BECAUSE I LOVED YOU
Commento Sonoro: BRAHMS: INTERMEZZO IN A MAJOR,op.N 1
E poi… io vedo tutti i perché delle cose che hanno attirato dapprima la nostra attenzione e poi mi hanno spinto ad amare oggetti, pensieri e soprattutto persone. La giostra della vita che ci chiesto magicamente di essere amata e noi lì, come bimbi trasognati a cercare di farlo, maldestramente, con successo, ma sempre convinti di volerlo. Il brano di Brahms ci parla, senza che noi stessi forse ne sappiamo il motivo –giacchè sono io stesso a suggerirlo!-, sui perché che invece fanno “amabile” ai nostri occhi il mondo; le ragioni per cui lo abbiamo incontrato in noi, nel nostro spazio privato e dove abbiamo amato. Non un testo a raccontarlo ma l’emozione del suono. Mi convinco sempre più che in qualcosa noi non cambieremo mai, forse tra mille indecisioni, vorremo però sempre selezionare bene le cose a cui dedicarci, come diceva una persona importante che non ricordo…”farò le cose buone ogni volta che potrò, quelle non buone se non potrò farne proprio a meno, ma comunque vorrò sempre sapere cosa sto facendo”. Una strada che percorreremo da soli, con i compagni di viaggio che vorremo avere…una foglia, un rumore, uno sguardo.
E se il processo diventa Tornado?
Commento Sonoro: BRAHMS: INTERMEZZO IN A MAJOR,op.N 1
E poi… io vedo tutti i perché delle cose che hanno attirato dapprima la nostra attenzione e poi mi hanno spinto ad amare oggetti, pensieri e soprattutto persone. La giostra della vita che ci chiesto magicamente di essere amata e noi lì, come bimbi trasognati a cercare di farlo, maldestramente, con successo, ma sempre convinti di volerlo. Il brano di Brahms ci parla, senza che noi stessi forse ne sappiamo il motivo –giacchè sono io stesso a suggerirlo!-, sui perché che invece fanno “amabile” ai nostri occhi il mondo; le ragioni per cui lo abbiamo incontrato in noi, nel nostro spazio privato e dove abbiamo amato. Non un testo a raccontarlo ma l’emozione del suono. Mi convinco sempre più che in qualcosa noi non cambieremo mai, forse tra mille indecisioni, vorremo però sempre selezionare bene le cose a cui dedicarci, come diceva una persona importante che non ricordo…”farò le cose buone ogni volta che potrò, quelle non buone se non potrò farne proprio a meno, ma comunque vorrò sempre sapere cosa sto facendo”. Una strada che percorreremo da soli, con i compagni di viaggio che vorremo avere…una foglia, un rumore, uno sguardo.
E se il processo diventa Tornado?
Le foto a didascalia di queste righe appartengono al giugno 2007, campagna toscana, in pieno lavoro Atelier; si recitava "Sonia: il Resto Della Mia Vita". Pochi attimi dopo avere scattato la prima, rapidamente, mentre tutto si stava paurosamente oscurando, mi sono trovato nell'occhio di una tromba d'aria. Solo la campagna sembrava pacifica assicurare "anche questo passerà": "thaes ofereode; thisses swa maej" ci soffia piano dalla terra scozzese Slesia. Glielo ho lasciato suggerire ed allora ogni cosa è rimasta ferma intorno od ero io ad essere in moto vorticoso ed il mondo immobile? Avevo ragione, scappando sarei finito nel vortice, forse pericoloso (?), non sapendo davvero più se fossi io o il mondo a muoversi intorno a me e perdendo comunque il senso di questa domanda.
Foto: "Campagna Dopo Il Tornado", di E. Gioacchini, 2007
2 commenti:
LASCIARE CHE TUTTO PASSI
*
"Questa è la mia miseria: che la mia mano non si stanca mai di donare."
da “Canto Notturno”
FRIEDRICH NIETZSCHE
Cara Emiliana,
penso che tu sia stata un meraviglioso gabbiano sin dagli albori. Penso, e scusami se risulto presuntuosa nel mio sfiorarti appena, che giungesti oltremare prim'ancora che Emiliana s'intravedesse fra nuvole itineranti.
