@ Director
As mind master of the CDIOT, this gives me the opportunity to open a discussion on the fascinating Mind's Creative Processes and the Theatre. So I invite you to join our community, getting it prestigious, because it will be built with your intuitions and questions, meditation and inner answers. This is the place where you can use the freedom to express your doubts and you ideas, sharing with the others the research of your way. The Mind is a living miracle, available better than we could immagine; the theatre is a powerful tool to get deeply its power! But what beyond our discussions?
Prepare for becoming part of a new way to discuss with your right emisphere.
Explore the real power of hypnosis, dramatherapy and cinema-dramatherapy and get away its magic and false misconceptions.
Work nicely with us to create our friendship and the warmth of our curiosity and mind’s exploration.
Learn, enjoy and get excited!
Help yourself adapt to altering life-style changes..if there’s one constant in our life today it’s change; from every direction and faster than ever.
Let’s make the dream a reality...and much much more! Contact and interface with our staff; psychiatrists and psychologists will help you to get your life better!I’m just looking forward to seeing your messages here!

"It does not take much strength to do things, but it requires great strength to decide on what to do" Elbert Hubbard

sabato 13 novembre 2010

DRAMMATERAPIA & FINZIONE


CDIOT, Director alla Introduzione di "The Things Go Wrong,
 riduzione drammaterapica di E. Gioacchini da "Il Rinoceronte
 di E. Ionesco, 2009

Nel lavoro con la drammaterapia ed ancora di più nel Creative Drama In-Out Theatre, l'attore, nell'incontro con la "finzione", sperimenta costantemente una difficoltà e parallelamente deve esercitare uno specifico impegno: è richiesto che la recitazione lo attraversi, modulandosi attraverso i suoi personaggi interni, nella maggior parte dei casi (certamente all'inizio del lavoro) sconosciuti. Qualsiasi sia la tecnica attoriale di insegnamento/addestramento, dunque il tipo di teatro, la finzione è certamente funzionale ad una buona recitazione; si lavora con essa e costituisce per l'attore il target principale nell'incontro con l'espressione della propria personalità artistica. Un percorso lungo, durissimo, appassionante, che quasi sempre, se riuscito, ad un certo punto della carriera, giunge quasi a fondersi con la persona e la sua identità, come accade per tutte le professioni che comportano un certo "lavoro interno".
Foto di scena da The Things go Wrong,
 riduzione drammaterapica dal "Il Rinoceronte"
 di E. Jonesco, CDIOT 2009
Nel caso della drammaterapia, invece, vi è il costante rischio che la "recitazione" costituisca la peggiore "stampella" teatrale, un appoggio facile (quanto si è più dotati in essa) che si allea alle resistenze dell'interprete; che impedisce che il soggetto teatrale (la drammaturgia) affondi, come un bisturi, nell'espressioni più intime di lui, dunque che si "imbeva" sua anima, elicitando ombre e luci. Memoria della drammaturgia, uso della voce e del movimento, dovrebbero costituire, ad un determinato punto del percorso in drammaterapia, abilità a disposizione dell'interprete che non lo distraggano dal lavoro con il proprio Io più profondo, con quello del processo drammaterapico e della catarsi. Se questo è il punto di arrivo (e necessita di una attenta disciplina e pratica), nella realtà iniziale dello stesso percorso è invece proprio nell'empasse, spesso "drammatica", con le proprie difficoltà che si presta l'utile lettura di quanto non visibile ed evocabile e, come dicevo, maggiore è il rischio che l'allievo s'inganni con l'idea che fare una buona performance significhi aver fatto lavorare bene il processo drammaterapico. L'apparente paradosso è costituito dal compito di essere "veri" attraverso l'essere "finti": un labirinto di temute percezioni di sè, nuovi aspetti della propria personalità, disillusioni e dinamiche sconosciute tendono ad affacciarsi ed allora è confortante l'appoggio al testo, il suo studio letterale, il divieto interno a "sdoganare" risorse ed energie.

Foto di scena da "Il Kamikaze", Edizione 2009,  CDIOT 2009
Se quanto appena illustrato fa parte di quanto accade nel setting drammaterapico (sia clinico che orientato nel campo formativo/educativo), abbiamo proprio nel Creative Drama & In-Out Theatre la possibilità che questi pericolosi shortcuts verso la performance drammaterapica si attuino. Infatti, nella drammaterapia il fuoco è costantemente tenuto sul lavoro drammaterapico all'interno del processo specifico e questo permette una costante tenuta del registro del proprio coinvolgimento o tradimento, tra autodisciplina ed interventi del director. Nel teatro drammaterapico, invece, è proprio questo contestuale spostamento del lavoro dei laboratori anche nella direzione della piece finale che può costitutire l'abbaglio all'obiettivo principale: il lavoro con se stessi attraverso il rituale ristretto (il gruppo) e quello allargato (gli spettatori). La preparazione della performance davanti al pubblico fa ripiegare il narcisismo sulle dinamiche dell'"apparire", piuttosto che del funzionare attraverso il processo drammaterapico e le posizioni a cui è giunto. L'intenzione "etica" della drammaterapia rischia, in poche parole, di slittare in quella "estetica". Vale ricordare, a tal proposito, che anche la "piece drammaterapica" costituisce un grande laboratorio di drammaterapia, dove, al gruppo ristretto dei partecipanti, si aggiunge quello tipico del pubblico come nel teatro, la dimensione più volte ricordata dello "spettacolo" così come, per nostra adozione, l'intendeva Grotowsky. Ciò che differenzia poi il prodotto finale è che nel nostro contesto il lavoro di "preparazione e studio" è avvenuto attraverso la metodologia propria della drammaterapia e nel particolare coinvolgimento che si attua con il pubblico vi è l'importante riattualizzazione di quanto già lavorato nel gruppo ristretto ("rituale ampio").

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DRAMATHERAPY WORKSHOPS (2004-2009)

Ciclo di Conferenze-Dibattito 2010, aperte al pubblico

organizzate dall' Atelier di Drammaterapia Liberamente -h. 20,00,in sede-

-09 aprile, Il Teatro che cura, dal drama alla drammaterapia + Laboratorio
-07 maggio, La lezione di Grotowsky + Laboratorio
-04 giugno, la Cinematerapia e la Cinema-dramaterapia + Laboratorio
-02 luglio, l'Hypnodrama + Laboratorio: il Ritorno del Padre
(nuova programmazione a settembre)

Gli incontri, aperti su prenotazione, condurranno i partecipanti lungo un percorso informativo, spesso provocatorio e divertente, tra le possibilità e le risorse della mente. I seminari e le conferenze -a carattere educativo e divulgativo - sono indirizzati ad pubblico non professionale, ma anche a tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della Drammaterapia, quindi educatori, operatori sociali, insegnanti, medici e psicologi La partecipazione agli incontri è gratuita, su prenotazione alle pagine del sito o telefonando alla segreteria scientifica, tel. 340-3448785 o segnalandosi a info.atelier@dramatherapy.it

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