Il gioco del biliardo costituisce una formidabile metafora di come funzioniamo, tra dentro e fuori come in quasi tutte le cose della vita, comprende variabili controllabili, non sempre controllabili, ed alcune del tutto casuali; ha a che fare con abilità apprese, su attitudini innate e fattori psicologici che possono lavorare verso il successo o solo verso una “sponda”. La palla che ti si mette di traverso alla tua strategia di tiro condiziona la tua abilità, ma allo stesso tempo quella che casualmente colpita aggiusta il tiro e manda la tua in buca…non era stata prevista! Ma c’è un aspetto più particolare di cui desidero parlarvi ed è l’affollamento della palle sul tavolo e dentro la buca.
Il nostro sforzo di dirigerle sul tavolo perché entrino in buca è mirato e funzione di quanto abbiamo detto; potenza del tiro, angolatura dello stesso, punto di impatto della stecca sulla palla, ostacoli sul percorso, gioco delle sponde. Ed oltre che giusto a volte è invece ingrato il nostro tentativo di sentirci totalmente potenti nel condurre il gioco.
Ma sotto il tavolo, dentro la buca, tutte le palle vivono lo stesso destino di essere guidate in quel luogo oscuro, le più fortunate e le ultime e lì avviene una cosa particolare che segue le leggi del caos e che, tuttavia, ha una regola principale non derogabile. Non sappiamo quali palle e come si dispongano, ma sicuramente i punti di contatto tra esse, in un luogo accalcato di ospiti, ogni volta potrà variare dietro la spinta dell’ultima. Tutte dovranno rivedere i loro rapporti, i loro indirizzi e rubriche di contatto! Un ennesimo elemento rifarà riconfigurare l’intero sistema, le palle “gireranno” senza appartenere a nessun proprietario turbato, e troveranno finalmente molte volte una loro collocazione. Nell’inconscio, un fatto non rimane mai isolato dall’intero sistema e persino il linguaggio onirico ci dimostra questo, attraverso la sua apparente produzione “folle”. E' nella realtà che noi ci lusinghiamo di creare scaffallature ermetiche.
Un insight che si leghi ad una operazione interna importante finirà per determinare, come affermava Erickson, una serie di cambiamenti fuori “a cascata”, persino tra soggetti diversi. Nessun compartimento stagno nel mondo dell’inconscio, come nessuna differenza tra effettivamente avvenuto o solamente fantasticato, tra presente, passato e presentimento futuro. Le "palle" del nostro destino ruotano costantemente con la possibilità (solo se la cogliamo) di riconfiguare la nostra esistenza e dirigerla differentemente. E tornando sulla superficie del nostro “tavolo”, varranno a questo le abilità, la motivazione ed l'attenzione, ma anche il gioco imprevedibile e creativo di quanto non riusciremo mai a sapere prima. Nel processo drammaterapico tutto lavora come su quel tavolo ed il risultato è costituito da quella stessa partita. Tutte le partite lavorano nel senso di migliorare il giocatore e di non misurarlo mai con l’euforia o lo smacco di un singolo risultato.
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