Le didascalie alle foto pubblicate potrebbero oscillare tra la comicità e tutto quel tema importante che staimo lavorando e che riguarda il teatro dell'assurdo. Ma si potrebbe riassumere, più sinteticamente, in "...anche il director può riuscire comico!"
Le foto, tuttavia, non rendono appieno il senso di quella "drammaticità" che non appartiene tanto all "direzione" del play, quanto alla situazione che si sta svolgendo, alla interazione complessa tra i partecipanti e questi ultimi ed il conduttore. Certo è che, anche al di fuori di una teorizzazione che tuttavia esiste in materia, lo strumento della comicità
è costantemente usato in nquesto tipo di teatro. Un bisturi che con la pretesa di "addormentare" lo scandalo, di far appunto sorridere, sottolinea e "drammatizza" alcuni passaggi importanti, inscrivendoli, senza far male "di fuori" nel check delle cose da "esplorare", "lavorare meglio", "sostitire", assolutamente "cestinare".
Nelle foto qui riprodotte gli attori -rispettivamente nei panni di Dudard e dell'Anziana Signora- si erano letteralmente impantanati nel gioco "perverso" di dover far bene la parte...Ora, noi sappiamo come questo significhi, l'omicidio dell' autenticità, senza ricorrere al bisticcio formale tra omicidio doloso o solo colposo, alle sterili questioni di "memoria della parte", "ansia da prestazione" e così via...E' con tutto questo che lavoriamo, ma appunto per questo è essenziale osservare ed essere consapevoli di "come" lavora negli interpreti. Quali gli approdi di un percorso che si svolge atraverso costanti rimandi tra l'interpretazione esterna esatta dal testo e la sua "evoluzione" interna?
Nelle foto qui riprodotte gli attori -rispettivamente nei panni di Dudard e dell'Anziana Signora- si erano letteralmente impantanati nel gioco "perverso" di dover far bene la parte...Ora, noi sappiamo come questo significhi, l'omicidio dell' autenticità, senza ricorrere al bisticcio formale tra omicidio doloso o solo colposo, alle sterili questioni di "memoria della parte", "ansia da prestazione" e così via...E' con tutto questo che lavoriamo, ma appunto per questo è essenziale osservare ed essere consapevoli di "come" lavora negli interpreti. Quali gli approdi di un percorso che si svolge atraverso costanti rimandi tra l'interpretazione esterna esatta dal testo e la sua "evoluzione" interna?
Gli attori, in drammaterapia, sanno che la "distanza" da giocare rispetto a quanto la parte sollecita in loro -giacchè a questo lavoro sono stati sensibilizzati e poi preparati dal warm-up che precede- è un elastico non definito, che a tratti rischia di accorciarci pericolosamente verso il "risentimento" di un drama capace di lavorare molto intensamente. La drammatizzazione, in questi casi, assomiglia ad una voragie che risucchià dentro il processo che si sta svolgendo, piuttosto che realizzare una abreazione esterna, nell'interpretazione. Non vi è più "dono" della propria parte al gioco in quel sistema in instabile equilibrio costituito da attore e spettatore. Nella foto accanto, il director ironizza su dove sia andata l'attrice, giacchè è sparita, risucchiata dentro dal buco nero del propri vissuto. Anche in questo caso, l'ironicità del messaggio permette un lento riappropriamento del proprio ego, momentaneamente troppo distratto dalle emozioni interne. In atri casi, un urgente ed anche clamoroso intervento del conduttore ottiene un reset "traumatico" dell'empasse dell'iterprete, alla ricerca di una nuova ridefinizione dell'interpretazione.
Foto: Christmas Party, The Things Go Wrong, CDIOT foto di scena, 2009
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