Due anni fa, di giugno, la tigre creò non pochi problemi in quella casa. Non si seppe mai se furono la follia cronopiesca di quei familiari stampo “famas” – si sa che seguire la figura, fa perdere lo sfondo!- o lo strenuo tentativo “famesco” di essere in riga -di chi in riga non era- a farla impazzire. Molto trambusto, qualche strillo del regista –che poi sarei io-, ripetuti tentativi di convincimento a seguire il copione –eresia, se il dramma personale dentro urge!- pur di concludere la piece e “fissare la tigre”. Davvero incredibile essere ricorsi al ruolo, al personaggio, per imbrigliare qualche interprete entrato troppo dentro, in un lavoro che cerca di far dimenticare un poco i confini fuori, per far spazio a repertori più importanti dentro... Accade.
Accadde. Quel passaggio all’alterità, che sembra sempre agognato, si svelava invece in tutta la sua umana bugia di un “rito” che difende da essa e, quando non funziona, te la fa scoppiare dentro i confini dell’Io, della Famiglia stessa. Era commovente quel gruppo di Familiari riunito, il Primo, il Secondo, il Terzo…ed anche qualche Cugino di Primo Grado, così fermo nel proposito di domare la propria individuale paura nel rito che intendeva ammansire chi di loro aveva paura: la Tigre! Sovvertimento dei ruoli, che ribalta le difese, le strategie. Un Familiare fu azzannato, e solo l’intervento del Quarto Familiare scongiurò la tragedia, oltre il previsto, fuori copione. Lo sparo soporifero sulla Tigre aiutò la situazione e qualche lacrima, non proprio “la colonna di contatto” che Cortazar ci scrive, decretò l’applauso finale. Hai ragione, Plinio, tigrescamente amandoci…scongiuriamo l’ingenua pretesa di essere autentici. Fremo all’idea che questa volta vada magnificamente in modo diverso. Eccitante questo regalare all’uomo il sogno della sua “pretesa” e questa volta, amabilmente, osservare il suo fissatigre quotidiano.
Accadde. Quel passaggio all’alterità, che sembra sempre agognato, si svelava invece in tutta la sua umana bugia di un “rito” che difende da essa e, quando non funziona, te la fa scoppiare dentro i confini dell’Io, della Famiglia stessa. Era commovente quel gruppo di Familiari riunito, il Primo, il Secondo, il Terzo…ed anche qualche Cugino di Primo Grado, così fermo nel proposito di domare la propria individuale paura nel rito che intendeva ammansire chi di loro aveva paura: la Tigre! Sovvertimento dei ruoli, che ribalta le difese, le strategie. Un Familiare fu azzannato, e solo l’intervento del Quarto Familiare scongiurò la tragedia, oltre il previsto, fuori copione. Lo sparo soporifero sulla Tigre aiutò la situazione e qualche lacrima, non proprio “la colonna di contatto” che Cortazar ci scrive, decretò l’applauso finale. Hai ragione, Plinio, tigrescamente amandoci…scongiuriamo l’ingenua pretesa di essere autentici. Fremo all’idea che questa volta vada magnificamente in modo diverso. Eccitante questo regalare all’uomo il sogno della sua “pretesa” e questa volta, amabilmente, osservare il suo fissatigre quotidiano.
1 commento:
La Tigre non può che ruggire la sua disperazione e deve, nel nome della Vita, accettare una ferocia non sua, riconoscendola solo nella memoria del suo sublime guscio/noce felino.
Il ribaltamento angustia.
Si disintegrano e si sparpagliano i vari Io dei personaggi, occultamente feroci, ma feroci e veritieri nella loro disumanità. Disperati poveri abitanti di casa Humboldt, il cui unico riscatto per tornare a vivere è l'emblema tigresco nel rito salvifico finale.
Si tornerà ad amare, perché solo l'amore può tanto.
Questo è l'auspicio. Ricomponendo lentamente i pezzi di ognuno.
"I miei artigli tra le vostre mani..."
*
Nina Maroccolo
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