@ director
Nella fiaba di Barbablù, i cambiamenti nel pensiero di Rebecca, sono il risultato degli eventi. Mentre le sue azioni derivano da pulsioni inevase, da mistificazioni probabilmente non consapevoli, la sua mente sente e parla sempre in modo speculare e contrattaposto a quanto avviene. Un adattamento totalmente alloplastico, in assenza di risorse personali, ma che piuttosto si adegua e ripara dal peggio. In tali condizioni, quale patto o contratto questa "poveretta" avrebbe mai potuto stipulare? Più facile che la folta ed inquietante barba blù del suo principe avesse potuto suggerire al suo inconscio di continuare a temere, senza quel tuffo precipitoso nel rosa di nozze improbabili e strane, agli occhi di tutti.
Che il patto sia "condiviso" o che sia "in deroga" non deve mai sottacere la descrizione reale dell'oggetto di contratto, non può mistificare il bene in questione. Nè questo bene può essere la sola condivisione, se l'accordo tace un retropensiero e stipula sulla carta convenzioni, mentre firma dentro...compromessi. Ed una famiglia può lavorare dentro di te al posto tuo, se tu non sei cresciuta o cresciuto; persino la tua ribellione ed autonomia in tutte quelle stanze del castello possono essere l fallimento di un riscatto, Rebecca, se tu la "dipendenza" te la porti dentro ed aspetti che le vicende di fuori drammatizzino per te i tuoi veri fantasmi.
No, alcun patto potrebbe tirare fuori dall'accordo la libertà del proprio "volere" e quello, qui, è tutto infranto.
Il processo drammaterapico che ha lavorato in Blue Beard, nella piece finale è riuscito a condensare nella performance di poche righe sul palco, folle di sentimenti e pensieri a rincorrersi senza l'obbligo di una conciliazione, perchè più aperto fosse il ventaglio del destino per l'interprete, mentre sacrificato sull'altare del mito il povero personaggio sbiadiva sino a diventare forma e simulacro del possibile.
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