Foto: da Rodolfo, Atelier LiberaMente piece drammaterapica, dicembre 2007
@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!
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"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard
sabato 5 luglio 2008
venerdì 4 luglio 2008
il tuo grande cuore
@ da Flavia
Caro Luigi, Lupo per te, amico caro da una vita per me, mi manchi.
E' da ieri che ti parlo, senza voler fermare i pensieri nella mia testa, ed ora cedo all'idea di scriverti anche se sono ancora stordita, ma accetto di esserlo per molto ancora, così, bastonata dal modo in cui hai lasciato la scena, forse proprio come avevi sempre temuto.
Ecco, Luigi, non riesco a darti la buonanotte, non riesco a pensarti "altrove", perchè è un "altro..." che comunque ti porta via. Non andartene, rimani qui, con la tua voce profonda come la tua anima, i tuoi occhi pensosi e saggi come un respiro lento, i tuoi passi silenziosi e familiari. Dimmi che ci sei ancora e non vai via in un soffio di vento, in una preghiera bagnata, in un giorno di sole, così. Dimmi che domani mi sveglierò e sentirò ancora la tua voce al telefono, poi prenderemo un caffè insieme e rideremo di qualche sciocchezza.
Non andartene a calpestare le nuvole come un Lupo solitario e bianco, ci dobbiamo comperare le magliette per l'estate ed il gelato alle fragole. Dobbiamo festeggiare l'esame di Andrea e brindare alla vita che va, ma tu no, non andartene. Non ci lasciare soli, non mi lasciare sola a ricordare. Non saprei da dove cominciare. Diciassette anni. Piazza Navona, le passeggiate, i discorsi, i sogni, i bambini, i compleanni. L'ultimo che tu mi hai festeggiato è stato il più bello e me lo porterò dentro per sempre. Ti ricordi?
Ecco, Luigi, non riesco a darti la buonanotte, non riesco a pensarti "altrove", non riesco a lasciarti andare. Ora te ne starai sicuramente in giro per le stradine del centro a goderti il fresco della sera. Una settimana fa mi hai detto che sarebbe proprio bello fare una bella nuotata in piscina; Luigi, era solo una settimanati fa, non puoi avere cambiato idea. E se questo a te, mio saggio amico, ti sembra un po' folle, conservalo nel tuo grande cuore e non dimenticarmi. Flavia
Caro Luigi, Lupo per te, amico caro da una vita per me, mi manchi.
E' da ieri che ti parlo, senza voler fermare i pensieri nella mia testa, ed ora cedo all'idea di scriverti anche se sono ancora stordita, ma accetto di esserlo per molto ancora, così, bastonata dal modo in cui hai lasciato la scena, forse proprio come avevi sempre temuto.
Ecco, Luigi, non riesco a darti la buonanotte, non riesco a pensarti "altrove", perchè è un "altro..." che comunque ti porta via. Non andartene, rimani qui, con la tua voce profonda come la tua anima, i tuoi occhi pensosi e saggi come un respiro lento, i tuoi passi silenziosi e familiari. Dimmi che ci sei ancora e non vai via in un soffio di vento, in una preghiera bagnata, in un giorno di sole, così. Dimmi che domani mi sveglierò e sentirò ancora la tua voce al telefono, poi prenderemo un caffè insieme e rideremo di qualche sciocchezza.
Non andartene a calpestare le nuvole come un Lupo solitario e bianco, ci dobbiamo comperare le magliette per l'estate ed il gelato alle fragole. Dobbiamo festeggiare l'esame di Andrea e brindare alla vita che va, ma tu no, non andartene. Non ci lasciare soli, non mi lasciare sola a ricordare. Non saprei da dove cominciare. Diciassette anni. Piazza Navona, le passeggiate, i discorsi, i sogni, i bambini, i compleanni. L'ultimo che tu mi hai festeggiato è stato il più bello e me lo porterò dentro per sempre. Ti ricordi?
Ecco, Luigi, non riesco a darti la buonanotte, non riesco a pensarti "altrove", non riesco a lasciarti andare. Ora te ne starai sicuramente in giro per le stradine del centro a goderti il fresco della sera. Una settimana fa mi hai detto che sarebbe proprio bello fare una bella nuotata in piscina; Luigi, era solo una settimanati fa, non puoi avere cambiato idea. E se questo a te, mio saggio amico, ti sembra un po' folle, conservalo nel tuo grande cuore e non dimenticarmi. Flavia
...passeggiando...
