Irin Nikolaevna Arkadina su-al figlio (Treplev)
697 parole
(3.398 caratteri, spazi esclusi)
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I ATTO
Figlio mio caro, quando si comincia?
"Amleto, basta. Mi rivolti gli occhi dentro l'anima, e vedo macchie nere, abbarbicate, che
non andranno più via"
Figlio mio caro C'è odore di zolfo. Non se ne poteva fare a meno?
· Che gli è preso?
· Ma che cosa gli ho detto?
Ma è stato lui ad avvertirci che sarebbe stato uno scherzo, e io la sua commedia l'ho presa
come uno scherzo.
· Ma è decadentismo.
Adesso verrà fuori che ha scritto un'opera grandiosa! Ditemelo, per favore! Ha allestito
questo spettacolo e ci ha appestati con lo zolfo non per scherzo, ma per dimostrare
qualcosa... Ci voleva insegnare come si deve scrivere e che cosa bisogna recitare. In fin dei
conti è una bella noia. Queste continue allusioni nei miei riguardi, queste punzecchiature,
concedetemi, infastidirebbero chiunque! E un ragazzo capriccioso, presuntuoso.
Davvero? Però non ha scelto una qualsiasi commedia, ma ci ha costretto ad ascoltare
questo delirio decadente. Per amor dello scherzo sono pronta anche ad ascoltare un delirio,
ma qui ci sono pretese di forme nuove, di una nuova era nell'arte. Secondo me qui non si
parla di forme nuove, ma solo di cattivo carattere.
Scriva pure come vuole e come può, soltanto mi lasci in pace.
Però comincio ad avere dei rimorsi di coscienza. Perchè ho offeso il mio povero ragazzo?
Sono in ansia. (Ad alta voce).Kostja! Figliolo! Kostja! Non volevo offenderlo
II ATTO
Ho l'anima inquieta. Ditemi, che sta succedendo a mio figlio? Perché è così malinconico e
brusco? Passa giorni interi sul lago, e io non lo vedo quasi più.
III ATTO
(rivolta a Sorin) Bada a mio figlio. Abbi cura di lui. Consiglialo. Ecco, me ne vado senza
sapere perché Konstantin ha tentato di uccidersi. Penso che la causa principale sia stata la
gelosia, e prima porterò via da qui Trigorin, tanto meglio sarà.
Quanti pensieri mi procura! (Soprappensiero). Se si trovasse un impiego, che so...
Quanti pensieri mi procura! (Soprappensiero). Se si trovasse un impiego, che so...Se avessi
io del denaro, gliene darei io stesso, si capisce, ma non ho nulla, neanche un soldo. (Ride)…
(omissis) Ebbene, io il denaro ce l'ho, ma sono un'artista; le sole toilettes mi dissanguano.
Siediti. (Gli toglie la benda dal capo). È come se avessi un turbante. Ieri un passante ha
chiesto in cucina di che nazionalità sei. Si è cicatrizzata quasi del tutto. È rimasta solo
qualche traccia. (Gli bacia il capo). Non è che senza di me farai di nuovo cik-cik?
(in risposta a Kostja che ha parole di disprezzo per Trigorin) Che sciocchezza! Io stessa l'ho
portato via. La nostra intimità non può certo piacerti, ma tu sei intelligente e aperto, ed io
ho il diritto di pretendere che tu rispetti la mia libertà.
Ci provi un gran gusto a dirmi cose spiacevoli. Io stimo quell'uomo e chiedo che in mia
presenza non si parli male di lui.
È solo invidia. Alle persone prive di talento ma piene di pretese, non resta altro che
biasimare i veri talenti. Non c'è che dire, è una bella consolazione!
Decadente!...
Lasciami in pace! Tu non sei neppure in grado di scrivere uno squallido vaudeville.
Borghesuccio di Kiev! Parassita!
Pezzente!
Nullità! (Camminando avanti e indietro agitata). Non piangere. Non è il caso di piangere...
(Piange) Non si deve... (Lo bacia sulla fronte, sulle guance, sul capo). Mio bambino caro,
scusami... Scusa la tua mamma peccatrice. Perdona quest'infelice.
Non disperare... Tutto si risolverà. Io lo porterò via, lei tornerà ad amarti. (Gli asciuga le
lacrime). È tutto finito. Abbiamo fatto la pace.
Fai la pace anche con lui. Non c'è bisogno di duelli... È vero che non ce n'è bisogno?
Dov'è Konstantin? Ditegli che sto partendo. Dobbiamo salutarci. Dimenticate quel che c'è
stato di male. (A Jakov). Ho dato un rublo al cuoco, per tutti e tre.
(in risposta a Dorn che elogia gli scritti di Kostja) Pensate che non l'ho ancora letto. Non ho
mai tempo.
Kostja, chiudi la finestra, c'è corrente
Kostja, lascia stare i tuoi manoscritto, andiamo a mangiare.
Cos'è stato? Uff, che paura. Mi ha fatto venire in mente, quando... (Nasconde il viso nelle
mani). Mi si è persino annebbiata la vista...
Tratto da "Il Gabbiano" di Anton Pavlovich Cechov
Foto: "Dramatherapy, Cechov"
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