Il Creative Drama & IN-Out Theatre
presenta
Laboratorio aperto sulla seconda scena, atto primo, di
Rilettura Drammaterapica de "Il Rinoceronte" di Eugene Ionesco
Testi e Regia di E. Gioacchini
21 gennaio 2009
Alla Compagnia, prima del Laboratorio di domani...
Il Rinoceronte ringhiava, barriva, sbuffava...difficile dire quale verso faccia il rinoceronte quando è adirato, ma certamente tra gli animali non è quello ad avere il carattere migliore. Cominciò a caricare...ecco sì, caricava come tutti i suoi simili del mondo animale -persino le oche ti caricano se gli stai antipatico. Si fermo a tre metri da Daisy e lei, niente affatto scomposta dalla vicinanza minacciosa dell'animale, lo guardò fisso negli occhi, senza abbassarli. Neanche il rinoceronte accennò ad abbassare lo sguardo, mentre fumi di rabbiosa energia uscivano dalle froge. Lei, con passi agili, ma senza fretta, gli si avvicinò e poi balzo in sella, intendo a cavallo, come gli indiani. L'animale all'improvviso divenne mansueto, come fanno gli uomini, quando abbandonano ogni tenzone in vicinanza di una femmina. Mostrò -se così si può dire- il suo cuore tenero, divenne insomma l'animale che non era mai stato, mentre lei lo incitava ad un nuovo galoppo. Berenger rimase lì fermo, senza emettere un suono, senza l'ombra di un gesto. Solo gli occhi, se avessero potuto parlare, avrebbero fatto un grande fracasso, mentre si giravano per seguire quei due puntini, uno più grande e l'altro, sopra, più piccolo, che sparivano in un orizzonte di polvere.
Berenger si svegliò di soprassalto, mettendosi seduto sul letto. Con il solito gesto automatico, prese gli occhiali dal comodino sulla sinistra e guardò altrettanto automaticamente la sveglia su quello di destra. Le quattro e dieci. Presto per alzarsi, tardi per sperare in un sonno migliore. Nonostante si sforzasse, non riusciva proprio ad avvertire alcun suono per strada, mentre il cuore gli pompava forte nel petto. La storie che viviamo lasciano a spasso fantasmi nel mondo e quelli s'impadroniscono dei sogni, li abitano silenziosi e ti chiedono tutto il tuo coraggio e la tua paura per poter esistere. Pensò questo, mentre le prime luci dell'alba, annunciavano un nuovo giorno.
1 commento:
Nutriamo un esercito di fantasmi a volte. E'un popolo silenzioso che abita abusivamente il mondo interiore e quello reale. Ma , a volte, siamo troppo affezionati a queste presenze;in fondo raccontano di noi..
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