@ da Andrea
Ciao Luigi!
Ora sento che mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio, andare a scoprire chi c'era dietro il tuo sguardo, quali sentimenti, quali pensieri. E nell'incontrarti, magari svelarti alcuni dei miei. Sento che mi mancherai nei nostri incontri, che mi mancherà il tuo sguardo, la tua presenza. Quella sera un paio di mesi fa che ci siamo incontrati vicino Piazza Navona, io e te da soli, in mezzo alla gente, ora per me quell'incontro di pochi minuti è una specie di regalo...
Ciao Luigi! Andrea
Ciao Luigi!
Ora sento che mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio, andare a scoprire chi c'era dietro il tuo sguardo, quali sentimenti, quali pensieri. E nell'incontrarti, magari svelarti alcuni dei miei. Sento che mi mancherai nei nostri incontri, che mi mancherà il tuo sguardo, la tua presenza. Quella sera un paio di mesi fa che ci siamo incontrati vicino Piazza Navona, io e te da soli, in mezzo alla gente, ora per me quell'incontro di pochi minuti è una specie di regalo...
Ciao Luigi! Andrea
La Vita è una Staffetta all'indietro...
@ da Ermanno
Luigi,
questa sera i tuoi amici non ti concedono il sonno nella seconda notte nel tuo "altrove"; sei riuscito a svegliare anche i timori, oltre alle speranze di cortazesca memoria. E così, ingenuamente, tutti noi forse ora temiamo che sia pericoloso lasciarti andare ed un poco,
in fondo, lo è...
Ha detto Simona che si ha voglia di strillare e battere i pugni e poi Roberto che vi è l'invisibile desiderio del silenzio da soli. Accidenti a te...se è vero che vorrei farlo. Due mesi fa, brindavi con me ed altre persone sconosciute a questo meraviglioso gruppo di attori che non vogliono più "uscire di scena" per timore di perdere la tua bella voce. Brindavi ed è giusto, ho pensato, che anche loro, a me così cari -e più cari in questo momento-, vedano quello che ho visto io; intendo fuori le quinte del "drama", nella vicenda più vera della vita. In molti altri momenti tu ci ha dato i tuoi occhi, come in queste due foto, con il più grande dei miei figli e la più piccola delle mie figlie. Ho visto moltissime cose con i tuoi occhi, questo arricchisce, ma ora mi sento un "ladro" di polli a cui passa la fame, inseguito dall'urlante proprietario che ha messo un confine alla sua Terra, ben divisa dal Cielo.
Ti bacio amico e tacerò per molto, per farti riposare nella notte più lunga e più vera per l'uomo più buono del mondo. La Vita è una Staffetta all'Indietro, mi hai lasciato qui, a sorvegliare le cose, ancora indietro, a interrogarmi con te su tutto quanto. Buonanotte amico.
FUNERAL BLUES, W. H. Auden
@ da Neko
BLUES IN MEMORIA
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono, fate tacere il cane con un osso succulento, chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzatoportate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani lamentosi lassù e scrivano sul cielo il messaggio Lui è Morto, allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni, i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest, la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica, il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto; pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte; imballate la luna, smontate pure il sole; svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco; perchè ormai più nulla può giovare.
Addio Zacarias. Tua moglie Beatriz.
Foto: foto di scena "Zacarias e Beatriz", Lupo e Neko nella piece drammaterapica da Il fissatigre di J. Cortazar
Lascia le orme e addenta anche Dio!
@ da Plinio
(Per Lupo Luigi, tornato nel bosco delle nuvole)
Lupo che così ti sei chiamato,
hai scelto di immaginarti, rinchiuderti
o salvarti dalle torme feroci, taglienti
degli umani, sempre a caccia
di chi è solitario, s’incorona forse
proprio di gelo, nei regni dell’Inverno
che non ha stagioni e tutte a eco
le risucchia, le tempesta e annette
e consacra di un turbine bianco.
Tu enorme cucciolo smarrito,
stupefatto della tua stessa voce:
poi impaurito dal mondo, cui
ancora vorrebbe urlare il candore
iroso della neve, ululando chiamare
gli angeli, sconfiggere la fame
come chi è preda, e vuol predare
il destino… Preda solo di sé,
del passato corteccia da cui deriva
– nel folto, nel folto inenarrabile
di un bosco che come cibo divora
ogni bianca ala o utopia insanguinata,
il rito feroce che ci insegna a pregare.
