Director, Compagni di Viaggio, con quali parole spiegare ciò che smuovono la poesia di Neruda e le parole di Chaplin? Come potrei descrivere la impalpabilità di emozioni e visioni senza cadere nella prosaicità del linguaggio quotidiano?
Nel nostro gioco di IN e OUT, rispondo alla poesia con un'altra poesia.
Ho scelto una poesia del mio amatissimo Pavese, dove non vi è traccia della dolorosa ombrosità dell'autore.
Vi si parla di sole, bellezza, di freschezza e di un protagonista che attraversa il suo palcoscenico privato, una delle più belle piazze di Roma, con l'unicità del suo vissuto.
(Credo possiate innamorarvi anche voi di queste parole, come successe a me, ai tempi del liceo)
Passerò per Piazza di Spagna
Passerò per Piazza di Spagna
Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.
I fiori spruzzati
di colori alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane -
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.
Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'ariamattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuorenella luce smarrita.
Sarai tu - ferma e chiara.
Cesare Pavese (1908-1950)
Non la leggevo da così tanto. Brividi...senza copyright!
Foto: Piazza di Spagna, by Pixelart, 2009
1 commento:
Che dire ragazzi, la tristezza per un abbandono lascia il posto alla condivisione per sensazioni personali donate al gruppo. Il cammino continua...
Gianni
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