@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

lunedì 21 dicembre 2009

DRAMATHERAPY, KAMIKAZE




Atelier di Drammaterapia Liberamente 2009-2010
Laboratorio aperto al pubblico, Roma 21 dicembre 2009, h. 20,30
c/o Istituto Scuola Romana Rorschach

Il KamiKaze
Piece Drammaterapica di F. Covelli
REGIA ED ALLESTIMENTO SCENICO DI E. GIOACCHINI

La guerra fuori e dentro le persone; diversi i teatri e gli sconvolgimenti, unica la coscienza che li osserva. L'attuale scenario dei conflitti bellici, economici e sociali, costituisce un "pabulum" ideale per l'incremento dell'aggressività; ha un ruolo intensamente destabilizzante non solo sul nostro stile di vita, ma soprattutto sulla nostra vita mentale.

Leggo fugacemente una notizia già ascoltata al notiziario radio; è il 2 febbraio e l'agenzia ANSA, lapidaria, incide la cronaca rosso sangue di un attentato avvenuto a Tirin Kot, capoluogo della provincia meridionale di Uruzgan. "Almeno diciotto poliziotti afghani sono rimasti uccisi quando un kamikaze si è fatto esplodere in una stazione di polizia nel sud Afghanistan". Molti altri i feriti. Mi chiedo subito quanto ferita resti la nostra memoria, così sollecitata da un continuo bollettino di guerra. E' il 4 febbraio, i giornali riportano la notizia di un ennesimo missile Grad lanciato dalla striscia di Gaza verso il Sud di Israele. Sfortunato il missile, più fortunata la popolazione che, questa volta, risulta indenne. Ma l'immediata rappresaglia israeliana non si fa aspettare e reagisce. Una tregua sempre più in bilico.

Se si ha un poco di tempo in più per scorrere le varie rubriche, si trova lo stupro quotidiano, la violenza sul minore, la violenza dei minori, l'ennesimo attacco informatico al mondo della finanza, non può mancare la previsione catastrofica di quello che sarà l'economia nei prossimi anni, mentre nel Congo continua silenzioso il terribile esodo dei dannati del Kivu. A salvare da questa lettura a poco serve la pur incoraggiante battuta di un celebre fisico del secolo scorso, Niels Bohr: "La predizione è molto difficile, specie se riguarda il futuro!". Il mondo ha terrore e produce terrore. E' una spirale che dura da sempre, tanto massiccia è la proiezione del nostro istinto di vita e di morte, forse commenterebbe Freud, senza tuttavia riuscire a risolvere il problema.

Qualcuno dei giovani che incontro nel mio studio, viene chiedendo soccorso per un panico del quale non sa trovare una ragione; ma, nello stesso tempo, un altro giovane si sta preparando al tuffo oltre quello, per farsi esplodere. Sono contraddizioni che stridono alla nostra intelligenza e coscienza, ma il suono di quest’attrito è così poco "rumoroso" e non riesce -anche quello- a cambiare le cose... Eppure sono avvenimenti, planetari e privati che dovrebbero far riflettere; ma poi, anche lì, dove vi sono le stanze dei comandi e bottoni, ancora una volta quegli istinti, travestiti da "potere", "ragion politica", interesse nazionale" ecc..., impediscono di cambiare le cose. Tutto questo incide non solo pragmaticamente sulla nostra vita, ma vi è una subdola azione negativa, difficile da misurare, i cui effetti però sono persino riscontrabili nei nostri pazienti.