Lupo tornato ora immemore nel bosco
delle nuvole, fra le abetaie di Dio,
tutte in pianto di resina, lacrime
freddate nei cuori. Ma puoi voltarti,
guairci altro amore!: solitario, solitario
come vero lupo che ha fame, scende a
sbranare i sogni, perché solo di essi
almeno può cibarsi. Visi, visi che ti
guardarono, corpi che ti sorrisero,
o forse donne ti ignorarono, perché
coi lupi non si gioca, anche se loro
in cuore si sentono eterni cuccioli,
smarriti nel bosco umano fuori
da ogni Eden, assetati di carezze,
dei denti aguzzi con cui li crebbero
altri lupi di padri, lupe di madri,
e per svezzarci ci morsero feroci,
ci insegnarono squarci, a divorare
carne, e non mai le ali degli angeli.
Nevica ancora e sempre, tutto ora
ci è bianco in cuore… Ti chiamo, mio
Lupo e divento lupo, guaisco parole
e t’assomiglio, ogni amico ti ulula,
ti cerca! Troppi alberi, troppi tronchi
ora ci separano, ma proprio il gelo
ci unisce, ci elegge a fitto branco libera-
mente esule… Finché il bosco è il cuore,
sale e scende come arcana, inarrivabile
montagna da vivere, da soffrire… Roccia
che già più morbidi ci guata, addormenta
i sogni, e neve che ovatta ogni passo,
ogni orma, zampa unghiata d’amore.
L’alzò Francesco, Santo impavido, baciandola
come un messaggio, un’ambasciata a Dio.
Che più feroce, più selvaggio ci resista
il cuore, vinca il mondo di Bene!,
scenda non più a impaurire, ma a
liberare finalmente i villaggi, i paesi sudditi
dei mostri buoni, occulti del Male. Gubbio
o Roma, Grottammare, le Marche o Palestina,
c’è una crociata che ti ha chiamato
dentro al cuore del baratro, dove collassa
il bianco, e cessa il battito, svolato, sbranato
nel suo stesso cielo, rintanato al Divino.
Lascia le orme, Lupo, o anche sangue di ali!
Le seguiremo dentro la fuga del buio
dalla luce, dell’orizzonte dal futuro,
della carezza artigliata, per un vero
bacio di fauci. Lupo meglio dell’Uomo,
che sa ringhiare, squarciare i cuori
fino a ritrovarci amore, preda invisibile…
Se sei una favola, la raccontavi vivendola,
teatralizzando i dubbi, radici nodose,
ereditate d’antico. Lupo sempre nuovo
d’archetipi, nell’inconscio irruente
che Jung studiò a bestiario, terapia
inconscia d’umano, mito che si sbrana.
Dicci il tuo bosco, Lupo, non più “uomo
dei lupi”, ma cucciolotto, bambino
strappatosi dalle fauci dell’inferno
– ma solo quello quaggiù, Ministero
dei Manichini Borghesi, degli Statisti Compìti
o perfino Teologi che ringhiano sociologie,
e ci affamano dentro altri inverni, boschi
di discariche. Lascia le orme: le seguiremo
fino al baratro imploso di ogni nuvola,
per bianchissima deriva onirica, trasmutati
in altri lupi o abeti che piangono i loro
cuori pazzi di resina, quest’incendio gelido
di lutto che invece insegna, infiamma calore…
E reclama, guaisce, sbrana per somma
fede, si addenta in bacio principesse,
guardiacaccia, santi; forse anche Dio.
5 luglio 2008, Plinio Perilli
Lupo che così ti sei chiamato,
hai scelto di immaginarti, rinchiuderti
o salvarti dalle torme feroci, taglienti
degli umani, sempre a caccia
di chi è solitario, s’incorona forse
proprio di gelo, nei regni dell’Inverno
che non ha stagioni e tutte a eco
le risucchia, le tempesta e annette
e consacra di un turbine bianco.
Tu enorme cucciolo smarrito,
stupefatto della tua stessa voce:
poi impaurito dal mondo, cui
ancora vorrebbe urlare il candore
iroso della neve, ululando chiamare
gli angeli, sconfiggere la fame
come chi è preda, e vuol predare
il destino… Preda solo di sé,
del passato corteccia da cui deriva
– nel folto, nel folto inenarrabile
di un bosco che come cibo divora
ogni bianca ala o utopia insanguinata,
il rito feroce che ci insegna a pregare.
