Voglio il vostro Gesto!
Impigrito, abbandonato, confezionato nella ritualità del vostro giorno, il gesto manca!
C’è da disperare che sia perso, se non fosse per l’ottimismo che mi deriva dalla consapevolezza che i ricordi sensoriali esistono e possono essere messi in moto…, n u o v a- m e n t e. "Cerchiamo nel corpo le attitudini sepolte", J. Lecoq. Dobbiamo ricercarlo dietro le mani che si giungono a chiuderci in protezione, che abbracciano la nostra pancia, imprigionano il loro stesso uso, avvinghiate a cibarsi di loro stesse, nel contatto solito del “eccomi qui ed ora…?”. Può essere scovato negli arti a penzoloni , foglie al vento degli eventi fisici e comunicativi; nel tronco contratto a far accovacciare la testa, tartarughe –poi non tanto “giganti”- che si illudono che la forza, l’energia, sia da trovare dentro, trattenuta - contratta appunto anch’essa- ed espulsa con una finta voce strozzata –ancora contratta!
C’è da disperare che sia perso, se non fosse per l’ottimismo che mi deriva dalla consapevolezza che i ricordi sensoriali esistono e possono essere messi in moto…, n u o v a- m e n t e. "Cerchiamo nel corpo le attitudini sepolte", J. Lecoq. Dobbiamo ricercarlo dietro le mani che si giungono a chiuderci in protezione, che abbracciano la nostra pancia, imprigionano il loro stesso uso, avvinghiate a cibarsi di loro stesse, nel contatto solito del “eccomi qui ed ora…?”. Può essere scovato negli arti a penzoloni , foglie al vento degli eventi fisici e comunicativi; nel tronco contratto a far accovacciare la testa, tartarughe –poi non tanto “giganti”- che si illudono che la forza, l’energia, sia da trovare dentro, trattenuta - contratta appunto anch’essa- ed espulsa con una finta voce strozzata –ancora contratta!
Il movimento può essere riscoperto dietro quell’avvitarsi maldestro della testa sul busto, robotica transalazione laterale che allunga la testa sino al bacino in una movenza tutt’uno, che ha fatto dimenticare quanto le vertebre del collo siano “snodabili” ed il gioco dei contrappesi permetta a quest’ultimo il bellissimo bilico tra la testa a sinistra ed il resto, tutto a destra.
Il corpo può cantare tra le nuvole, ma per farlo ha bisogno del gesto e questo presuppone l’intenzione a darvi luogo. Darvi luogo, intenzione, gesto…e sì che non è lo stesso luogo occupato –magari davvero vi fosse poi quel possesso che lo “occupa” ogni volta nuovo!-, ma il luogo che si dà…quello più abitato: luogo dinamico, espressivo del vostro “cantare le nuvole”! Tutte diverse, le vostre nuvole ed unico medium ad esprimere la commovenza, l'emozione. Che ne so io, cari attori, di quanto la Torre Eiffel allunga il vostro collo e fa bucare il cielo alla vostra testa, vorrei dire con Jaques Lecoq? Quanto la paludosa deriva del vero "potere" riesca ad essere vista in quella chiassosa del vostro corpo affetto da rinocerontesca potenza, quando vi schiacciate e poi barrite, mimando, l’esultanza ioneschiana della trasformazione in animali, ex uomini? E non so proprio quanta genuina -un attimo prima improbabile- emozione dilaterà i vostri occhi e le braccia e le gambe e tutti i visceri , centripeto urlo verso l’ignoto…
Il corpo può cantare tra le nuvole, ma per farlo ha bisogno del gesto e questo presuppone l’intenzione a darvi luogo. Darvi luogo, intenzione, gesto…e sì che non è lo stesso luogo occupato –magari davvero vi fosse poi quel possesso che lo “occupa” ogni volta nuovo!-, ma il luogo che si dà…quello più abitato: luogo dinamico, espressivo del vostro “cantare le nuvole”! Tutte diverse, le vostre nuvole ed unico medium ad esprimere la commovenza, l'emozione. Che ne so io, cari attori, di quanto la Torre Eiffel allunga il vostro collo e fa bucare il cielo alla vostra testa, vorrei dire con Jaques Lecoq? Quanto la paludosa deriva del vero "potere" riesca ad essere vista in quella chiassosa del vostro corpo affetto da rinocerontesca potenza, quando vi schiacciate e poi barrite, mimando, l’esultanza ioneschiana della trasformazione in animali, ex uomini? E non so proprio quanta genuina -un attimo prima improbabile- emozione dilaterà i vostri occhi e le braccia e le gambe e tutti i visceri , centripeto urlo verso l’ignoto…
Conosco solo che “voglio il vostro gesto!”, scomposto, esteso, ordinato, segmentato, sincopato, raccolto, che sorga n u o v a –m e n t e a meravigliarvi che non tutto, prima, era stato pensato. Che un oggetto può muovere il vostro corpo, tentando ad ogni exsperimentum di trasformare la fissità di una architettura immobile nell'interpretazione gestuale di un'anima alla ricerca. Se diverrete esploratori del consueto, ordinario, catalogato mondo che vi circonda, avrete scoperto voi stessi, anzichè avidi collezionatori del "pezzo raro".
Foto: "Il Gesto dell'Attore", da Laboratorio di Drammaterapia, Aprile 2008
1 commento:
Vivere il mondo materiale, di cui il nostro corpo e noi stessi facciamo parte. Relazionarci con esso, farlo entrare in noi, se lo vogliamo, e noi espanderci in esso. Abitare il nostro corpo, essere noi stessi anche in questa ulteriore modalità che ci è stata data, il nostro corpo e il mondo fisico. Sentire l’aria intorno alla nostra pelle e che entra dentro di noi dal nostro naso anche se non respiriamo, a voler quasi significare che c’è una relazione, o forse una identità, tra il nostro corpo e il mondo che ci circonda. C’è forse bisogno della consapevolezza della situazione in cui ci siamo venuti a trovare. Siamo sì anima, ma dentro a un corpo e su un pianeta, con il desiderio a volte di toccare, a volte di essere a piedi nudi, a volte di baciare, mordere, odorare, stringere. Insomma, non c’è solo il mondo materiale, ma anche il nostro desiderio di viverlo, e di viverlo come sentiamo dentro di noi, anche guidati dalla nostra fantasia. E per questo, per liberare i gesti imprigionati, per riscoprire i gesti abituali e non, forse dobbiamo prima liberare e scoprire noi stessi dalle paure, dai pregiudizi che ci gravano ma che non sentiamo nostri e che seguiamo perché temiamo il giudizio degli altri. Che i gesti, e tutto il nostro corpo, come anche il linguaggio di cui abbiamo parlato in tanti post, siano un modo per cercare di esprimerci, entrare in relazione, condividere, sfruttandone tutte le potenzialità, comprese quelle che ci vengono dalla fantasia e dalla creatività, in modo, come ha scritto il Director, da “trasformare la fissità di una architettura immobile nell'interpretazione gestuale di un'anima alla ricerca. Se diverrete esploratori del consueto, ordinario, catalogato mondo che vi circonda, avrete scoperto voi stessi”.
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