Quando il Director ci narrò di te, mi sembrò d’intuirti nella forza primigenia delle sue parole. Bastò un particolare, nominare il suono "Scozia", affinché volasse alto il pensiero in un corpuscolo di deduzioni. Nel mio immaginifico si configurò la culla austera del Nord Europa: soave nei paesaggi, nelle tinte e gli odori. Aspra nelle rocce altissime, spettrale vertigine di strapiombi e brughiere. Dolce nelle distese verde smeraldo, con l’erba stropicciata dal ventre umido dei placidi animali in libertà. Eppoi quei meravigliosi volatili dalle grida soprane lamentose: i gabbiani. I nostri amati gabbiani.
Forse partii con te, Emiliana?
Non so. Ma raggiungerò il mare abbandonando la cima dei miei errori.
Lunghissimi tempi di silenzio. Lunghi tratti di solitudine.
Dondola la culla per addormentare il freddo sotto i cieli settentrionali. Per ridestarne costellazioni leggendarie, cosmogonia epica scura e a tratti funesta; un popolo antico dalle antiche usanze. Misteri e divinità pagane lì a confondere qualunque scettico.
Per me, solo il dio della gente comune.
Quando il Director ci narrò di te, mi dissi che "sapevi tutto senza saperlo". Avresti volato per conquistare il tuo spazio nel mondo. E scegliesti quello "intimamente" saputo.
Sostengo, malgrado l’attività del Signor Errore, ineguagliabile committente tra neoegotismi ed ancelle paranoiche al servizio del mio pessimo carattere, che la consapevolezza conduce.
La consapevolezza è un processo che costruiamo faticosamente col tempo. Dalla consapevolezza si passa alla scelta, via tempesta. Questa "scelta", mai frutto del caso, è una miscellanea tra Consapevolezza, Cambiamento, Re-azione.
Nasce da qui il volo felice del gabbiano Emiliana, arrivata a destinazione da millenni.
Mentre io perduro quale Trinitas Herba, che produce il suo fiore azzurro in primavera.
Le radici non sono natanti, ma ben interrate in luoghi umidi. Lucciole di terra sfavillano su tutto ciò che non s’approssima.
Un giorno succhierò le mammelle della Luce nordica. Là voglio condurmi, semplicemente donna.
*
A Emiliana da Nina, con affetto.
A proposito di gabbiani, tornado e Scozia…
@ Director
Qualche notte fa ho sognato che un gabbiano entrava nella mia stanza e non voleva più uscirne… eh, sì! Il nostro gabbiano mi è entrato dentro ed è lì che attende la conclusione di un processo iniziato e più terminato.
Il mio viaggio alla scoperta di me stessa è iniziato oramai quasi tre anni fa con la drammaterapia.
Da allora, lunga e tortuosa è stata la mia strada, non priva di sofferenze e di fatica ma sempre accompagnata dal desiderio di scoprire e di scoprirmi.
Tuttavia, la vera svolta del mio cammino fu proprio in quel giugno 2007, proprio in Sonia, proprio al tempo di quel tornado… quello che travolge la campagna toscana della nostra foto e che, in quel preciso momento, travolse anche me.
Il giugno 2007 costituisce uno spartiacque nella mia vita: dopo quel giugno, nulla più è stato uguale a prima.
Il processo è diventato proprio tornado.
E, proprio come in quel tornado, il mondo ha iniziato a girarmi intorno – o forse ero io a muovermi? – e mi ha travolto. La strada stessa mi ha travolto, con una forza tale da non potervi resistere. La forza della vita, la chiamo io.
Il processo drammaterapico mi aveva attraversata e mi aveva cambiata. Come dire: forse ero io a muovermi, non il mondo intorno.
E infine, a proposito di Scozia, voglio rammentarti la mia esperienza in un modulo di ipnosi di gruppo durante uno dei nostri laboratori.
Il mio viaggio mesmerico nel tempo e nello spazio mi portò proprio in Scozia e in un altro tempo, in un’altra vita, a significare un’esperienza di totale rifondazione.
Quindi, come non collegare la Scozia, il tornado e il gabbiano in un sottile filo che congiunge delle tappe fondamentali del mio percorso drammaterapico?
Ed ora c’è il gabbiano…
Processo iniziato e restato incompleto proprio come il mio gabbiano di rafia e colla… ancora incompiuto.
Lui sta lì, paziente, in attesa di una conclusione, come me…
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