Lupo tornato ora immemore nel bosco
delle nuvole, fra le abetaie di Dio,
tutte in pianto di resina, lacrime
freddate nei cuori. Ma puoi voltarti,
guairci altro amore!: solitario, solitario
come vero lupo che ha fame, scende a
sbranare i sogni, perché solo di essi
almeno può cibarsi. Visi, visi che ti
guardarono, corpi che ti sorrisero,
o forse donne ti ignorarono, perché
coi lupi non si gioca, anche se loro
in cuore si sentono eterni cuccioli,
smarriti nel bosco umano fuori
da ogni Eden, assetati di carezze,
dei denti aguzzi con cui li crebbero
altri lupi di padri, lupe di madri,
e per svezzarci ci morsero feroci,
ci insegnarono squarci, a divorare
carne, e non mai le ali degli angeli.
Nevica ancora e sempre, tutto ora
ci è bianco in cuore… Ti chiamo, mio
Lupo e divento lupo, guaisco parole
e t’assomiglio, ogni amico ti ulula,
ti cerca! Troppi alberi, troppi tronchi
ora ci separano, ma proprio il gelo
ci unisce, ci elegge a fitto branco libera-
mente esule… Finché il bosco è il cuore,
sale e scende come arcana, inarrivabile
montagna da vivere, da soffrire… Roccia
che già più morbidi ci guata, addormenta
i sogni, e neve che ovatta ogni passo,
ogni orma, zampa unghiata d’amore.
L’alzò Francesco, Santo impavido, baciandola
come un messaggio, un’ambasciata a Dio.
Che più feroce, più selvaggio ci resista
il cuore, vinca il mondo di Bene!,
scenda non più a impaurire, ma a
liberare finalmente i villaggi, i paesi sudditi
dei mostri buoni, occulti del Male. Gubbio
o Roma, Grottammare, le Marche o Palestina,
c’è una crociata che ti ha chiamato
dentro al cuore del baratro, dove collassa
il bianco, e cessa il battito, svolato, sbranato
nel suo stesso cielo, rintanato al Divino.
Lascia le orme, Lupo, o anche sangue di ali!
Le seguiremo dentro la fuga del buio
dalla luce, dell’orizzonte dal futuro,
della carezza artigliata, per un vero
bacio di fauci. Lupo meglio dell’Uomo,
che sa ringhiare, squarciare i cuori
fino a ritrovarci amore, preda invisibile…
Se sei una favola, la raccontavi vivendola,
teatralizzando i dubbi, radici nodose,
ereditate d’antico. Lupo sempre nuovo
d’archetipi, nell’inconscio irruente
che Jung studiò a bestiario, terapia
inconscia d’umano, mito che si sbrana.
Dicci il tuo bosco, Lupo, non più “uomo
dei lupi”, ma cucciolotto, bambino
strappatosi dalle fauci dell’inferno
– ma solo quello quaggiù, Ministero
dei Manichini Borghesi, degli Statisti Compìti
o perfino Teologi che ringhiano sociologie,
e ci affamano dentro altri inverni, boschi
di discariche. Lascia le orme: le seguiremo
fino al baratro imploso di ogni nuvola,
per bianchissima deriva onirica, trasmutati
in altri lupi o abeti che piangono i loro
cuori pazzi di resina, quest’incendio gelido
di lutto che invece insegna, infiamma calore…
E reclama, guaisce, sbrana per somma
fede, si addenta in bacio principesse,
guardiacaccia, santi; forse anche Dio.
5 luglio 2008, Plinio Perilli
Foto: "Anton Pavlovic Cechov e Piotr Nikolaevic Sorin" , nel laboratorio di drammaterapia "Nina di Cechov" da Il Gabbiano, Aprile 2008
La promessa di un bene
@ da Nina
L'altrove di Luigi è una porta non socchiusa. Non cigola, non si lamenta, desidera spalancarsi all'infinito. E nell'infinito ogni cosa riportata all'esperienza ed essenza umana, svanisce. Eppure l'autenticità del nostro Lupo ci parla di "intimità e una corrispondenza tra sé e l'altro"; il suo timido tentativo di porgercele come vere, reali possibilità. Intanto, l'infinito ululante inaugura sommessamente questa svolta, spesso malcelata da pudori, cadute, inibizioni, dolore. Luigi, avvisano le mie antenne, sta già attuando un suo movimento dall'altrove. Continua a sussurrarci, con la sua mascalzona ironia, di non cedere all'inautentico, al rischio della replica. Credo, fondamentalmente, che a lui gli pesasse non poco questo aspetto, e le sue espressioni eloquenti raccontavano i limiti della parola!
