire imprigionata nel suo labirinto vetroso, nella sua indicibile, e inesorabile Biblioteca di Babele. Ma era una tigre scritta, ardentemente intellettuale; una tigre feroce solo sulla carta:

Fino all’ora del tramonto giallo
Quante volte avrò guardato
La poderosa tigre del Bengala
Fare e disfare la predestinata strada
Dietro le sbarre di ferro,
Senza sospettare che erano la sua prigione
.

(da L’oro delle tigri, 1972)

Ecco, col “Fissatigre” di Cortázar, accade finalmente la sana, ritemprante irruzione dell’Assurdo nella nostra consueta, melensa Vita Quotidiana.
Niente più tramonti gialli, tigri di fuoco, metalli amorosi, fulgori del mito e dell’epoca, ombre inestricabili e oro delle tigri!…
La tigre è vera ed è un archetipo tutto nostro. L’alterità ci appartiene, c’insegue, ci guata e ci ruggisce… La felinità ci va nell’anima, e almeno c’impaurisce, ci nomina e recupera uomini – ci distoglie, in qualche modo, dal nostro tranquillo, scandaloso, limbo o purgatorio borghese.
Del resto, tutti i coevi scrittori e alfieri del cosiddetto Assurdo, in romanzo o in teatro -dal Godot di Beckett, 1952, al Rinoceronte di Ionesco, 1959; dalle Cosmicomiche di Calvino, 1965, alle Storie di cronopios e famas, 1962, per l’appunto di Julio Cortázar-, scimmiottano e distruggono archetipi; o meglio, li rinnovellano e ritemprano a migliore antidoto, li ribaltano per sempre nuovi, aggrovigliati e sguainanti significati.
Come ruggisce l’antitigre del Fissatigre, e come ci impaurisce!
Al contempo, come è impaurita da quei piccoli, sterili uomini, malati di benessere, noia e qualunquismo…
Eppure, tutta la ferocia moderna – dei rapporti, dei valori perduti, degli amori, sedicenti o veridici – langue e ruggisce in quel salone borghese, dietro il siparietto catartico e metaforico di quel congegno fissatigre con cui i vari membri della Esimia Famiglia in Questione, a nome certo di noi tutti, passa a imprigionare la tigre dentro il suo stesso archetipo, la ferocia dentro la sua ferocia. E l’Amore maiuscolo, forse, dentro il suo amore diminuito, degradato a consueto e minuscolo. Anche la Tigre svapora, annoia e perfino titilla, col vizio e vezzo dell’abitudine. Basta fissarla; fissarla: ma non contemplarla con gli occhi: imprigionarla, immobilizzarla nel fissatigre…
Perfino Borges si arrabbierebbe, lui perfetto ambasciatore e Fissatigre di Archetipi, che ha collocato la tigre delle tigri, la madre di tutte le tigri, la Tigrissima, lancinante di luce, nel bel mezzo più cupo e addormentato della Storia della notte (1977):

Andava e veniva, delicata e fatale, carica di infinita energia, dall’altro lato delle salde sbarre e tutti la guardavamo. Era la tigre di quel mattino, a Palermo, e la tigre dell’Oriente e la tigre di Blake e di Hugo e Shere Khan, e le tigri che furono e che saranno e insieme la tigre archetipica, poiché l’individuo, nel suo caso, è tutta la specie. Pensammo che era sanguinaria e bella. Norah, una bambina, disse: È fatta per l’amore.

Non siamo dunque in un film accelerato, grottesco e madornale di Ferreri o Godard. Cortázar è molto più feroce e molto più giudizioso: inscena finzioni più urgenti e palpabili delle verità, centellina l’archetipo, mai non strafà, sa che il popolo dei “famas” -i fruitori dell’ordine, i metodici docenti di convenzioni- e quello dei “cronopios” -i portatori di caos, d’improvvisazione, di strappi fecondi e provvidenziali; i principi della dis-trazione- perfettamente convivono e coabitano come l’opposizione e il governo di un paese squisitamente ingovernabile perché equilibrato sullo spaccato in due, assimilato a specchiarsi…

Dacci oggi il nostro fissatigre quotidiano…
E tornano tutte le ombre inestricabili, l’oro dell’inizio, il tramonto giallo, il metallo amoroso!… Adunata e ruggito di archetipi!
Tigris da thigra, la parola iraniana che sta per “tagliente, aguzzo”… La sua scoperta nell’antichità occidentale solo con la spedizione di Alessandro Magno, nei seducenti intrighi dell’India che pur volle annettersi, sposare – addirittura – nei corpi delle sue tante principesse occhi di tigre…
Anche, la tigre che accanto alla pantera e alla lince viaggia… al seguito dell’ebbro Dio Dioniso… In Cina, la tigre regnante nel Terzo Segno Zodiacale -diciamo quello nostro dei Gemelli-… Le tigri che perfino i dèmoni si dice temano – la “tigre bianca” peggior insulto alle donne litigiose… O le “tigri mannare”, gli uomini mutati in tigri delle leggende cinesi meridionali…
Poi i bestiari medioevali che esaltano l’amore materno della tigre!
E siamo, saremmo pronti – fra le righe del non scritto e non detto – per ogni accezione o significazione evangelica! Dalla ferocia autoreferenziale del pellicano a quella della tigre madre.
E quella tigre in amore che è l’Amore.
L’Amore che sempre ci fa tigri, feroci di irruenza.

Ma Cortázar -e con lui Ermanno Gioacchini, maestro drammaterapico quant’altri mai-, ci ammonisce e ci illumina:

La Tigre è inquieta, impaurita; ogni tanto manda ruggiti e per tre familiari non è affatto semplice condurla in quel luogo chiuso. Nella Casa, il resto dei Familiari, visibilmente impaurito, si dispone sul fondo nella zona opposta al Fissatigre…

Ora è la tigre, l’ignoto oggetto tremulo, spaventato nell’esserci…
Il “Sarchiapone” del mistero – quasi vorremmo dire – che fa ridere chi invece noi dovremmo deridere, e virilmente impaurire, avvinghiare, squarciare e divorare nel santo furore d’etica!

Forse semplicemente fummo, siamo noi la tigre: ma così increduli e frustrati, dimentichi e depressi, che ogni agnello adesso ci impaurisce, ogni borghesuccio ci tiene estetizzanti al guinzaglio come le eroine scosciate, seducenti e maliarde delle apparizioni di Erté. Roba da calendario per dentisti, corridoi e sale d’aspetto per avvocati condominiali; finti brividi da mazzi di carte…
Torniamo tigri adeguate, e riconosciamoci a unghiate, a soffi e sbuffi di fuoco, a terremoti e sciabolate di canini… Delicati e fatali, carichi di infinita energia… Le tigri di tutti gli amori che furono e che saranno; e insieme l’amor tigre archetipico.
Che bello amare una tigre! – e amarsi tigramente…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Preghiera in casa Humboldt:

Dacci oggi il nostro Fissatigre quotidiano, Padre Zacarias;
dacci una sana tigritudine;
dacci l'avere per avere qualcosa...
"L'avere dell'avaro!," soffiò la Tigre al guinzaglio.
"Se così fosse?," rispose Padre Zacarias.
I familiari lo guardarono.

Dacci oggi il nostro Fissatigre quotidiano, Padre Zacarias;
liberaci dal Male;
liberaci dalla Tigre, insieme alla Tigre;
incarcera e poi libera.
Amen.
*
Nina

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

COMUNICATI STAMPA