Cara Maria,
il linguaggio crea "prigioni" e poi costanti "evasioni", in un ciclo perenne.
La "libertà", in tal senso, non è nelle domande -e questo appare ovvio-, ma neanche nella possibilità di diverse risposte -questo più difficile da accettare.
La "libertà", in tal senso, non è nelle domande -e questo appare ovvio-, ma neanche nella possibilità di diverse risposte -questo più difficile da accettare.
Da quando nel mondo animale l'evoluzione del linguaggio ha comportato che si acquisisse la coscienza del suo uso, dunque linguaggio come coscienza, non vi è stata più "libertà". Quale? Quella che un ciotolo rotoli da una rupe, senza accorgersi di nulla! Ma anche in quel caso la libertà non esiste, perchè nessuno "osserverebbe" quel sasso. Osservare la realtà è articolare il nostro istinto di morte, nella ricerca di un senso. Può esservi libertà in questo?
Tuutavia, tra domanda e risposta esiste un percorso, un processo; pur nei vincoli appena accennati, lì, nel processo, si svolge la libertà....diciamo l'arbitrario allungare le traiettorie ed orbite di un pianeta scagliato comunque nelle profondità dell'universo, giacchè è lo spazio che crea il tempo e questo illude che si possa usare e riempire di libertà! Ma stupendo quell'atto -anch'esso non libero- di sorridere autenticamente a tutto questo. L'universo si strizza l'occhio!
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