Vi rammento quei momenti -non rari- di perplessità, stampata sul suo volto come forma di stupore candido e indescrivibile: quale dolcezza! Le argute riflessioni, i toni tenui, la voglia di comprendere in silenzio, intervenendo solo quando fosse necessario farlo -erano altre novelle fisiognomiche... Grande, grande Lupo! Grande amico e consigliere. Parlare con te è sempre delizia.L'altrove di Lupo ci è dato come la promessa di un bene. Questo accrescimento sfida il dicibile. Sento la sua presenza come pre-avviso di libertà, una potenza sottile ed occulta che è "l'atto di scegliere". Una scelta in cui, nei panni di Zacarias, si è visto per la prima volta "accadere" nel Fissatigre.
Forse cerco di trovare un perché a quanto è successo. Ma c'è un sorriso sul mio volto, ed è proprio Lupo a svelarmelo. E il mio Io, dimentico di sé, "e tutta la sua ansiosa fatica -il suo proteggersi- allenta la sua presa". Dice Orfeo "che un uomo non sa che farsene della morte". Ebbene, tu Lupo gli hai già dato un senso di Luce e di Bellezza.
Grazie amico mio, Nina
Foto: Giugno 2007, Luigi & l'Atelier nel corso di un Hypnodrama
giovedì 3 luglio 2008
il dolore esiste
@ da Roberto
Ci sarebbe molto da dire, ma in fondo è già stato detto tutto. "Dimmi che non è vero"...credo riassuma tutto, ancor più perchè detto da Ermanno. Conoscevo lo psichiatra, il terapeuta, il direttore. Oggi ho conosciuto l'Uomo. Adesso voglio solo starmene con la mia tristezza...
Azzurro
...Viva la serenità...
@ da Emiliano
Il ricordo di Luigi lo porterò con me. Il suo modo semplice e riservato di proporsi, mascherava una grande persona che era in grado di stimolare la mente e il corpo.
Sorrido per una tua grande riflessione, pensandoti accanto a me:
Abbasso l'amore! Viva il sesso!
...Viva la serenità ...
Zio Pelo
...i semi degli altri spesso fioriscono in noi...
@ da Simona
Mio Capitano, tutti stanno cercando di scriverti per stare vicino anche a te che hai vissuto con Lui, io invece, come sai, preferisco il silenzio, l'abbraccio. Quando nella mia vita è entrato il Dolore mi tornavano le parole del Qoèlet. Perchè so che si ha bisogno anche di urlare, piangere, sbattere i pugni, stare fermi. Perchè il Qoèlet? Perchè mi da il senso della vita, la vita di Ognuno che si intreccia con quella di tutti gli Altri, la Storia personale con quella Universale. Le proprie lacrime possano irrigare territori altrui, i semi degli altri, spesso, fioriscono in noi. Lupo credeva in un Dio Ragioniere, ma io credo che lì, Altrove, lo ha invece conosciuto nel suo Amore, quell'Amore di Padre che Tu gli hai dato.
[7]Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno:raggiunta la loro mèta, i fiumi riprendono la loro marcia.
[8]Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l'occhio di guardarené mai l'orecchio è sazio di udire.
[9]Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà
[1]Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
[2]C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
[3]Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,un tempo per demolire e un tempo per costruire.
[4]Un tempo per piangere e un tempo per ridere,un tempo per gemere e un tempo per ballare.[5]Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
[6]Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
[7]Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare.[8]Un tempo per amare e un tempo per odiare,un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
C'è stato un tempo per un bacio e un altro ancora, quel tempo nessuno ce lo può strappare.
Papera
Cara Simona, caro Luigi, desidero rispondervi anch'io:
Al di là delle gialle colline c'è il mare
al di là delle nubi. Ma giornate tremende
di colline ondeggianti e crepitanti nel cielo
si frammettono prima del mare. Quassù c'è l'ulivo
con la pozza dell'acqua che non basta a specchiarsi,
e le stoppie, le stoppie, che non cessano mai.
