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domenica 19 ottobre 2008

Rorschach Test and Modified Consciousness States (M.C.S), E. Gioacchini


Sunto della relazione tenuta nella Terza Giornata di Studio su "Rorschach e Psicologia del Profondo", 18 Ottobre 2008, dedicata a Carlo Rizzo in occasione del settantesimo anniversario della Scuola Romana Rorschach (1938 – 2008)


Il “Test delle Macchie” –Test di Rorschach-, alla stessa stregua di molti altri tipi di indagine psicologica, può essere definito quale incontro della psicoanalisi con la dimensione “magica” dell’uomo, nella misura in cui è “magico” tutto ciò che inerisce alla evocazione –proiezione- di una dimensione “altra” al di fuori di quel controverso campo di comune esperienza ed indagine designato con il nome di Coscienza. Riferendoci ad una concettualizzazione lessicale propria di De Martino, si potrebbe dunque legittimare l’appellativo antropologico di “magico” perché tale metodo psicologico comporta una attività “interpretativa” di una fenomenologia situata a cavallo di due dimensione: un apparato cosciente che agisce dei contenuti che, in quanto derivati psichici, ineriscono ad una apparato inconscio, non sperimentabile. Così, alla stessa stregua di un esercizio divinatorio, ad essere interrogato non è l’oracolo, ma l’inconscio della persona, in un “consulto” alla ricerca di “una verità”.

Gregory Bateson, nel libro “Mente e Natura”, si chiede: “Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei con l’ameba da una parte e lo schizofrenico dall’altra?“ (Bateson, 1984). Ebbene questa è una domanda “magica” ed è a un tipo di domanda come questa che risponde il Test delle Macchie, significando la produzione del soggetto che, nella ricerca di un senso, declina le sue realtà più nascoste in dialogo con la parte cosciente, quasi sempre non consapevole di questo dialogo, come in un processo “artistico”. Segnali esterni, quali “manifestazioni particolari” -come choc, rifiuti, attrazioni, illusioni, drammatizzazioni, etc.- ci danno segno di un suo vissuto misterioso. Linguaggio prelogico e lessico culturalmente definito si intessono in una metafora che descrive la vicenda interna della persona e ne esprime le domande. In tale complessa e così naturale operazione lo stato di coscienza del soggetto oscilla sotto la pressione più o meno intensa del “perturbante”, alla stessa stregua del sintomo, della creazione artistica e del sogno.Il Test di Rorschach sfrutta il meccanismo inconscio della proiezione e si basa sull'antico principio secondo cui, dato uno stimolo ambiguo, il soggetto vede nella macchia più un prodotto della sua fantasia - che prende a pretesto lo stimolo per "proiettare" immagini e memorie - che non una percezione diretta e oggettiva. Una efficace definizione della proiezione in riferimento al suo utilizzo come tecnica l’abbiamo da Frank L. K.: "Una tecnica proiettiva, fondamentalmente, è un metodo di studio della personalità che consiste nel mettere il soggetto di fronte ad una situazione alla quale egli risponderà conformemente al significato che questa situazione ha per lui, alla sua maniera di sentire, in pratica al suo Erlebniss, del suo vissuto". (Projective methods for methods fot the study of personality, Journal of Psycology, n. 389, 1935)
Hermann Rorschach, la notte dopo aver assistito alla sua prima autopsia, Rorschach sognò che era morto e il suo corpo era sottoposto ad una autopsia Anche se nel suo sogno egli era morto, poteva vedere e sentire ciò che stava accadendo e, come il medico affettava il suo cervello. Il sogno contribuì a convincere Rorschach che c'è un forte legame tra la percezione e l'inconscio. Scelse quindi il “simbolismo delle allucinazioni” come argomento per la dissertazione del suo dottorato. Hermann Rorschach: "Ci deve essere una certa soglia al di la' della quale la percezione, l'assimilazione senza coscienza dello sforzo assimilativo, diventa interpretazione".

La psicologia cognitiva e gli studi sulle modificazioni dello stato di Co dimostrano che ogni situazione che induca stimoli capaci di stimolare l’attenzione di un soggetto secondo uno o più dei seguenti fattori...

· imprevedibilità o forte aspettativa (motivazione), o costruzione ritualistica (cerimoniali di transe)
· elevata intensità o deprivazione sensoriale,
· qualità del percetto,
· alterazioni importanti delle senso percezioni (suoni, luci)
· autoreferenzialità inconscia dei messaggi
· velocità dell’esposizione allo stimolo o al contrario costanza nel tempo del medesimo,
· con monoideismo o complessità degli stimoli (impossibilità di essere trattai secondo gli schemi abituali),
· distanza dal comune esperito o forte vicinanza -riferimento alla soggettività-,
· splitting rispetto al canale percettivo primario utilizzato dal soggetto
· riferimento a minaccia dell’istinto di sopravvivenza, tutela della specie e del gruppo
· complessualità specifiche riguardo ai contenuti