Dico sempre al mio paziente o all'attore -se ci troviamo nel laboratorio di drammaterapia- che nel suo Io più profondo eppure "le cose possono cambiare". E' un percorso misterioso, accidentato, fatto di scoperte, regressi, anticipi ed a volte "false guarigioni", ma che promette di poter essere fatto e portare fuori dal vortice del "disimpegno", della "disattenzione", del letargo nella nostra coscienza. Il panico deve essere ascoltato. Non uso facilmente il verbo "dovere", anche se i "doveri" esistono. Troppo a lungo, a braccetto della pedagogia fasulla o della demagogia spietata, ha addormentato le coscienze nell'obbedienza. Non serve fare esempi. Ma in questo caso, se non si vuol spendere mesi ed anni per risolvere il problema, DEVE essere ascoltato. E le cuffie sono speciali. I rumori e le voci del mondo si prestano troppo bene a distrarre ed impigrire l'impegno del "coraggio", la forza del "rischio", l'incognita dell'"esplorazione". Senza eroismi; quelli appartengono piuttosto agli esempi appena riportati in cronaca; l'ascolto di se stessi, piuttosto che l'accanita domanda, pure legittima, "perché sta accadendo proprio a me". La comprensibile iniziale mancanza di risposte aggrava il circuito della paura e tu, senza appigli, rimani attaccato al vortice del panico, alle cime di una barca che sta affondando, così paradossalmente trattenendolo addosso a te stesso. Non sappiamo quali fattori potranno fermare la spirale d’insicurezza che questo clima di globalizzante relativismo ha creato.

Coscienze più mature e cresciute nella comprensione dei fenomeni e paradossalmente più incapaci di governarli. Le istituzioni devono farsi garanti di questa riflessione che trova gli adolescenti sempre più eccitati dalla tecnologia, ma sprovvisti delle buone storie che gli adulti non riescono a trascrivere per loro; con un immaginario rinchiuso in cantina, a paventare mostri, perché sostituito dalla pletora iconografica del digitale. L'overdose del gioco elettronico -più subdola di quella delle droghe- non va misurata solo nell'influenza negativa sul singolo, ma vista come fenomeno che aliena la comunicazione sociale e riduce drasticamente la capacità simbolica dell'individuo. L'onirico rischia di popolarsi di fantasmi e la nostra, la loro capacità di sognare... di atrofizzarsi. "Una società di persone che non sognano non potrebbe esistere. Sarebbero morti in due settimane" sentenzia William Burroughs e lo sforzo nelle aule di scuola, nei nostri studi medici e vorrei dire...anche nei tribunali è di leggere dietro molta apparente guerra, la richiesta di sogno che fanno le persone, gli adolescenti. Con loro vive la memoria di quanto siamo stati e, dunque la legittima speranza di correggere la realtà."C'è nei sogni, specialmente in quelli più generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia" (A. Moravia).
                                                                            ...
Tre anni fa: un ragazzo meraviglioso, pieno di forza, che tuttavia non sapeva dove dirigere, che chiameremo "Rodolfo" perche nei panni di quel personaggio interpretava le piece darammaterapiche-...e poi, ad un certo punto lo scritto che segue. Gli avevo chiesto: "Rodolfo, libera la tua mente su spazi più ampi del tuo piccolo/grande timore, piccola/grande speranza, lascia interpretare al tuo inconscio il sogno di quelle e scrivi qualcosa che con te abbia un profondo senso, tutto privato, tutto tuo. Lo leggerò, senza interpretare -anche l'interpretazione a volte ha la sua arroganza-. In questo caso non servirebbe farlo". E Rodolfo mi scrisse qualcosa di molto strano e bello, apparentemente lontano dalla sua anima, ma che in quella trovava tuttavia senso. Ora lo ri-do questo scritto -si certo sorrido anche… Rodolfo ha fatto la sua strada- alla compagnia, trasformato in piece, come riflessione possibile su quanto dentro di noi può essere scritto, senza che ne siamo consapevoli ed utilizzato, a volerlo fare...

Director

1 commento:

Unknown ha detto...

E' vero che è il 26 dicembre ed è tardi per gli auguri comunque Buon Natale a tutti. Il blog così deserto mi fa un certo effetto non bello è come se si fosse spezzato un filo di comunicazione circolare, è difficile scrivere nel vuoto. Nell'occasione della piece non so cosa mi sia successo ma non ricordavo più nulla..eppure la sapevo, forse ero troppo dentro, concentrato su me stesso pensando a quello che dovevo dire e fare e questo non vuoto ha impegnato la mia mente su me stesso e non sulle mie risorse. Un po' mi dispiace ma mi sono reso conto e questo mi ha aiutato e mi aiuterà in avanti.
Un abbraccio affettuoso a tutti ed un grazie per te director.
Riproviamo ad usare questo spazio tra di noi e per noi.
Spartaco

DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

COMUNICATI STAMPA