... da "Luna d'agosto", Cesare Pavese
al di là delle nubi. Ma giornate tremende
di colline ondeggianti e crepitanti nel cielo
si frammettono prima del mare. Quassù c'è l'ulivo
con la pozza dell'acqua che non basta a specchiarsi,
e le stoppie, le stoppie, che non cessano mai.
... da "Luna d'agosto", Cesare Pavese
Ermanno
"Buonanotte, dolce principe"
@ da Maria Pina
A Luigi.
"Buonanotte, dolce principe". Caro Luigi, ti saluto con le parole che Orazio rivolge ad Amleto morente. Sono semplici, tenere e vere; sembrano scritte per aiutare me (tua piccola e recente amica) a salutare con discrezione affettuosa la tua anima, nobile, che si allontana .
Blu
La sua prima giornata trascorsa altrove
Cari amici, non ricordo chi abbia scattato questa foto, ma lo ringrazio. Stava proprio così quel giorno Lupo, emotivo, sorridente, preoccupato, con noi...anche questo diventa ora un aggettivo bellissimo. Mi diceva "Ermanno, se sbaglio non mi riprendere...ti prego..."...."ma ti rendi conto che non ho mai detto qualcosa certo che potesse interessare, ed ora quelli sono obbligati ad ascoltare".
Nei giorni dopo, era esterefatto di aver danzato davanti ad un pubblico, troppo pudico per spandere arte e declamare, ma in privato assolutamente puntuale nel dirmi dove, secondo lui, avevo sbagliato; dove voi avevate forse sbagliato...e ci azzeccava proprio spesso. "Ermanno sei stato troppo duro..." -ed io- "Ma sai, Luigi, serve anche questo.. forse imparano a temere meno loro stessi, imparano che osservando qualche regola non c'è nulla da temere che sia fuori..." e lì speravo disperatamente che il messaggio arrivasse anche a lui... Accidenti che difensore d'uffico silenzioso ha avuto questa compagnia, che amico sobrio ed attento! Scusate la forma verbale, lo abbiamo ancora "in mezzo a noi" come dice Nina, anche se questa è la sua prima giornata trascorsa in un "altrove", su cui egli ha contato tanto.
"Ok, Luigi, picchierò più piano, lo farò...ma non tutto d'un botto! Già mi hai dato un problema gigantesco con Чайка -Il Gabbiano-! Eh sì...perchè adesso la tua parte a chi la dò?! Piotr Nikolaevic Sorin ti si era seduto in braccio e tu l'avevi ospitato con accoglienza e curiosità, questo zio saggio ed ancora "incantato", che non aveva fatto in tempo a godersela la vita. In fondo da quella sedia, luogo di apparente innocuo sguardo, potevi usare -e l'hai fatto- la tua sagace ironia..."
Un vero problema, ragazzi. Lo spettacolo va avanti! Un parola però... a metterlo in pratica.
E poi, come dice lui, senza strillare...
Buonanotte, amico, buonanotte lassù tra le stelle.
Nei giorni dopo, era esterefatto di aver danzato davanti ad un pubblico, troppo pudico per spandere arte e declamare, ma in privato assolutamente puntuale nel dirmi dove, secondo lui, avevo sbagliato; dove voi avevate forse sbagliato...e ci azzeccava proprio spesso. "Ermanno sei stato troppo duro..." -ed io- "Ma sai, Luigi, serve anche questo.. forse imparano a temere meno loro stessi, imparano che osservando qualche regola non c'è nulla da temere che sia fuori..." e lì speravo disperatamente che il messaggio arrivasse anche a lui... Accidenti che difensore d'uffico silenzioso ha avuto questa compagnia, che amico sobrio ed attento! Scusate la forma verbale, lo abbiamo ancora "in mezzo a noi" come dice Nina, anche se questa è la sua prima giornata trascorsa in un "altrove", su cui egli ha contato tanto.
"Ok, Luigi, picchierò più piano, lo farò...ma non tutto d'un botto! Già mi hai dato un problema gigantesco con Чайка -Il Gabbiano-! Eh sì...perchè adesso la tua parte a chi la dò?! Piotr Nikolaevic Sorin ti si era seduto in braccio e tu l'avevi ospitato con accoglienza e curiosità, questo zio saggio ed ancora "incantato", che non aveva fatto in tempo a godersela la vita. In fondo da quella sedia, luogo di apparente innocuo sguardo, potevi usare -e l'hai fatto- la tua sagace ironia..."