...tende a provocare uno spostamento dallo Stato di Co Ordinario (“che costituisce uno schema attivo e stabile di funzioni psicologiche”, Charles Tart) ad un altro modificato. Situazioni contingenti e di breve durata, anche se con le caratteristiche di intensità e novità dello stimolo –con l’eccezione di quelle che riguardano una minaccia agli istinti di base- tendono a provocare solo una oscillazione del Sistema Di Coscienza Ordinario, facendolo fluttuare su un continuum intensità/durata solo momentaneo.
Le caratteristiche proprie del Test di Rorschach –sollecitazione del meccanismo proiettivo- e del setting di somministrazione –la situazione di raccoglimento e la richiesta di accedere a contenuti della realtà interna, il modeismo sollecitato dall’esposizione alle tavole, in assenza di sollecitazioni e stimoli provenienti dall’esterno- trovano potenzialmente espresse molte condizioni-stimolo capaci di operare uno slittamento dei livelli di coscienza del soggetto sottoposto. Perché tale effetto abbia il carattere di una significativa modificazione dello stato di Co dell’individuo debbono senz’altro intervenire più elementi, ma l’esperienza clinica e molte manifestazioni dei soggetti in corso di psicodiagnosi, come l’evidenze scientifiche di studi una psicodiagnostica del Rorschach applicata allo studio degli Stati Modificati di Co, mostrano come possano occorrere, anche a prescindere dal contesto interpretativo –risposte complessuali o slatentizzazione di quadri sindromici tipici della patologia presente nel soggetto in psicodiagnosi.

L’apparato della Coscienza presiede alla conservazione di quella identità di cui è funzione e questo avviene con l’attribuzione di senso a quella ricostruzione simulatoria della realtà che lo circonda. Per ottenere questo, mette in atto costanti aggiustamenti delle proprie interpretazioni, ricorrendo a confrontazioni con processi di categorizzazione precedenti e ampliando la propria capacità organizzativa con i nuovi. Ove questo processo non riesca soddisfatto dalle analisi e meta analisi innescate dagli stimoli sulle precedenti esperienze, occorre una parziale od importante sospensione dello stato di Co ordinario, ed attivazione della funzione inconscia, forse il ritorno a quel luogo dell’obbedienza che ci suggerisce Jaynes. In essa, le caratteristiche di a-logicità del costrutto mentale, con sregolazione delle categorie mentali del tempo e dello spazio “danno rifugio” ad una ricerca di senso fuori fallita Haynes: “L’emisfero destro è più impegnato in compiti sintetici e spaziali.-costrtuttivi, mentre l’emisfero sinistro è più analitico e verbale. L’emisfero destro, forse come gli dei, vede un significato nelle parti solo all’interno di un contesto più ampio; esso guarda alla totalità. L’emisfero sinistro o dominante, come il lato umano della mente bicamerale, concentra invece la sua attenzioni sulle parti”.. Questa s’incontra a metà strada con la costante ricerca di senso compiuta dall’attività del nostro inconscio e dal rimosso, in una sognante pacificazione tra simbolico e reale –direbbe Lacan- nel primitivo “luogo della Ragione”. “Le macchie casuali, gli errori maldestri formano chiaramente dei colori sbagliati….che non funzionano….sovente compromettono l’effetto. Ma io le accetto, perché in effetti testimoniano la mano del pittore nella sua opera, ed evitano il dominio dell’oggetto” (Jean
Debuffet). “L’art Brut ha in sé tutti gli elementi che richiede un’opera d’arte: una bruciante tensione mentale, invenzione senza freni, libertà totale. Pazzi? Certamente. Potreste concepire un’arte che non fosse un poco folle? Nietzsche diceva: -noi vogliamo dell’arte che danzi-”

Se l’inconscio può essere “il luogo dell’altro”, come designa Lacan, ora è con l’altro che il soggetto vive l’esperienza, mentre “interpreta”. Nell’esperienza del Rorschach, ora fuori è fatto a noi segno di una “vicenda personale”; ora nel teatro della Co, come nel luogo onirico, si rappresenta in metafora il drama personale. Ritengo che quanto del “vangelo” dei nostri pazienti nasce nell’incontro con le tavole e l’esaminatore, sia da riferirsi sia alla dimensione “patologica” lì indagata, quanto, contestualmente alla sua capacità di cedere il comando alla sua parte meno integrata nell’urgenza dell’incontro con il reale; questo sia relativamente i contenuti che le manifestazioni particolari che emergono. In un setting tanto particolare e “privato” come quello del Test che se allerta le difese del soggetto, al contempo ne accoglie “il racconto”, abbiamo la copresenza di due aspetti dimensionali della coscienza: da un lato la Coscienza Husserliana, che è sempre “coscienza di” nell’esperienza del mondo, cioè in quell’ambito dove “l’orizzonte della realtà” -come lui lo definisce- designa al soggetto le possibilità di essere cosciente di qualcosa, associata alla “consapevolezza” dell’esaminatore che quanto lì si sta svolgendo non si basa su qualche privilegio personale, di ordine scientista, ma, come dice anche Wittgenstein, sulla prassi, ossia “la fondazione e la giustificazione non è data immediatamente, ma è il nostro agire che sta a fondamento della nostra forma di vita” ed in questo si giustifica anche l’operato dell’indagine empirica; dall’altro lato l’incontro dei due soggetti in una possibile dimensione “altra”, collusiva nei termini di reciproche identificazioni che passano al di sotto della soglia cosciente e possono realizzarsi in condizioni modificate di Co. E’ in questa dimensione tipicamente umane del riconoscimento della Coscienza a se stessa attraverso l’altro che accompagna nel viaggio, alla stessa stregua dello sciamano che fa oracoli, acquista un senso la produzione del soggetto e si può superare quella che altrimenti Minkowski osserverebbe come critica e vale a dire che nonostante tutto quello che la trama dei romanzi come sequenze di avvenimenti può insegnarci sulla vita, la vita è cosa troppo seria per essere ricondotta al romanzo

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DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

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