Un vero problema, ragazzi. Lo spettacolo va avanti! Un parola però... a metterlo in pratica.
E poi, come dice lui, senza strillare...
Buonanotte, amico, buonanotte lassù tra le stelle.
MI PIACE STARE IN MEZZO A VOI
@ da Nina
A Luigi. L'uomo che nasce, che vive, che muore. Come le foglie che rinascono, rivivono, rimuoiono e rinascono e rivivono e rimuoiono."Almeno il germe lasciato, ricordi fugaci di me lasciasse, anche se labili," disse Lupo.Salvare le tue gemme, caro amico; queste a rivivere, come le foglie dopo l'inverno."Mi piace stare in mezzo a voi," afferma Sorin. Il suo volto,¨ forma tra le mie mani"; il suo volto custodisce quel gesto d'abbandono e di tenerezza che abbiamo vissuto. Noi della Compagnia ne siamo il proseguimento ideale. La carezza indimenticabile.
Il germe. La gemma. La foglia.
L'amore, come la pace.
Tua Nina
Il germe. La gemma. La foglia.
L'amore, come la pace.
Tua Nina
@ da Ermanno
Dimmi che non è vero amico mio, dimmi che è lo scherzo ennesimo della tua geniale quanto bastarda follia a sottrarti a quanti ti vogliono bene. Fammi sapere che ci siamo stati con te; che ti abbiamo irritato, scandalizzato, fatto arrabbiare...comunque ascoltato; arrabbiati, scandalizzati, irritati, comunque ascoltati.
E' questo che manca, un reciproco ascolto od un discorso muto, come preferisci, a te che sembri nella condizione assoluta di non poter preferire. Ed allora tocca a noi, questo compito importante di tentare di parlare per te, nei nostri cuori prima di tutto, chiedendoti scusa degli errori, dei refusi, delle dimenticanze.
Per me, qualcosa di più che tuo "director", caro Padre di Famiglia, caro Zio Sorin, è difficile. Ho un archivio dentro troppo pieno per voler fare ordine e quello scomposto del mondo di fuori continua a sussurrare la tua voce bella, cavernosa, bastardatamente saggia a volte ed ingenuamente semplice altre.
Ti voglio bene e te ne vuole, grande, il tuo gruppo. Sai, sono sicuro reciteremo "Il Gabbiano" e calpesterai la scena sulle rive di quel lago "maledetto" a far nascere vita e speranze a queste giovani donne della compagnia, coraggio e pudore a questi giovani uomini della compagnia, timori e speranze al tuo amico "director". Tra qualche giorno ti lascerò andare, ora è difficile, Ermanno
Dimmi che non è vero amico mio, dimmi che è lo scherzo ennesimo della tua geniale quanto bastarda follia a sottrarti a quanti ti vogliono bene. Fammi sapere che ci siamo stati con te; che ti abbiamo irritato, scandalizzato, fatto arrabbiare...comunque ascoltato; arrabbiati, scandalizzati, irritati, comunque ascoltati.
E' questo che manca, un reciproco ascolto od un discorso muto, come preferisci, a te che sembri nella condizione assoluta di non poter preferire. Ed allora tocca a noi, questo compito importante di tentare di parlare per te, nei nostri cuori prima di tutto, chiedendoti scusa degli errori, dei refusi, delle dimenticanze.
Per me, qualcosa di più che tuo "director", caro Padre di Famiglia, caro Zio Sorin, è difficile. Ho un archivio dentro troppo pieno per voler fare ordine e quello scomposto del mondo di fuori continua a sussurrare la tua voce bella, cavernosa, bastardatamente saggia a volte ed ingenuamente semplice altre.
Ti voglio bene e te ne vuole, grande, il tuo gruppo. Sai, sono sicuro reciteremo "Il Gabbiano" e calpesterai la scena sulle rive di quel lago "maledetto" a far nascere vita e speranze a queste giovani donne della compagnia, coraggio e pudore a questi giovani uomini della compagnia, timori e speranze al tuo amico "director". Tra qualche giorno ti lascerò andare, ora è difficile, Ermanno
Tutto ancora in moto e vivo, ne siamo sicuri...
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Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico
organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-
-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)
Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it
-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)
Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it